
“La morte di Marat” di Jacques Louis David, noto al pubblico anche semplicemente come “Marat assassinato”, raffigura il tragico episodio della morte dell’uomo, avvenuta all’improvviso nella sua vasca da bagno, giacché una malattia della pelle lo costringeva a trascorrere parecchie ore del giorno immerso nell’acqua calda per recare un leggero sollievo all’epidermide.
Conservato ed esposto nel “Museo reale delle belle arti” del Belgio, a Bruxelles, è un dipinto a olio su tela, prodotto nel 1793 con le seguenti dimensioni: 165 x 128 cm. Jean Paul Marat era un appassionato di medicina, dopo numerosi anni di studi iniziò ad esercitare la professione, ma ben presto si divincolò verso altri campi, come la politica e il giornalismo francese.
Chi era davvero Marat? Un accenno alla storia…
Coltivando le sue più ostinate passioni, Marat diede vita ad un giornale di natura politica intitolandolo L’Ami de peuple – L’amico del popolo – all’interno del quale espresse i suoi pensieri fortemente radicali in merito all’avvento della Rivoluzione Francese scoppiata nel 1789. Una volta assunta la carica di Presidente dei Giacobini si cimentò nella pubblicazione di una serie di articoli pungenti e profondi, ribadendo sempre più le sue idee socio-politiche e incitando il popolo francese a ribellarsi contro i girondini dominanti. Gli esiti di questa battaglia si conclusero il 7 Giugno 1793 determinando l’elezione di un governo puramente giacobino.
Nello stesso anno, una giovane donna e rivoluzionaria francese di nome Charlotte Corday, si recò a Parigi con il fine di uccidere Marat. Si fece accogliere con l’inganno, mostrandosi estremamente amareggiata, con in dono una falsa lettera di suppliche per farsi ricevere. Il 13 Luglio 1793 la donna colpì l’uomo lacerandolo nel petto con un coltello. La Corday, riteneva che Marat e le sue convinzioni politiche stessero tradendo gli ideali della Rivoluzione Francese scatenando una vera e propria guerra civile. Indignata e intensamente delusa per l’accaduto, la donna vedeva in lui la personificazione del Terrore.
L’omaggio di Jacques Louis David in nome dell’invincibile rapporto di amicizia
Marat e David erano notevolmente legati sul piano emotivo da una profonda amicizia. Fu così che decise di accettare l’incarico stipulato con la Convenzione per ricordare l’assassinio di Marat, raffigurando nell’ottobre 1793, dopo 3 mesi di lavoro, il momento della sua morte. L’opera finale è preceduta da due lavori preparatori rappresentati da una maschera mortuaria di Marat e da un disegno più piccolo del 30% rispetto all’opera finale. Fin da subito “La morte di Marat” di David attirò intensamente l’attenzione per la raffigurazione del momento narrato e per l’effetto generato agli occhi dello spettatore, che, pur ignorando la storia, è capace di immedesimarsi nel pieno dell’opera d’arte, immaginando il dolore e la sofferenza del protagonista per l’atroce destino subito.
La popolarità del dipinto affascinò non solo la gente più comune, ma anche numerosi artisti come Edvard Munch e Pablo Picasso, entrambi autori di una propria versione dell’assassinio di Marat. Il successo e la fama riscontrata coinvolse anche vari esponenti della letteratura quali Stendhal e Baudelaire, che ritenne la tela un «poema inconsueto» descrivendolo con queste parole:
«Questo è il pane dei forti ed il trionfo dello spiritualismo; crudele come la natura, questo dipinto ha il profumo tutto dell’ideale. Quale era dunque la bruttezza che la santa Morte lo ha così prontamente cancellata con la punta della sua ala? Marat può ormai sfidare Apollo, la Morte lo ha ora baciato con labbra amorose, e lui riposa nella quiete della sua metamorfosi. Vi è in questa opera alcunché nel contempo di tenero e pungente; nell’aria fredda di questa camera, su questi muri freddi, intorno a questa fredda e funebre vasca da bagno, si libra un’anima». – Charles Baudelaire
I dettagli de “La morte di Marat” di Jacques Louis David
La morte di Marat dipinta da David è dominata da varie tonalità di colore che, in simbiosi con la luce proveniente forse da una finestra laterale, generano un effetto di maggiore accensione. Predomina il bianco delle lenzuola e dell’asciugamano che ricopre il capo, un verde olivastro e la carnagione chiara. È visibile anche una cassa in legno grezzo con una dedica: «A Marat, David. 1793. L’an Deux» – A Marat, David, 1793, L’anno secondo.
È possibile contemplare altri differenti oggetti, come il coltello sporco sul pavimento, il calamaio con l’inchiostro, ed alcuni fogli sulla panca che viene utilizzata da Marat come scrittoio. La testa dell’uomo è chinata sul lato, la morte non è avvenuta da molto tempo, dato dimostrabile dal sangue della ferita, che appare di un rosso vivace e zampillante. Mentre il braccio destro è abbandonato verso terra, il sinistro è appoggiato sul bordo della vasca con in mano ancora la lettera ricevuta dalla Corday a cui segue la traduzione delle presenti parole:
«13 luglio 1793. Marie Anne Charlotte Corday al cittadino Marat. Basta che io sia tanto infelice per aver diritto alla vostra benevolenza».
