Jason Anderson torna all’Impressionismo come Monet del XXI

Jason Anderson è il Monet del XXI secolo

Negli ultimi anni sulla scena artistica contemporanea si è affermato il pittore inglese Jason Anderson, definito il Monet del XXI sec per gli astratti paesaggi urbani realizzati con vaghe pennellate di colori a olio su tele di lino. Questi lavori così cangianti ed eterei non hanno stregato solo il grande pubblico. La cantante Billie Eilish, infatti, ha commissionato all’artista la realizzazione della copertina del suo disco “Everything I wanted”, con una veduta del Golden Gate Bridge – da cui ha raccontato di aver sognato di gettarsi -.

L’arte di Jason Anderson: il Monet del XXI secolo

Anderson si concentra sulla rappresentazione di scorci urbani e naturali, soprattutto della zona costiera nei dintorni di Dorset, sua città natale. I suoi paesaggi sono en plein air, cioè li dipinge all’aria aperta per cogliere tutte le sfumature che la luce genera su ogni particolare. Man mano che prende confidenza con la tecnica e i colori, i paesaggi diventano sempre più evanescenti e caleidoscopici, tanto da farlo considerare l’erede dell’Impressionismo. La somiglianza con le opere di Monet, infatti, è indiscutibile, ma non si tratta di una banale imitazione dell’originale, bensì di una reinterpretazione in chiave contemporanea di quella tecnica basata su macchie di colore e pennellate rapide.

Nella sua serie di dipinti “Abstracts”, come un vero e proprio pittore impressionista, fa sparire il contorno dei soggetti facendo diventare il colore il vero protagonista dell’opera. L’uso minuzioso dei pennelli cede così il posto a spesse spatolate di vernice che creano degli spazi rarefatti.

«Il modo in cui il colore può rappresentare senza sforzo qualcosa (o evocare un’emozione) è ciò che dà a un dipinto la sua magia!»

Il colore è il vero protagonista

Gli impressionisti prestavano grande attenzione alle variazioni cromatiche e ai chiaro-scuri; il loro obiettivo era quello di rappresentare la sensazione, l’impressione che avevano provato nell’istante in cui avevano osservato il soggetto da dipingere. Così anche per Jason Anderson tutto ciò che ci circonda è influenzato dalla luce, che cambia sensibilmente sfumature, volumi e prospettive delle cose. Le sue opere si sviluppano da una macchia di bianco o giallo – identificabile spesso nel sole all’alba o al tramonto – che illumina tutta la tela per diventare poi un tripudio di sfavillanti colori, di cui si può soltanto percepire il tratto. L’artista spiega come le sue opere si creino pennellata dopo pennellata, definendo dettagli e forme man mano che si aggiunge vernice, facendo affiorare così all’orizzonte paesaggi eterei, avvolti da un alone fumoso.

«Sono affascinato dal colore e lavoro con una tavolozza forte per creare profondi effetti di impasto con il coltello. […] Questo approccio crea un dipinto che, come il paesaggio, è in continua evoluzione. Quindi quando ti muovi nella stanza e le creste di vernice catturano la luce, c’è sempre qualcosa di nuovo da vedere.»

I quadri di Jason Anderson dal vetro ai pennelli

Nato a Dorset, in Inghilterra, Jason Anderson ha iniziato la sua carriera artistica come restauratore di antiche vetrate nelle cattedrali gotiche di York Minster, Gloucester, e Wells – sotto la guida dell’artista del vetro Roy Coomber -. Il laboratorio era vicino casa sua, così ha frequentato un corso di illustrazione tecnica, appassionandosi molto a quello che faceva. Quella esperienza ha influenzato profondamente il suo stile e ne ha ripreso la raffinatezza del decoro, la varietà degli effetti cromatici, i giochi di luci e di ombre tipici della lavorazione del vetro.

All’inizio fa uso di colori acrilici che si adattano meglio alla sua pittura molto realistica. Ben presto però anche per un caso fortuito – durante l’estate il caldo nel suo studio faceva asciugare troppo in fretta la vernice acrilica, così pensò di passare alla pittura ad olio -, la sua pittura cambia, comincia a dipingere con colori a olio e spatola, creando con i colori trame e forme. Con l’aiuto del coltello riesce a creare anche trame rialzate, ciò induce il cervello a pensare che queste aree siano più vicine, aggiungendo così profondità e prospettiva al dipinto.

Uno sguardo di meraviglia sul mondo

Il lavoro inizia sempre con uno schizzo a penna in bianco e nero, per capire se la composizione è abbastanza forte. Passa poi a dipingere con un pennello di grandi dimensioni e ad aggiungere le aree di colore sullo sfondo. Quando inizia una nuova opera, Anderson non sa quali colori userà, studia la sua tavolozza, composta da sei colori per comprenderne l’effetto, averne il controllo e vederne l’evoluzione.

Nonostante la predisposizione a dipingere i paesaggi, Anderson non manca mai di inserire nelle sue opere almeno un elemento umano – una strada, un ponte, un’imbarcazione -, non solo per coinvolgere maggiormente lo spettatore, ma anche per ricordare che siamo solo «semplici inquilini di questo bellissimo pianeta». E anche la scelta dei materiali utilizzati – lino e colori a olio naturali a base di acqua – esprime questa sua forte consapevolezza.

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