Art Kane è rock. Il jazz di Harlem 1958, nuove tecniche e foto visionarie

Art Kane, al secolo Arthur Kanofsky, ha ridefinito il concetto di ritratto del 20° sec. (la seconda metà del secolo) codificando nuovi canoni per immortalare figure di calibro del mondo dell’arte, della musica e della cultura.

Già nel nome si rintracciono le sue origini, la famiglia d’origine infatti emigrò negli Stati Uniti a seguito della rivoluzione bolscevica in Russia. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale militò nella “The Ghost Army, una unità dell’esercito con il compito di confondere e depistare il nemico attraverso video e fotografie -a tale scopo vennero utilizzati anche carri armati gonfiabili!-. Questa unità militare costituì un importante vivaio per parecchi fotografi che diventeranno poi famosi negli anni a seguire.

Nella sua attività fotografica Art Kane si occupò prevalentemente di moda e musica, collaborando con “Life”, “Esquire”, “Vogue”. In tutte le sue foto riuscì ad aggiungere un tocco personale fortemente visionario.

“Harlem 1958” di Art Kane, storia e curiosità sulla foto della Golden Age of Jazz

L’opera più famosa, quella che ha fatto la storia della musica, è “Harlem 1958” di Art Kane. Pubblicata sulla rivista “Esquire”, è considerata la più importante fotografia di jazz di tutti i tempi. La sua unicità sta nell’aver riunito insieme i più grandi musicisti di jazz dell’epoca, da Count Basie a Charles Mungus, in totale 57 artisti. Art Kane, allora giovane art director della rivista, ed appassionato di jazz, ebbe il compito catturare il fervore artistico che si respirava nel periodo definito la “Golden Age of Jazz”.

Il giovane ed appassionato fotografo decise di radunare tutti i jazzisti possibili e li convocò per la posa alle 10 del mattino, un orario impossibile per gente che suonava fino a tarda notte! Era un’idea folle, ma quel 12 agosto 1958 si presentarono ben 58 suonatori di jazz -anche se ne furono immortalati 57 a causa dell’allontanamento di uno di loro-.

Con un giornale arrotolato a mo’ di megafono, Art Kane dispose i suoi straordinari modelli in una formazione piramidale. La naturalezza di espressione dei soggetti inquadrati dall’obiettivo, il bianco e nero ne esalta le figure, le scalinate laterali paiono incorniciare i musicisti. “Harlem 1958” di Art Kane, la più celebre foto del jazz, diede il via alla carriera del fotografo.

Le rock star di Art Kane: «Voglio comunicare gli elementi invisibili in una personalità»

Passarono davanti al visionario obiettivo di Art Kan rock star del calibro dei Rolling Stones, Bob Dylan -fotografato nel 1966, accosciato in un angolo con lo sguardo corrucciato e sfidante- gli Who –dormienti ai piedi di un bassorilievo classico e avvolti nella bandiera britannica-, ma anche Whitney Houston, nel 1985 al culmine della sua carriera e nello splendore di una bellezza esaltante.

«Devi possedere le persone, e poi trasformarle in quello che tu vorrai raccontare di esse.»

Questa sua filosofia pare estrinsecarsi in particolare in due dei suoi scatti più famosi.

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Il ritratto della grande Aretha Franklin di Art Kane (1967) ne coglie la sofferenza interiore per mezzo di un bianco e nero sfuocato che confonde i tratti e rende lo sguardo acquoso, limpido e liquido di lacrime. La Janis Joplin di Art Kane (1965) è invece quasi un urlo di Munch, stupore e dolore, quasi presagio della drammatica fine della cantante. Nel 1958 Art Kane ritrae Louis Armstrong, il mitico Satchmo, in una posa inedita e particolare. Rilassato su una sedia a dondolo, la mitica tromba in primo piano, con lo sfondo della luce aranciata del tramonto ed un riflesso con effetto sdoppiamento su una superficie liquida.

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Invece le foto di moda di Art Kane sono splendide nella loro essenzialità, con le modelle inquadrate in pose plastiche. Ad esempio in “Fashion 1962”, la mano in primo piano pare sostenere l’algida modella che indossa una giacca pied de poule in un fantastico gioco di chiaroscuri.

Le foto di denuncia di Art Kane

Le foto di denuncia di Art Kane influirono parecchio sulla coscienza sociale dei suoi contemporanei. Due scatti di forte impatto sono “Apartheid” (1965), che mostra un uomo di colore avviluppato e piegato dentro un reticolo di fili bianchi, e “Hopi Man” (1971), il primissimo piano di un anziano nativo americano. Il capo, contornato di nuvole che si confondono con i grigi capelli, somiglia ad una pietrosa montagna, quasi a simboleggiare l’atavico legame degli Indiani d’America con la loro terra, da cui furono strappati con la violenza dei conquistatori bianchi.

«(Sono) un povero bastardo per il quale il mondo reale, semplicemente, non ha il bell’aspetto che dovrebbe avere»

Come Demiurgo: un impressionismo fotografico

Art Kane è stato un grande visionario che andava oltre le apparenze, un profetico maestro che proponeva idee.

«più che registrarla (la realtà, ndr.) con le mie foto, mi preme condividere il modo in cui sento le cose»

Riversò nelle sue foto la passione per la vita e per l’uomo, si può definire così, il suo, un impressionismo fotografico. Le immagini sono pensanti, recono potenti messaggi; sono prive di ricercatezza di stile, ma godono di una tecnica semplice ed intuitiva. Le angolazioni sono particolari ed impensabili, quasi a lasciare a chi le guarda il compito di interpretarle e completarne il significato.

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La tecnica di Art Kane per evadere dal fotorealismo

Art Kane è stato un vero e proprio pioniere nelle tecniche fotografiche, nuove e personalizzate. Un utilizzo spericolato del grandangolo 21 mm, i teleobiettivi 180 e 500, le pellicole dai colori ipersaturati, gli consentono di raggiungere risultati ed effetti straordinari. Il formato 35 mm permise a Kane di esprimersi con grande libertà.

Perso “nella finestra magica del mirino”, la giacca della testa per isolarsi e concentrarsi nel suo “piccolo teatro personale”. L’uso appassionato del colore permise al fotografo di scegliere cosa evidenziare nelle immagini da lui create. Così nella veduta di Venezia di “Piazza San Marco” (1969), gli iconici monumenti della Serenissima sdoppiati paiono ondeggiare sull’acqua del mare che sta per sommergerli.

Le tecniche fotografiche e gli strumenti servono ad Art Kane ad evadere dal “fotorealismo”, nella convinzione che “nessuna foto è la verità”, se non altro perché estratta da una realtà privata di odori e di suoni. Una sua invenzione famosissima fu quella del cosiddetto “sandwich”, il montaggio di due diapositive accuratamente sovrapposte nello stesso telaietto. Uno splendido esempio ne è un’immagine di piazza San Marco duplicata come in un gioco di specchi.

Nei ricordi del figlio Jonathan -anche lui fotografo e musicista-, Art Kane era meticoloso nella preparazione dei suoi scatti. Studiava e preparava, ma lasciava anche spazio all’inaspettato: «Ha riso e scherzato per tutta la sua vita, ma quando lavorava era serissimo». Giusta conclusione di questo articolo, è la definizione che di Art Kane diede il suo amico Andy Warhol.

«Come il sole, Art fissa il raggio del suo sguardo sul suo soggetto, e quel che vede, lui fotografa, e di solito si tratta di un’interpretazione drammatica della sua personalità.» – Andy Warhol

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