Il gioco delle carte nell’arte mette in guardia e seduce

Il gioco delle carte nell'arte

Rilassante passatempo o indicazione diabolica, da sempre il gioco delle carte nell’arte ha trovato il suo posto e la sua rappresentazione. Alcuni hanno riprodotto il tema ricordando forse i debiti di gioco (Caravaggio). Altri trattano il tema come insegnamento educativo (il pittore de la Tour), altri invece come semplice svago (Cézanne). In ogni caso, descrizione di un semplice gioco, del reale inganno, i pittori hanno trattato magistralmente un tema, ognuno con le proprie idee artistiche, con composizioni affollate o più intime, descrivendo un’attività umana ancora presente nelle nostre vite.

Il gioco delle carte nell’arte. “I bari” di Caravaggio su un passato burrascoso

“I bari” di Caravaggio risalgono al 1594 e sono una delle sue primarie sperimentazioni di scene con più personaggi. Piacque così tanto da spingere molti a ricrearne una replica personale, ad oggi se ne contano una cinquantina. La scena è occupata da tre personaggi intenti a giocare.

I loro giochi, la scatola con i dadi, le carte e anche il tavolo sul quale sono poggiati, sono elementi non solo utili alla storia, ma anche alla spazialità. Personaggi, elementi e gesti creano un filo continuo per questo gioco tridimensionale. Un’atmosfera chiara e luminosa funge da scenario a questa semplice scena, ma nella quale ogni dettaglio è ben studiato. I colori degli abiti dei due giocatori posti l’uno opposto all’altro sono ben scelti, il corpetto florale del primo viene contrapposto ai colori brillanti del giallo oro del corpetto del secondo giocatore.

Quest’opera, volta alla verità, aprì le porte dei palazzi al grande pittore che cominciava ad affermarsi. Il filone della verità pervade interamente la scena, mostrando anche la sua ripresa dei modelli del Cinquecento veneto. In particolar modo riprende Giorgione nell’uso del colore chiaro, della luce atmosferica e del taglio di tre quarti della scena. Il gioco delle carte, in quest’opera, è un gioco ben specifico. Caravaggio riproduce il gioco dello zarro, di origine persiana. Nell’opera le carte adoperate sono quelle liguri con tre persone, due di loro d’accordo per frodare il terzo scelto come vittima del loro inganno.

“Il baro con l’asso di quadri” di Georges De La Tour. Il gioco delle carte nell’arte mette in guardia dal peccato

“Il baro con l’asso di quadri” di Georges De La Tour dedica al tema due versioni. Una è del 1632, ora a Fort Worth, ed un’altra del 1636-1638 al Louvre. La scena è occupata da quattro personaggi, usati dal pittore per indagare i diversi stati d’animo dei giocatori: chi è stupito, chi sta truffando, chi è incuriosito. I personaggi creano tra loro un profondo gioco di sguardi, una comunicazione sottile. Il gioco non interessa solo i partecipanti, ma coinvolge anche il fruitore dell’opera,a cui rivolge lo sguardo il giovane ragazzo di spalle sulla sinistra.

Lo spettatore entra nell’opera grazie al giovane, ma questa volta diventa complice della sua truffa, sfilando con capacità dalla sua cinta una carta con l’asso di fiori. Le due donne che prendono parte sembrano d’accordo con il ragazzo, quindi si deduce che il giovane sulla destra sia la vittima truffata. Il pittore lo ha vestito con degli abiti pomposi, un po’ troppo per la sua tenera età, sottolineando una mise ridicola e la sua ingenuità.

“I bari” di Caravaggio e questa mostrano una realtà presente a distanza di tempi e luoghi, l’intento oltre ad essere veritiero, è anche quello didascalico. Nel Merisi forse di pentimento della sua turbolenta vita, in De la Tour un monito di allontanamento dal peccato, ovvero il gioco d’azzardo, qui ricordato dalle due donne che sfoggiano una profonda scollatura.

Nella seconda versione, oltre un cambio di stoffe dei vestiti e di tonalità più scure rispetto alle sgargianti della prima, varia leggermente la posizione della donna raffigurata frontalmente. In questa versione infatti è raffigurata spostata maggiormente verso sinistra, creando il gruppo compatto dei tre bari sulla sinistra e isolando maggiormente il povero ragazzo che sta per essere truffato. I colori sono più scuri proprio perché l’atmosfera è meno scherzosa, ma più vera.

“I giocatori di carte” di Cèzanne. Il colore prende forma

A differenza delle due opere precedentemente analizzate, con il pittore impressionista non vi è nessun intendo di un racconto di truffe. Cèzanne creò una piccola serie di dipinti dedicati ai giocatori di carte. Studiò a lungo il tema e si esercitò con diversi studi. Partì dalle tele con più personaggi fino alle versioni semplificate con due persone.

“I giocatori di carte” di Cèzanne del 1893-96 al Museo d’Orsay, è forse il più piccolo della serie, mette in luce la forte concentrazione dei due giocatori, posti l’uno di fronte all’altro. Le loro posture suggeriscono l’andamento del gioco. L’uomo di destra sembra indeciso, l’uomo di sinistra raffigurato con una schiena dritta e mentre fuma una pipa, sembra dare l’idea di una maggiore sicurezza di vittoria grazie alle carte che ha. I due uomini sono calati in un ambiente semplice, descritto in modo superficiale, con un tavolo dove giocare e nessuna descrizione emozionale. Sembra una scena fissa, quasi sospesa, in cui il colore prende forma.

“Il gioco di carte” di Balthus. Ricordi del ‘600 e atmosfera seducente

In quasi trent’anni, il pittore dedicò otto dipinti al tema. “Il gioco di carte” di Balthus del 1948-50 a Madrid, riflette l’impegno di quel momento, quello da scenografo e costumi per spettacoli teatrali. Una raffigurazione semplice, ordinata, ma con elementi insoliti e misteriosi.

Nell’opera appaiono due figure, una fanciulla seduta su una poltrona elegante, con una mano tiene delle carte e con l’altra mostra al compagno una di esse. Il ragazzo raffigurato in piedi, con una mano poggiata sul tavolo, cerca di protendersi per guardare la carta mostrata dall’avversaria. Tuttavia, il ragazzo nasconde dietro la schiena una carta. La luce e i colori dell’opera, i personaggi, i gesti che compiono, la ragazza getta una carta dopo un ragionamento, il ragazzo bara, tutto sembra rituale. Il pittore riprende una tematica con la figura del baro, tematica molto adoperata nel Seicento. Riprende il soggetto, la tensione dei personaggi, la contrapposizione tra giocare e barare, il gioco di sguardi, un rapporto quasi seducente.

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