
“Amo” di Valeria Corvino troneggia nella sua eterna bellezza sul cavalletto dello studio ed inevitabilmente attira gli sguardi di tutti i visitatori. Il dipinto ritrae Marilyn Monroe ed è tra le opere più recenti della pittrice. Si tratta di una foto della mitica attrice americana stampata, modificata e resa evanescente sgranando i pixel fino a renderla quasi senza forma. Un’immagine eterea con una bocca rossa e piena, di volumi e di realtà. La sua prerogativa sensuale sta nella vivacità di tutto il volto, il trucco, il rossetto, la cornice dei capelli. Ma gli occhi sono tristi.
Come Andy Warhol, Corvino ridà vita e nuova linfa alla celebre attrice scomparsa prematuramente e ormai entrata nell’immaginario collettivo del mondo intero ma, a differenza di Warhol che l’ha resa un’icona dell’arte contemporanea, le fa assumere connotati attualissimi con particolari riferimenti alla triste condizione odierna della donna in Italia.
“Amo” di Valeria Corvino racconta una diversa realtà con Marilyn Monroe
Di Marilyn ne esistono varie versioni.
«Marylin è il tema di tantissime mie opere, è sempre stato il mio ideale di donna. Il mio sogno. Il titolo di questo quadro è “Amo”, perché a ben guardare c’è un amo infisso sulla bocca. Accade troppo spesso che gli uomini dicano di amare le donne, magari sussurando “Io l’amo” ma dopo le picchiano, le violentano o le uccidono.» – Valeria Corvino
La parola gioca sul duplice significato: sta per la prima persona del verbo amare, ma è anche lo strumento per pescare a forma di uncino. È una bocca ferita e il rossetto rimanda al rosso del sangue che a sua volta si fa metafora della violenza sulle donne. Non a caso si dice “abboccare all’amo”. Gli uomini prima fanno abboccare le donne all’amo e poi le massacrano. La maggior parte degli abusi avvengono proprio tra le pareti del focolare domestico. Questa Marilyn in “Amo” di Valeria Corvino è un’immagine di grande impatto emotivo che descrive il fenomeno in maniera potente.
Le bocche rosse, piene e carnose sono un tema ricorrente nel lavoro di Valeria Corvino. Ma non sono solo il simbolo della sensualità femminile. Alludono, ad esempio, alla necessità di dover stare zitte, come il dito sulla bocca nel quadro intitolato “Nessuno ne parli”, perché sottolinea l’artista: «Ormai qualcuno ci impone di non dire certe cose.» Oppure, come nel quadro con la bocca cucita eseguito in un momento particolare di dolore personale, il significato è che spesso le donne non parlano né col corpo né con l’anima, è un silenzio implosivo. A questo si possono aggiungere anche molti altri significati: il dolore delle donne, il parto, la violenza, un uomo cattivo che infierisce su di loro.
Magma, una serie pittorica avvolgente
“Magma” è il titolo di una serie di bellissime opere accatastate nello studio. Non è tanto il magma di un vulcano che incombe sugli abitanti, quanto piuttosto uno stato mentale, un momento di preparazione per la creatività artistica.
«È una sensazione nello stomaco e nella pancia che mi fa soffrire, ma da qui nascono le idee e alla fine esce un disegno.» – Valeria Corvino
Queste opere, per la maggior parte di grandi dimensioni, si distinguono per avere come soggetto la figura umana, intera o parti di essa: nudi di uomini e donne, giovani, vigorosi e spesso avvolti da panneggi. Dietro la scelta di fare i nudi imponenti e voluminosi, c’è l’intenzione di Valeria Corvino di far in modo che lo spettatore si senta completamente avvolto dalle figure gigantesche o dai particolari enormi delle sue opere. Poi c’è l’idea che l’anima prema nella pelle e la faccia espandere.
«È l’anima la vera forza dell’uomo. Inoltre il volume ha un significato esoterico: rappresenta la potenza nell’uomo e la morbidezza nella donna. Siamo fatti di carne e di ossa, ma con un’anima immensa. Quando l’anima si rivela, esce e gonfia i corpi sulla tela.» – Valeria Corvino
Colore e armonia
Altro elemento fondamentale e di grande impatto nei suoi lavori è il colore. Il rosso è quello più amato in assoluto e non a caso prevale su tutti gli altri. Provoca una sensazione forte e riporta il magma, il fuoco, il sangue, la nascita, la ferita aperta, ma anche la gioia, quella di avere un figlio ad esempio. Al blu invece corrisponde la pace, la serenità, la voglia di guardare al futuro con occhi freschi. In tutte le sue meravigliose sfumature: il lapislazzulo, il blu pavone, il blu reale. Il bianco infine è quello marmoreo dei corpi, delle statue antiche che rappresentano un passato che incombe e di cui siamo impregnati.
Secondo Corvino, però, tutto il suo lavoro deve essere permeato dal senso dell’armonia. Per lei questo costituisce la prima regola da seguire. Indicata con la lettera greca phi, la sezione aurea o rapporto o numero aureo viene chiamata anche proporzione divina. Qualsiasi cosa deve avere il suo corrispettivo. È questa armonia delle forme, dei volumi e dei colori che rende le opere di Valeria Corvino intrise di una eterna bellezza classica.
L’autore
Valeria Corvino nasce a Napoli (1953) e si forma attraverso lo studio della mirabolante ricchezza artistica della sua città natale. La scultura romana, il barocco capriccioso, la familiarità quotidiana con i frammenti dell’antichità, i palinsesti architettonici del suo territorio sono i suoi primi “maestri”, insieme a una passione tutta mediterranea per i segreti dell’anatomia e la bellezza del corpo umano. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti, approfondisce la problematica della composizione lavorando sulla fotografia, e dunque sui tagli, l’immagine zoomata, il gioco delle luci e delle ombre. Coniugando la formazione pittorica, la passione per i volumi scultorei, i segreti delle inquadrature fotografiche, giunge a perfezionare la sua innata propensione verso l’equilibrio e l’armonia. Elabora così un suo personale e riconoscibile alfabeto stilistico che si dimostra sempre fedele ad alcuni rigorosi principi formali ed estetici. I suoi lavori, costruiti su un sapiente utilizzo di luce e colore e sull’armoniosa alternanza tra linee e volumi, appaiono accomunati dalla costante ricerca di un canone di “grazia” e di un equilibrio antichi. Attraverso un atto di riconciliazione tra gli stilemi dell’eredità storica e le allusioni dell’estetica moderna, l’artista opera un personale elogio alla Proporzione e all’Armonia.