La storia dell’amore senile, “demente”, sconfinato di Ungaretti nelle Lettere a Bruna Bianco
Il 3 agosto 1966 Giuseppe Ungaretti incontra Bruna Bianco, lui 78 anni, lei 26 e aspirante poetessa desiderosa di mostrare al Poeta alcuni suoi scritti. Nasce un amore ardente e segreto, vissuto di brevi momenti e lunghe lettere nel tentativo di accorciare la distanza geografica e anagrafica che li separava. Dal loro incontro, in meno di un mese, è nato un amore a dir poco non convenzionale, senile, ma sicuramente travolgente. Ne resta una fitta corrispondenza -“Lettere a Bruna” di Ungaretti– che ripercorre le tappe di un amore che tiene, fino alla fine, con il fiato sospeso.
400 lettere di sympátheia
“Lettere a Bruna” raccoglie gli scritti che Ungaretti indirizza alla sua amata sin dal giorno stesso della partenza da San Paolo, sin dal primo istante di una lunga e dolorosa separazione. Il libro contiene quasi 400 lettere, di cui, tuttavia, propone solo quelle spedite da Ungà – come lui stesso si firma, precisandone il motivo nella lettera 12 «Ungà […] è il nome che mi dà chi mi vuol bene». Scorrendo tra le pagine, ci si introduce man mano in un rapporto che si fa sempre più confidenziale e tenero, nel quale si possono apprezzare le delicatezze e le premure di un vero innamorato che gioisce per un rinvigorito sentimento.
Mai, neanche nei momenti di difficoltà dei due innamorati, si rischia di sentirsi degli intrusi. La scrittura di Ungaretti non solo crea una simpatia in chi legge -alla maniera greca, sympátheia, da páthos “sentimento” e syn “insieme”-, ma fa sì che ci si dimentichi a chi appartengono le vicende e che le si faccia proprie. Visto il contenuto della lettera 123, nella quale il poeta chiede all’amata cosa accadrebbe se mettessero in vendita la loro corrispondenza, scacciando poi il pensiero e definendo il loro rapporto «ardente segreto», si può pensare che la pubblicazione sia un’infrazione alla sua volontà. Nonostante ciò, si ha comunque la sensazione che il segreto tra i due amanti permanga, che vi siano dei non-detti e dei misteri che loro conoscono e che coinvolgono l’epilogo inspiegabile.
L’amore impossibile e demente di Ungaretti… eppure “Siamo un’unica cosa”
Al centro della storia tra Ungaretti e Bruna c’è l’amore in tutte le sue declinazioni. Innanzitutto, c’è l’amore impossibile tra un uomo anziano e una giovane donna e che, tuttavia, prende forma e diventa reale. Nessuno dei due può negarlo – anzi, il poeta ne sottolinea l’impatto in numerose lettere -, ma al contempo si lasciano trasportare da quella che viene definita nella lettera 6 «demenza».
È un amore demente, in quanto folle e in quanto non ha alcuna possibilità di sopravvivere. Ma, nonostante ciò, i due non possono far altro che abbandonarvisi. A renderlo impossibile contribuisce anche la lontananza, un ulteriore profondo ostacolo, di cui spesso entrambi si lamentano.
«Siamo un’unica cosa sola, amore. Siamo soli. La solitudine dell’amore, siamo, Amore mio. Non posso più stare lontano da Te. È tremendo stare lontano da Te. Non ne posso più.» – Lettera 173
L’amore per Bruna Bianco e la forza poetica delle mani
Non solo tormento e dramma, però, compaiono nella storia tra Bruna e Giuseppe, ma anche l’amore sacro e quello terreno. Dalla lettura della corrispondenza, emerge un’attenzione particolare che il poeta rivolge alla figura di Bruna che subisce quasi uno sdoppiamento. Da un lato è un’essenza eterea, la Musa della sua poesia, anzi, la vera e unica Poesia con la maiuscola. Dall’altro, è il fulcro della coppia, è sovrana delle premure di Ungaretti, che le offre doni e regali come se fosse suo vassallo. Ma Bruna è anche concretezza per Ungà, che le dedica parole di vera passione, smentendo forse la natura platonica che molti attribuiscono all’intera relazione. Ricorrono spesso immagini tipiche del desiderio amoroso, come il fuoco, le rose rosse e le spine.
«Sei comparsa al portone/In un vestito rosso,/Per dirmi che sei fuoco/Che consuma e riaccende.» – Lettera 9
Ma sono soprattutto le mani le protagoniste del loro amore, il mezzo con cui comunicano l’ardore che, seppur lontani, li lega. Ungaretti descrive i movimenti lenti e dolci delle mani che accarezzano Bruna e, al contempo, si fa vincere dalla pressione dei palmi di lei sul suo viso.
«Nulla trasmette meglio delle mani, di mani che si stringono fino a farsi male, le une alle altre, le quattro mani divenute una sola, l’amore di due persone, silenziose, lontane ma vicine.» – Lettera 173
Lettere a Bruna. Il misterioso epilogo dell’ardente segreto
A questo punto è legittimo chiedersi perché mai una storia d’amore tanto bella quanto passionale sia finita, con tutta probabilità all’alba del 1970. I risvolti dell’epilogo sono ancora ignoti, ed ecco che torna proprio qui l’ «ardente segreto» di cui si parlava all’inizio. La scelta della pubblicazione non tradisce l’intenzione di tutelare e conservare il bello della storia d’amore, anzi lo evidenzia e lo porge all’attenzione dei lettori. Ma appunto si parla del bello: la fine della relazione, e quindi la conseguente delusione e sofferenza, non vengono divulgate, il che lascia chi legge preda di un enorme interrogativo che, forse, non troverà mai risoluzione.
La lettura delle lettere mandate da Ungaretti a Bruna Bianco è un viaggio eccezionale nei sentimenti di un uomo che si lascia ancora sorprendere e travolgere dalla vita. Al di là di ogni pregiudizio, osservare nero su bianco gli accessi di passione, i tentativi di colmare le distanze tramite resoconti minuziosi, i tormenti e le incomprensioni altrui permette di addentrarsi nelle pieghe di un amore puro e profondo, sconfinato, come solo la poesia sa essere.