A Torino, presso la Galleria d’Arte Moderna (GAM), è esposta la mostra “Giorgio De Chirico. Ritorno al futuro” a cura di Lorenzo Canova e Riccardo Passoni, in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa De Chirico. Si concentra sull’ultimo periodo dell’artista dedicato alla pittura metafisica, termine scelto in rapporto ai grandi artisti a lui contemporanei che ne sono stati influenzati.
La pittura metafisica in un’arte senza tempo
Gli albori della carriera artistica di Giorgio De Chirico lo vedono immerso nella pittura dello svizzero Arnold Böcklin – in quello che lo stesso artista definì come periodo Böckliniano – e nella mitologia greca, il che spiega la presenza nelle sue opere successive di busti e statue dell’antichità classica. Nel corso della sua lunga vita l’artista stringe rapporti d’amicizia coi principali esponenti delle avanguardie e viene in contatto in particolare con surrealisti e dadaisti, per poi distanziarsene e creare una sua personale forma d’arte definita metafisica. Il nome indica un preciso riferimento ad Aristotele, il quale descrive una realtà che trascende quella conoscibile ai sensi – da meta = oltre e fisica = natura percepibile dai sensi -.
Lo stile di questa pittura è caratterizzato da ampi prospetti di città, ombre pesanti, claustrofobici interni di abitazioni, manichini, resti della classicità e oggetti d’uso quotidiano inseriti nelle più stravaganti sistemazioni. Profondamente influenzato dagli artisti del passato, tanto da passare un lungo periodo a copiarli, giunge infine a questo suo stile molto misterico e a tratti surreale ed inquietante. È un’arte al di fuori dal tempo, come egli stesso affermava.
«L’Efesino ci insegna che il tempo non esiste e che sulla grande curva dell’eternità il passato è uguale all’avvenire»
Fu profondamente influenzato dai grandi filosofi Schopenhauer e Nietzsche.
«Per primi insegnarono il profondo significato del non senso della vita e come tale non senso potesse venir tramutato in arte.»
Così l’arte di Giorgio De Chirico oltrepassa le barriere del tempo, tanto che lui stesso iniziò a retrodatare le sue opere, confondendo storici e critici d’arte.
‘Giorgio De Chirico. Ritorno al futuro’ si concentra sulla fase artistica della neometafisica
Questa mostra però è incentrata sul suo ultimo periodo di attività tra il 1968-1978 fino alla sua morte, avvenuta a 90 anni. Questo arco temporale è definito dalla “neometafisica”, ovvero la rielaborazione delle opere degli anni ’10, ’20 e ’30 ma con colori più chiari e accesi e atmosfere meno cupe e più serene. In quest’ultima fase influenza gli artisti coevi e, da Wharol a Guttuso, tutti prenderanno ispirazione dalle sue opere: sia quelle neometafisiche che le copie degli artisti del passato. Proprio per questo “Giorgio De Chirico. Ritorno al futuro” comprende una sezione speciale al cui interno è esposto un disegno autografo di Michelangelo Buonarroti, lo studio di un braccio per uno dei personaggi della volta della Cappella Sistina in prestito dalla casa -museo Buonarroti, messo a confronto con due disegni di De Chirico che lo copia e due dipinti di Tano Festa.-
Questa mostra è tutto un gioco di “cover”, di rimandi all’opera del Maestro della metafisica, copiato per trarne spunto sia per dipinti che per sculture, grazie anche alla presenza di apposite videoinstallazioni.
Tra le numerose opere in mostra si trova una fotografia che ritrae Giorgio De Chirico insieme ad Andy Wharol, che disse di lui:
«Ho sempre ammirato de Chirico. Ha ispirato molti pittori … Ogni volta che vedevo i quadri di de Chirico mi sentivo vicino a lui. Ogni volta che lo vedevo mi sembrava di averlo conosciuto da sempre. Credo che fosse così anche per lui … Una volta osservò che avevamo tutti e due i capelli bianchi!»
Dei numerosi artisti presenti alla mostra “Giorgio De Chirico. Ritorno al futuro” sono da ricordare Guttuso, Pistoletto, Kounellis, oltre al fratello dell’artista Alberto Savinio.
Autore: Anna Amendolagine






