La “Flagellazione di Cristo” di Caravaggio esaspera il dualismo

La "Flagellazione di Cristo" di Caravaggio

La “Flagellazione di Cristo” di Caravaggio rappresenta la grazia tra i peccatori. È una resa non convenzionale del supplizio di Cristo, più umana e meno sacra. L’atteggiamento di sottomissione e rassegnazione alla violenza inflitta, spinge lo spettatore all’empatia e all’immedesimazione.

In tal senso si nota il forte contrasto tra il corpo anatomicamente perfetto e muscoloso del Cristo con il viso docile e reclinato a sinistra, in segno di volontaria rassegnazione. È quindi un’opera di intensa drammaticità ed emotivamente coinvolgente in linea col Barocco, che prevedeva nelle opere religiose una sorta di esasperazione per rendere i fedeli più partecipi alle scene rappresentate.

Personaggi e analisi della “Flagellazione di Cristo” di Caravaggio

Il quadro descrive il momento precedente al supplizio di Gesù, mentre viene legato ad una colonna per ricevere le frustrate ordinate da Ponzio Pilato. Si nota già sul capo la corona di spine, contrariamente a quanto tramandato dai Vangeli secondo cui gli fu posta dopo la flagellazione. 

La “Flagellazione di Cristo” di Caravaggio si sviluppa in un’opposizione simbolica e tecnicamente quasi teatrale tra il giusto e i peccatori, la luce e l’oscurità. Dai gesti lenti e precisi del primo aguzzino, si deduce una tortura lenta e prolungata. Il corpo di Cristo è in un forte dinamismo che lo fa sporgere verso lo spettatore. In realtà è una posa imposta dall’uomo sulla destra che con il piede spinge il polpaccio di Cristo, facendogli perdere l’equilibrio per sottometterlo. Costretto e spinto in avanti, Gesù sembra ricordare nella posa le statue classiche e lo stesso Michelangelo, ponendo la necessaria attenzione alla muscolosità del polpaccio. 

La “Flagellazione di Cristo” di Caravaggio esaspera il dualismo interiore. Luce\ombra, bene\male, dinamismo\staticità

Caravaggio organizza il dipinto intorno alla figura geometrica della colonna. Necessaria fisicamente a sorreggere le catene, è invece sul piano compositivo parte del cono di luce che illumina il quadro, unica e forte fonte luminosa. Dall’alto discende un fascio di luce che pone in risalto Cristo e lascia in ombra i peccatori che lo torturano.

Gesù perfetto nel disegno del corpo e nell’incarnato, sembra quasi che stia per muoversi a partire da una leggera torsione del busto. Immerso nella luce del giusto e caratterizzato da un’intrinseca dinamicità, si pone simbolicamente in contrasto con gli aguzzini che invece sono immersi nell’oscurità e nella staticità.

In particolare si nota il torturatore a sinistra che per la brutalità dei suoi tratti, l’espressione feroce, stride ancora di più con la figura eterea e delicata di Gesù. Sono due mondi contrapposti. Gesù rappresenta il nuovo, il messaggio di fratellanza e amore tra gli uomini, mentre gli aguzzini sono una vestigia del mondo pagano, un mondo crudele, pronto alla violenza e alla crudeltà insensata. 

Committenza e datazione

La “Flagellazione di Cristo” di Caravaggio si trova attualmente al Museo nazionale di Capodimone di Napoli. Secondo il resoconto di Giovanni Pietro Bellori,  fu commissionato da Tommaso de Franchis per adornare la cappella di famiglia nella Chiesa di San Domenico Maggiore.

All’epoca della realizzazione il pittore era in una precipitosa fuga da Roma per evitare una condanna a morte per omicidio. Si rifugiò a Napoli in due periodi, di gran lunga più grande di Roma all’epoca dei fatti. I quadri di questo periodo infatti riflettono il tormento dell’artista, costretto a guardarsi sempre le spalle da possibili sicari mandati dai suoi nemici. Non sappiamo per certo durante quale dei due soggiorni a Napoli sia stata realizzata l’opera. Se durante il primo periodo, intorno al 1606, oppure nel secondo, il 1609\1610. 

C’è però da dire che le radiografie effettuate tra il 1983 e il 1999 hanno svelato un dettaglio all’interno della Flagellazione. Sotto la spalla del torturatore a destra, è emerso un ritratto che, secondo gli studiosi, potrebbe essere proprio il committente. Una teoria, basandosi su questa identificazione, vuole che il dipinto sia stato quindi realizzato in due momenti diversi, in seguito al pentimento da parte di Caravaggio. Secondo quest’ipotesi il pittore avrebbe cambiato il ritratto dell’aguzzino in un secondo momento, evitando di offendere il committente. Con questa teoria si spiegano anche delle modifiche fatte alla grandezza del dipinto che, originariamente, sarebbe stato più piccolo.

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