Il destino con “La parabola dei ciechi” di Pieter Bruegel il Vecchio

La parabola dei ciechi di Pieter Bruegel il Vecchio

“La parabola dei ciechi” di Pieter Bruegel il Vecchio (o Brueghel, Breugel, Breughel) è tratta da un passo evangelico di Matteo. Rappresenta un momento umano, quello dei ciechi che cercano di aiutarsi ma inevitabilmente cadranno nella fossa. L’amaro destino viene illustrato magistralmente dal pittore fiammingo nell’opera del 1568, una delle ultime della sua carriera.

“La parabola dei ciechi” di Pieter Bruegel il Vecchio.Il significato nella cecità spirituale dell’uomo

Da un luminoso sfondo paesaggistico, dove si può notare una chiesa all’orizzonte posta tra alberi, prende vita la scena tratta dal passo del Vangelo di Matteo.

«ora se un cieco guida un altro cieco, ambedue cadranno nella fossa.» – Vangelo di Matteo, XV, 14

Al centro della rappresentazione vi è un gruppo di ciechi, sei per l’esattezza, che con mantelli svolazzanti e ampi, procedono nel loro cammino aiutandosi viceversa. Ognuno di loro pone una mano sulla spalla del compagno che lo precede. Spesso per il paese era solito trovare gruppi di uomini non vedenti. Il loro percorso viene delimitato dal paesaggio con la chiesa e la quinta arborea da un lato, dalla presenza di un fiume dall’altro. La decisione di delimitare il loro percorso occorre per mettere in luce lo stato in cui vivono: l’isolamento sociale.

I primi della fila perdono l’equilibrio e cadono a terra. Il primo cade con la schiena sulla strada e per la posizione non è possibile scorgerne il viso o l’espressione di dolore. Il secondo mostra il suo viso e, infine, il terzo che si aggrappa al bastone del secondo, forse ancora non sa che verrà da questo trascinato per terra. Hanno uno sguardo, perso, assente. I loro bulbi oculari vuoti sono inespressivi e messi in primo piano. L’uomo di sinistra mostra una leucemia cornea, quello di destra di amaurosi, quello con il copricapo bianco non ha più i bulbi oculari.

Ciechi che guidano altri ciechi. Sinonimo di stoltezza

Il cieco era un simbolo della cecità spirituale umana. Ognuno si affida all’altro, non sapendo che cadrà a terra. Lo stesso destino infelice e crudere viene metaforicamente riservato all’uomo cieco di spirito. Nella tradizione del periodo, il cieco era raffigurato con un certo riguardo, come destinatario di un aiuto divino.

Bruegel il Vecchio decise di non portare avanti questa visione: gli uomini sono sperduti, completamente persi e in più sono l’uno il bastone dell’altro. Tale rappresentazione, in quel periodo, era sinonimo di stupidità. Il pittore dimostra magistralmente il passo del Vangelo di Matteo, dimostrando cosa avverrà riponendo nell’altro compagno la propria fiducia. La cecità dell’animo conduce, dunque, ad una caduta di se stessi.

Analisi dello stile di Pieter Brueghel il Vecchio

“La parabola dei ciechi”, al contrario delle altre opere di Pieter Bruegel il Vecchio, la scena non è ricca di dettagli o di tanti episodi che si svolgono tutti nello stesso momento e sono necessari per comprendere il significato omogeno dell’opera. In questa tela del 1568, posta al Museo Capodimonte di Napoli, la scena è occupata esclusivamente dai sei uomini.

I colori sono freddi e spenti, non vi è molta luce se non quella dell’orizzonte -che comunque non è così forte da illuminare la scena principale-. I colori sembrano sbiaditi e questa scelta concorre, in mancanza di dettagli e altro, ad alimentare l’oscurità che vive l’uomo e il messaggio che si cela dietro l’opera.

Il paesaggio è tipico della tradizione fiamminga, semplice, veritiero. I personaggi sono vestiti per bene, non sono dei veri ciechi mendicanti. Tutti sono ben coperti, hanno mantelli, scarpe e copricapi. Persino il secondo personaggio da sinistra porta una collana con una croce al collo. Il punto di vista è ribassato e ciò occorre per dare monumentalità alle figure e in tal modo far porre su di loro l’attenzione.

“La parabola dei ciechi” e il Vangelo. La religione nella poetica artistica di Bruegel

La maggior parte delle opere di Pieter Bruegel il Vecchio sono di tipo moraleggiante, con feste ed eventi chiassosi, donne e uomini un po’ rozzi, diretti dal pittore come manichini per trasmettere il messaggio. Bisogna ricordare che il 500 è caratterizzato da diverse vicende che segnarono completamente gli ideali, soprattutto moraleggianti, di alcuni città e uomini. Non solo lotte politiche, ma soprattutto religiose con conseguenze irreparabili.

La Riforma -nelle sue diverse confessioni, luterana, anglicana e calvinista- sarà la base di diversi scontri che influenzeranno il credo, la vita quotidiana, ma anche l’arte. Anzi, soprattutto questa diverrà un mezzo per esprimere diversi messaggi religiosi. Ora è facile comprendere la scelta dei personaggi e della loro cecità messa ben in vista, il messaggio che celano dietro e il passo biblico che portano con loro.

In un mondo in cui il Cristianesimo mantiene coeso il popolo e i suoi diversi ceti, l’unico che può salvare l’uomo è Dio. È necessario persuadere chiunque per comprendere questa visione. Alcuni pittori come Brueghel adoperarono la propria arte per contribuire a diffondere questo messaggio. Tutto ciò rende il pittore un vero testimone del suo secolo, un vero cronista che fa della sua arte uno strumento per raccontare l’uomo comune.

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