
“Adele” di Stefano Ceccanti è l’opera prima di questo un giovane autore, che ha deciso di scrivere la storia romanzata delle sue prozie, in particolare di quella maggiore. Questo libro si distingue per una scrittura matura, uno stile semplice e raffinato, un’attenta ed agile analisi sociologica. Adele, che finisce reclusa nella vita reale, viene riscattata dal pronipote che le regala una nuova possibilità, una vita diversa, la vita che lei, forse, avrebbe voluto. Il filo conduttore di questo romanzo d’esordio è la realizzazione di se stessi.
“Adele” di Stefano Ceccanti. Una storia di riscatto
Adele è una bella ragazza e tutti in paese vorrebbero sposarla. Ma cosa vuole veramente Adele? Fa domande difficili ed affermazioni ancora più complesse, di difficile comprensione per la mentalità semplice e lineare del paese. Le persone, messe in difficoltà dalle sue considerazioni sulla guerra, usano le domande su un ipotetico e rassicurante matrimonio come mezzo di distrazione di massa. Lei è strana, fa domande scomode, allora per disinnescarla la si vuole relegare al ruolo tranquillizzante -per gli altri- di donna sposata e di madre.
Nel romanzo si giustappone la vita delle cinque sorelle e Adele. Le ragazze, inserite nell’ottica e nella prospettiva sociale di malle, trovano la loro realizzazione rispettivamente nel fervido impegno lavorativo, nello studio e nella famiglia. È Adele a rompere questa continuità, desiderando la realtà esterna, di ampliare le sue conoscenze. Eppure viene trattenuta dalle esigenze familiari, come le redini di un cavallo che vorrebbe lanciarsi al galoppo.
«La vita di una donna vale per conto suo», non in funzione di un uomo o della maternità esclusiva e quindi si libera prepotentemente la necessità di «scappare dalla realtà per raggiungere la verità». Lasciare la famiglia, pur tanto amata, per vivere appieno, per far fruttare le proprie capacità, per poter anche attaccare apertamente un governo “asfissiante, schiacciante” come quello fascista, espressione della realtà castrante del paese di montagna. Adele è costretta a confrontarsi con una realtà che predilige una solida raccomandazione al valore ed alle capacità, un uomo a una donna.
In reazione alla crudeltà spietata della Guerra e della società
Riflette con spirito critico, si interroga e il suo pensare la conduce a consapevolezze avanguardistiche per gli anni in cui vive. Siamo infatti ai primi decenni del Novecento e la ragazza vive due guerre ed una dittatura. Rivendica per sé una promozione umana e culturale che la società del tempo non è disposta a concederle. Le donne della famiglia sono unite da una sorellanza che resiste ai colpi della vita, ad una guerra non voluta. La Seconda Guerra Mondiale incide ferocemente sulle loro vite, come su quelle di tutti, con l’inutile crudeltà della guerra, che sconvolge le vite e cambia le priorità. Le sorelle reagiranno da par loro, da donne forti e risolute quali sono, pur con le loro differenze caratteriali.
Adele impara dalla guerra che non dà conto a nessuno, che «niente può essere dato per scontato». Tuttavia comprende presto che per vivere davvero tante cose «devono essere date per scontate». Dopo tante esperienze e giunta ad un’età matura, apprende che il vero cambiamento parte dalla profondità di se stessi, che ci si deve amare e che per «cambiare la realtà devi modellarla con le tue mani». Adele ora sà che bisogna agire attivamente, prendere in mano le redini della vita, cambiare i tempi per renderli giusti per sé. Quando comprende ciò, niente potrà fermarla. Inizia per lei una nuova primavera e diventerà una scrittrice. Tra i tanti messaggi che si possono ritracciare tra le righe di “Adele” di Stefano Ceccanti, c’è la consapevolezza che per realizzare se stessi bisogna rendersi conto che sta a noi poterlo fare e di essere in grado di farlo. Siamo artefici del cambiamento che vogliamo.