Il nome di Andy Warhol viene subito legato al mondo della Pop art, corrente artistica della metà del XX sec., di cui fu esponente di spicco e creatore. Ma l’artista è stato anche un prolifico produttore di immagini fotografiche fino alla sua morte avvenuta nel 1987. Secondo la “Stanford University”, che ha acquisito 3.600 fogli di provini di Warhol, il materiale completo si aggira intorno alle 130.000 immagini scattate. La fotografia di Andy Warhol rappresenta un mondo prolifico, così come lo furono anche quelli dell’arte, della musica e della moda.
L’amore lungo una vita. La fotografia di Andy Warhol
Tutti gli scatti, risalenti al periodo che va dal 1976 alla sua morte, sono stati pubblicati online verso la fine del 2018 per iniziativa del Contact Warhol Project. Il progetto è diretto dai professori d’arte di Stanford Peggy Phelan e Richard Meyer, in collaborazione con la fondazione “The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts”. Lo scopo, secondo Phelan, è proprio mostrare il modo in cui l’artista interagiva con il mondo.
«Il suo occhio è incredibile. Lo interessava tutto, da bidoni della spazzatura, ai rifiuti ai carrelli del servizio in camera. Ha messo la stessa cura per fotografare oggetti che la maggior parte delle persone avrebbe trascurato come avrebbe fatto per un servizio fotografico con Liza Minelli.»
Un atteggiamento che si può riconoscere sopratutto nella produzione pittorica più famosa. I normali prodotti di consumo vengono tramutati dall’artista in vere e proprie opere d’arte. Celebri sono la serie di barattoli di zuppa Campbell o della Coca Cola.
Andy Warhol si avvicina alla fotografia intorno al 1962, quando abbandona la tecnica serigrafica per quella fotoserigrafica, ossia la trasposizione di un immagine fotografica su tela, che verrà modificata in seguito per mezzo di altri interventi pittorici.
Da quel momento la fotografia per il papà della Pop Art diventa una vera passione e assume una posizione centrale nella sua produzione artistica. Ovunque andasse portava sempre con sé la sua Polaroid.
«Io porto la mia macchina fotografica ovunque vada. Avere un nuovo rullino da sviluppare mi dà una buona ragione per svegliarmi la mattina.»
Gli scatti alle celebrità
Con la sua fedele macchina, ha collezionato uno smisurato numero di istantanee dei suoi colleghi, amici, personaggi famosi, amanti e di se stesso. Tra questi sono celebri i ritratti di Mick Jagger, Alfred Hitchcock, Jack Nicholson, OJ Simpson, il calciatore Pelè. Ma anche leggende della musica come Bob Dylan, Lou Reed, John Lennon e artisti emergenti come Jean-Michel Basquiat. Molti di loro venivano invitati per un pranzo alla “Factory”, il suo celebre studio nella città di New York City. Quando le persone venivano accolte in questo bizzarro studio coperto di stagnola e vernice argentata, gli veniva offerto da mangiare e da bere. Solo dopo si presentava Andy Warhol, che li faceva sedere davanti ad un muro e, dopo averli ripresi mentre li intervistava, li immortalava nelle sue polaroid.
Il suo oggetto di interesse però, non inglobava solo la produzione artistica in ambito fotografico. Warhol era anche un grande collezionista di fotografie. Dalle immagini di attori e personaggi famosi ritagliati dai giornali alle foto di famiglia comprate nei mercatini, manufatti che raccoglieva fin da bambino e che in futuro sarebbero poi diventati una grande fonte d’ispirazione.






