L’Albero della vita: significato in arte, cultura, religione e mito

L’Albero come simbolo e metafora della vita. Non solo Klimt, Chagall e Yggdrasil

Il concetto dell’Albero della vita è antico quando l’uomo stesso, è uno dei simboli più antichi e importanti. È presente in tantissime culture, antiche e non, oltre che in moltissimi miti e credenze ancora attuali. Nella sua figura viene evidenziata la forza della vita generatrice che fa nascere rami, foglie, frutti, che si spoglia in autunno e riveste in primavera, diventando simbolo di immortalità e abbondanza.

L’Albero della vita ha rappresentato in ogni contesto storico e geografico il principio vitale, l’energia e la rigenerazione. Nutrito dalla terra e proteso verso il cielo, è collegamento e punto di contatto tra due universi distanti. Sottoposto ai mutamenti atmosferici e stagionali, è resistente e resiliente, stabile e perseverante nella sua essenza.

Cosa rappresenta l’Albero della Vita Yggdrasil nella cultura norrena e vighinga

Nella cultura orientale è simbolo di fertilità e immortalità ed è stato variamente rappresentato con strutture differenti, intrecciate di nodi e rami. Ancora oggi lo ritroviamo come un motivo ricorrente nella tessitura dei tappeti. Nella cultura norrena l’albero della vita è Yggdrasil. Connette gli uomini agli dei e collega i novi mondi che formano l’Albero Cosmico.

In una dialettica eterna tra bene e male, Yggdrasil è nascita, crescita e rigenerazione. È morte e nascita, bene e male al contempo. La simbologia prosegue con le radici dell’Albero che, in una dimensione sotterranea, attingono da tre diverse fonti. Yggdrasil si bagna nel pozzo della creazione -miasma di bene e male-, nella fonte della sapienza e della conoscenza  e nella sorgente che riunisce gli dei con le tre donne del destino. Pertanto l’Albero norreno diventa simbolo di vita/morte/rinascita, della saggezza e dell’eternità mista ai fili del destino. Nella sua onnipotenza regola l’equilibrio e mantiene in relazione le diverse dimensioni del Cosmo.

Qual è l’Albero della vita, dove si trova e come si chiama. Le origini tra Assiri, Cabala e Paradiso cristiano

Presso gli indù l’Albero della vita viene identificato con l’albero Palosa, raffigurato con il colore rosso pieno di linfa dello stesso colore e con fiori scarlatti. Presso i buddisti l’albero della vita si identifica con il Ficus Religiosa sotto i cui rami il Buddha ricevette l’illuminazione finale.

Nella storia dell’arte alcune raffigurazioni dell’albero si ritrovano già in bassorilievi risalenti al IX secolo a. C. in Mesopotamia, presso gli Assiri. Qui l’Albero della vita rappresentava l’ordine divino che il re assiro, in qualità di “uomo perfetto”, manteneva nel mondo. Un confronto tra l’iconografia e il simbolismo tra l’albero assiro e quello della Cabala, dimostra una derivazione del secondo dal primo -così a sua volta dall’Albero della Cabala deriverebbe quello presente nel Paradiso della “Genesi” cristiana-.

L’Albero della vita è centrale della Cabala -dottrina esoterica dell’ebraismo medievale che prende il nome di Qabbalah- dove è rappresentato con una complessa struttura di linee e Sephirat (cerchi). Rappresenta la manifestazione dell’ Unico Dio nella molteplicità della Creazione. L’Albero è fisicamente formato da 10 Sephirat, simboli dei principi divini, e 3 tronchi, dove i due laterali rappresentano tutti gli opposti e quello centrale il sentiero per l’equilibrio tra di essi.

Come simbolo del cristianesimo, si rintraccia nella Bibbia e nel libro dell’Apocalisse, che lo colloca in Paradiso. L’Albero della vita qui coincide con l’Albero della conoscenza, quello il cui frutto costrinse Eva al peccato eterno. 

«Ecco l’uomo è diventato come uno di Noi, quanto alla conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la sua mano e prenda anche del frutto dell’Albero della Vita, ne mangi e viva per sempre.» – Genesi 3,22

L'”Albero della vita” di Klimt

Ma il più conosciuto e celebrato è senza dubbio l'”Albero della vita” di Gustave Klimt, realizzato nel 1905 e nel 1909 per l’allestimento della residenza di Bruxelles dell’industriale Adolphe Stoclet.

