
Ravenna è una graziosa cittadina dell’Emilia Romagna e conserva ancora i simboli della cristianità più autentica per l’influenza delle culture che l’hanno preceduta. Ha avuto il compito di rielaborare tutti i linguaggi figurativi dell’arte sacra, divenendo il punto centrale della dura vita alla fine dell’ Impero romano d’Occidente. L’arte di Ravenna le è valsa l’appellativo de “la città dei mosaici”, riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, conserva tesori di inestimabile valore sia a livello artistico che simbolico
L’arte di Ravenna. La nuova cristianità e la celebrazione del potere
L’Opera di Religione della Diocesi di Ravenna gestisce e conserva, con estrema cura ed attenzione, alcuni degli edifici più importanti della cristianità, che testimoniano il suo passato glorioso: il Battisterio Noniano, la Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia e la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo.
Gli edifici sono facilmente raggiungibili a piedi, infatti non distano tanto l’uno dall’altro, da Piazza Arcivescovado, si accede ai primi due gioielli: il Mausoleo di Galla Placidia e la Basilica di San Vitale. Entrambi sono caratterizzati da una decorazione musiva che sottolinea la vittoria della Luce divina. Questi mosaici di Ravenna, non a caso, riescono ad esprimere la lucentezza interiore che simbolicamente si rifà al percorso iniziatico.
Il Mausoleo di Galla Placidia, in particolare, esprimendo la sua funzione conservativa del corpo e dell’anima, non può che riportare il tema della vittoria della Vita sulla Morte. Fu costruito dall’imperatore Onorio per sua sorella Galla Placidia. Onorio aveva vent’anni quando trasferì nel 402 la capitale da Milano a Ravenna, a seguito dell’invasione di Milano da parte di Alarico. Da questa data incomincia la dura vita del Regno, che vedrà successivamente protagonisti i regni barbarici e l’impero bizantino per un totale di tre secoli e mezzo.
Tra i mausolei e i mosaici di Ravenna
La Basilica di San Vitale, che si trova a pochi passi dal Mausoleo, è definita da una forma ottagonale, perché il numero otto è simbolo di Resurrezione. L’ingresso al pubblico è su uno dei lati della chiesa, esattamente quello che è in comunicazione con il Mausoleo, quindi non coincide con l’ingresso ufficiale. Non è un caso che qui giungano turisti da tutto il mondo per vedere dal vivo importanti esempi dell’arte a Ravenna. Non è un fenomeno solo dei nostri tempi. Nella prima metà del IX secolo nel “Liber Pontificalis” di Paolo Agnello è scritto:
«In Italia non c’è alcuna chiesa simile per costruzioni e per opere artistiche.»
Sempre lo stesso autore fa risalire l’anno di edificazione di San Vitale agli anni tra il 525 e il 547, quando i bizantini conquistatono l’Italia dopo la battaglia contro gli Ostrogoti. Oggi si sostiene la tesi secondo cui la sua fondazione risalga al 540, dopo la presa di Ravenna del generale Belisario. Notevoli i vantaggi di questa conquista a livello commerciale: riprendono i contatti con Costantinopoli e l’invio del materiale lapideo, nonché colonne di spolio dall’Oriente per la costruzione della nuova Basilica. Tutto è un esempio folgorante di colori e simboli. Si entra in un vero e proprio tempio sacro.
A differenza delle altre chiese tradizionali, San Vitale non possiede navate, la pianta ottagonale definisce all’interno una unica forma concentrica con una cupola affrescata. Tutta la decorazione musiva si concentra durante il pontificato di Massimiano, ovvero dal 547. Massimiliano fu il braccio destro dell’imperatore Giustiniano, ed è grazie a lui che ancora oggi possiamo osservare i bellissimi esempi mosaicati della cristianità come preciso messaggio antiariano dopo la sconfitta degli Ostrogoti.