Vasilij Kandinskij è tra i pittori più importanti del ‘900 e considerato il fondatore dell’arte astratta. La sua vita artistica si intreccia indissolubilmente con la musica, che diventa musa ispiratrice delle sue opere. Nato a Mosca nel dicembre del 1866, trascorre l’infanzia ad Odessa, dove studia violoncello e pianoforte grazie anche alle lezioni della zia Elizabeth. Arte e musica assorbono così tanto l’artista da condurlo a studiare approfonditamente la sinestesia tra suono e colore.
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Le influenze musicali di Vasilij Kandinskij
La musica di diversi compositori influenza molto la sua vita artistica, primo fra tutti Richard Wagner. Il pittore racconta che ascoltando l’opera “Lohengrin” al Teatro Bolscioi ebbe l’impressione di vedere Mosca «dipinta musicalmente». Rimane così colpito da questo episodio che abbandona la carriera accademica in giurisprudenza per dedicarsi interamente all’arte. Si convince che la pittura è un’arte molto simile alla musica, capace di trasmettere emozioni senza bisogno di rappresentare pedissequamente il mondo circostante. Infatti, nonostante la realtà offra parole e forme da poter riproporre nei dipinti, esiste una dimensione che non occupa spazio, fatta solo di emozioni e spiritualità in grado di far vedere l’invisibile. Tale dimensione necessita di un linguaggio proprio, assimilabile alla musica o al colore.
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Se queste prime intuizioni sul connubio di musica e arte si devono quindi a Wagner, la convinzione di approfondire questo tema, è frutto del compositore viennese Arnold Schönberg. Il 1° gennaio del 1911 Kandinskij assiste ad un concerto di Schonberg piuttosto articolato. La parte che più lo impressiona è “Three Piano Pieces, Opera 11”. Un’opera nervosa, inquieta, le cui note sembrano combattere l’una contro l’altra in un continuo cambio di passo. Quel concerto diede il via alla sua fase più avanguardistica. Cominciò ad intitolare le sue opere usando un linguaggio tipico dei musicisti: “Impressioni”, “Composizioni”, “Improvvisazioni”. Rende in questo modo ancora più esplicita la forte dipendenza tra la sua arte e la musica.
Per noi pittori il più ricco ammaestramento è quello che si trae dalla musica. Con poche eccezioni e deviazioni la musica, già da alcuni secoli, ha usato i propri mezzi non per ritrarre le manifestazioni della natura, ma per esprimere la vita psichica dell’artista attraverso la vita dei suoni musicali. – Vasilij Kandinskij
La vibrazione dello spirito
La missione di Kandinskij diventa così quella di mostrare spiegare come la pittura possa raccontare allo stesso modo della musica le sensazioni e le emozioni nascoste nell’anima dell’artista. Kandinskij ritiene che il colore può avere due tipi di effetti sullo spettatore: uno fisico basato su sensazioni più immediate e superficiali, e uno mentale che si manifesta quando il colore raggiunge in profondità l’anima e produce una “vibrazione dello spirito”. Questo accade perché i colori possiedono qualità sensibili che, proprio come la musica di ogni diverso strumento, possono toccare e modificare l’anima dello spettatore.
Il colore è un mezzo per influenzare direttamente l’anima. Il colore è il tasto, l’occhio è il martelletto. L’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima. È chiaro che l’armonia dei colori è fondata solo su un principio: l’efficace contatto con l’anima. Questo fondamento si può definire principio della necessità interiore. – Vasilij Kandinskij
Ogni colore comincia ad avere un odore, un sapore e, ovviamente, un suono. Diventano una specie di “coro” da fissare sulla tela. Nel suo saggio “Lo spirituale dell’arte”, Kandinskij attribuisce ad ognuno di essi uno strumento musicale, in base alle sensazioni e alle emozioni che suscitano nello spettatore.
Musica in quadro: il pentagramma artistico di Vasilij Kandinskij
Crea una sorta di pentagramma artistico. Inizia da una classificazione netta fra colori caldi, che sembrano avvicinarsi allo spettatore e riconducibili agli ottoni, e colori freddi, che invece si allontanano e richiamano il suono di strumenti ad arco. Così il giallo viene paragonato al suono di una tromba per vitalità, esuberanza e irrazionalità. Il rosso invece è una tuba; è caldo, vitale e vivace, ma diverso dal giallo perché non è superficiale. L’arancione esprime energia, movimento e per questo richiama il suono di una campana. L’azzurro è un flauto, è indifferente, distante. Il verde che suscita una quiete assoluta, acquista energia soltanto virando verso il giallo ed è paragonato ai suoni di un violino.
Il viola è instabile ed è molto difficile da utilizzare, richiama quindi il corno inglese, la zampogna. Il blu è il colore del cielo, quando è intenso suggerisce quiete, quando tende al nero è drammatico. È associato allora al suono del violoncello. Il grigio e il marrone sono particolari, il primo è simile al verde ma totale assenza di movimento, e il secondo sembra soffocare l’energia del rosso di cui è composto. Arrivano infine le pause date dal bianco e dal nero. Il bianco è la somma di tutti i colori dell’iride; è il silenzio tra una battuta e l’altra di un’esecuzione musicale. Il nero, invece, con la sua mancanza di luce, è un non-colore. Anch’esso è silenzio, ma definitivo, la pausa finale di un’esecuzione musicale.
Sentivo a volte il chiacchiericcio sommesso dei colori che si mescolavano: era un’esperienza misteriosa; sorpresa nella misteriosa cucina di un alchimista. – Vasilij Kandinskij
La punteggiatura rafforza il suono e il colore
Per Kandinskij anche i punti, le linee e le forme concorrevano a creare la sinfonia delle sue opere. Il colore è imprescindibile dalla forma. Alcuni possono essere rinvigoriti da certe forme e indeboliti da altre. I colori squillanti, infatti, si intensificano con forme acute (il giallo in un triangolo), i colori profondi vengono rafforzati da forme tonde (il blu da un cerchio) e i colori caldi acquistano maggiore forza se inseriti in forme quadrangolari (il rosso con un quadrato). Il fine ultimo del pittore è che i colori associati a suoni e forme suscitino emozioni capaci di recuperare una dimensione spirituale a volte purtroppo dimenticata o tralasciata.