L’opera completa si compone di tre pannelli e l’albero corrisponde alla parte centrale. Si tratta di un mosaico di marmi, corallo, pietre dure e maioliche che riproduce un albero –con rami a spirale e fiori particolari- e dipinti -come occhi egizi-. Accanto all’albero della vita sono raffigurati a sinistra una donna sola che rappresenta l’attesa e a destra l’abbraccio con cui i due amanti si riuniscono e che ricorda il celebre “Il Bacio” di Klimt.

L’Albero della Vita di Chagall e Matisse

Da ricordare anche l’”Albero della vita” di Matisse sulla vetrata di una cappella della cittadina francese Vence. Il disegno, anche se elementare, si districa in foglie dalle linee ondulate e incanta per l’uso dei colori gialli, blu e verdi.

Non manca anche l’Albero della vita di Marc Chagall nella tonalità dell’azzurro. Il suo albero si staglia sulle vetrate di alcune cappelle: la Chiesa di Santo Stefano a Magonza e la francese Cappella dei Penitenti a Sarrembourg. Qui Chagall ha realizzato una vetrata meravigliosa, un immenso bouquet multicolore, alto 12 metri e larga più di 7, in cui predomina l’azzurro insieme al rosso e verde. I colori del blu sembrano diffondere nell’ambiente i simboli della forza primigenia, della serenità, della spiritualità che incarna l’albero della vita.

L'”Albero della vita” di Keith Haring e all’Expo 2015

Nel 1984 anche un artista come Haring ha lasciato una sua versione di questo simbolo. L’Albero della vita di Keith Haring esprime tutta la forza e la vitalità dell’artista e fonde riferimenti mistici e religiosi con l’arte di strada. I rami verdi sembrano danzare, brulicando sul fucsia dello sfondo in movimenti di perenne di gioia.

«Quando lavoro è come se mi trovassi in un altro luogo, attingendo a cose totalmente universali, della coscienza collettiva, al di là del proprio ego, del proprio io.» – scriveva l’artista, a proposito della propria ispirazione artistica.

L’immagine di un grande albero della vita è stata anche adottata come simbolo della manifestazione dell’Expo 2015, anche in rappresentanza nel padiglione italiano. A testimonianza che nell’immaginario collettivo l’immagine dell’albero della vita è ancora vivida e presente.

Nel Medioevo la figura del Cristo-Albero. Il mosaico nella Cattedrale di Otranto e l‘”Albero di Jasse”

Nel medioevo l’Albero della vita è stato rappresentato con la figura centrale di un Cristo-albero. Un esempio molto noto del basso medioevo è costituito dal mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto. La decorazione musiva fu eseguita tra il 1163 e il 1165 da un gruppo di artisti guidati dal monaco greco Pandaleone. Il tronco dell’albero attraversa tutta la navata, mentre ai suoi lati si susseguono scene bibliche. Le immagini disposte lungo il tronco ripercorrono l’esperienza umana dal peccato originale alla salvezza.

Nella parte superiore 12 tondi raffigurano i mesi dell’anno, rimarcando il primitivo legame tra religione e tempi della natura. La rappresentazione dei mesi è data attraverso l’attività lavorativa che si svolge in quel periodo dell’anno con il rispettivo segno zodiacale. Ad esempio giugno è rappresentato da un contadino intento a mietere il grano con la riproduzione del segno zodiacale dei Gemelli.

Ai lati vi sono episodi estrapolati dalla Bibbia, come la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, il fratricidio di Caino, ma anche immagini mitologiche come il Gigante Atlante e il Minotauro. Una scena raffigura Satana ai cui piedi sono disposti i dannati stritolati dai serpenti e in un’altra un demone che pesa le anime dei dannati. L’intero mosaico rappresenta un percorso mistico e rassicurante che conduce l’uomo dal peccato alla salvezza eterna attraverso la figura simbolica dell’albero della vita.

Sempre con accezione religiosa e cristiana, si trova in Francia un altro grande albero sulle vetrate della cattedrale di Chartres. Qui è in una versione particolarmente conosciuta: l’ “Albero di Jasse”, lo sviluppo genealogico della stirpe di Cristo.

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