
Bellezza, familiarità, mistero sono le qualità della “Ragazza con il turbante”, meglio conosciuta come “Ragazza con l’orecchino di perla” di Jan Vermeer. Viene spesso indicata come “La Monna Lisa del Nord” per la fama, ma anche per l’enigmaticità e per l’espediente di dipingere il volto su uno sfondo scuro neutro, in modo da far risaltare plasticamente il volto della ragazza.
La “Ragazza con l’orecchino di perla” di Jan Vermeer
Il dipinto è stato realizzato di profilo, come se la ragazza fosse stata chiamata e si volgesse verso l’interlocutore quasi di scatto. Rivolge lo sguardo e la testa ruotata di tre quarti verso l’osservatore, suscitando un miscuglio di sensazioni tra l’attrazione e mistero. Questa particolare caratteristica di “apparire” dall’oscurità, la rende una sorta di visione che non appartiene ad un tempo ed a uno spazio specifico. Il lavoro è impostato secondo il classico schema che il pittore di solito utilizzava: da una finestra sulla sinistra entra un fascio di luce che lentamente rivela figure e personaggi.
«Mi sono sempre chiesta che cosa le abbia fatto Vermeer per farla sembrare così. Ho scritto un romanzo del quadro perché volevo esplorare il mistero del suo sguardo. Per me è il ritratto di una relazione.» – Tracy Chevalier
Il pallore del volto, delicato e leggero come porcellana, è appena riscaldato da un leggero colorito sulle guance. Tutti i colori usati risaltano il candore che lascia un’idea di innocenza e ingenuità (d’altronde la ragazza avrà avuto più o meno 15 anni). Il riflesso della luce colpisce gli occhi enigmatici e le rosse labbra socchiuse, ricadendo e richiamando la grande protagonista del dipinto: la perla. L’orecchino dalla forma a goccia viene reso con tre pennellate a virgola, e tanto basta per catturare tutta la luce del dipinto, risaltando e identificandosi per riflesso con la stessa ragazza.
«Si potrebbe dire che questo, più di qualsiasi altro Vermeer, sia dipinto con polvere di perle.» – Jan Veth
Le sapienti pennellate di Jan Vermeer, i colori utilizzati – in particolare i toni dell’oro e del blu – e la posa, rendono l’immagine di una bellezza immediata che attira per la sua strana familiarità. Tutt’oggi rimane misteriosa e sfuggente l’identità della ragazza e quali rapporti avesse con l’artista. I capelli sono fasciati da un turbante azzurro da cui pende un pezzo di stoffa giallo brillante che gli conferisce un fascino esotico. Alcuni critici d’arte hanno considerato la possibilità che Vemeer sia stato influenzato dalle pitture orientali, conosciute probabilmente grazie ai rapporti tra le ex Indie Orientali e olandesi e la ex Madrepatria.
Il mistero sull’identità della Ragazza
Difficile è anche dire se la “Ragazza con l’orecchino di perla” di Jan Vermeer rappresenti il ritratto vero e proprio di una ragazza. Non avendo molte informazioni sul quadro, molti critici lo ritengono una tronie, ossia il volto di una ragazza non reale, una idealizzazione. In Olanda i tronien rientravano in un genere pittorico del XVII secolo. Venivano raffigurati volti umani con lo scopo di studiare espressioni, pose, movimenti, sguardi, fisionomie.
Inizialmente si credeva che la ragazza fosse la figlia di Vermeer. Fu Peter Swillens, storico d’arte olandese, a smentire l’ipotesi nel 1950 appellandosi alla mancaza di prove in tale direzione. Non solo, anche il critico John Montias osservò che i conti non tornavano, dato che intorno al 1665 la più grande delle figlie di Vermeer non poteva che più di 12 anni.
Altra congettura ha proposto il dipinto come un prodotto di fantasia del pittore. I critici hanno però rifiutato anche questa idea, infatti un ritratto ideale probabilmente non avrebbe presentato caratteristiche così personalizzanti come l’orecchino o la fascia azzurra, che sembrano invece narrara una retro-storia. Inoltre a ben vedere il volto della ragazza non si qualificherebbe come esempio di bellezza ideale. Lo sguardo è sfuggente, il soggetto in movimento, viene bloccato lo sguardo diretto, tipico di chi conosce l’interlocutore – in questo caso il pittore-.
Il mistero sull’identità della Ragazza ontinua ad interrogare gli appassionati d’arte contemporanei. Alcuni ritengono che si tratti di una ragazza del popolo a servizio della famiglia Vermeer, anche se fa molto pensare il contrasto con il grande orecchino di perla bianca. Si tratta infatti di un oggetto di lusso, quindi ascrivibile solo ad una classe sociale agiata. Infatti sembra che la grandezza della perla sia eccessiva e non reperibile in natura. In tal caso si tratterebbe di un oggetto realizzato con vetro soffiato. Non sorprende che la grande perla sia proprio la vera protagonista indecifrabile del quadro.
Nella quotidianità delle donne
Misteri che si aggiungono agli altri. Jan Vermeer è stato un pittore solitario dalla vita semplice e tranquilla, trascorsa come locandiere e mercante d’arte. Ha realizzato appena una trentina di opere. Attento conoscitore dell’animo femminile, Vermeer ha ritratto spesso donne colte nell’intimità della casa, in una gamma di situazioni che cambiano in base alle classi sociale di appartenenza. Diede spazio nelle sue tele sia a donne umili (come la lattaia o la merlettaia) che a donne nobili e intellettuali, raffigurate nell’atto di leggere o scrivere lettere, durante lezioni di musica, con chitarre o spinette.
Jan Vermeer cerca e trova la vita nascosta. Ferma le immagini in un silenzio sospeso rivelando i fremiti psicologici e restituendoci immagini profonde, ritratti quasi psicologici. La “Ragazza con l’orecchino di perla” è forse il più incisivo. L’ottima tecnica pittorica, basata sul controllo degli effetti di luce, la rende fresca e brillante e moderna e ancora attuale.