La Torre Eiffel di Robert Delaunay simbolo del Cubismo Orfico

La Tour Eiffel è l’elemento che più caratterizza lo skyline di Parigi. È chiamata dai suoi concittadini la Dame de Fer in segno di rispetto ed è stata oggetto di innumerevoli opere. C’è chi addirittura l’ha eletta a modella principale dei suoi lavori. La serie della “Torre Eiffel” di Robert Delaunay, infatti, è proprio un ciclo di dipinti e disegni – una cinquantina in totale – realizzato tra il 1909 e il 1912, del celebre monumento. La serie è considerata l’opera più importante dell’artista e del cosiddetto Cubismo Orfico. Il dipinto più famoso è quello in olio su tela di circa 2 metri, realizzato nel 1910, e conservato al Guggenheim Museum di New York.

La Torre Eiffel di Robert Delaunay 1885 – 1941

La Torre Eiffel è stato il soggetto preferito di Delaunay. Era affascinato da questa maestosa costruzione che, per le sue forme imponenti e leggere allo stesso tempo, considerava il simbolo del mondo moderno dominato dall’ingegneria e dalla scienza.

Nei dipinti, il monumento ci appare spesso distorto e curvo, sembra quasi che debba crollare da un momento all’altro in mezzo ad una nuvola di fumo. Ma questo è proprio l’effetto che voleva trasmettere Delaunay estremizzandone il dinamismo. Scompone e ricompone la torre in frammenti che corrispondono a punti di vista e momenti differenti. La torre abbandona le tonalità grigie e marroni tipiche dei dipinti di quel periodo e si colora di svariate gradazioni. È come se il colore fosse il protagonista principale della composizione, ravvivando prima la torre e poi le case attorno. Questi nuovi giochi di luce e ricerche sui colori, suscitarono molta ammirazione su molti artisti, tra cui Kandiskij e Klee.

Le disparate immagini della Torre Eiffel di Robert Delaunay, inquietanti, allegre, folli e sofisticate, compaiono nella mente del pittore proprio durante il 20esimo anniversario del monumento, diventato nel frattempo il simbolo della Parigi moderna. Delaunay riconosce il ruolo della Tour Eiffel ma ne respinge l’immobilismo, la staticità. Difatti la sottopone all’idea di movimento che sta elaborando; così di mese in mese, crescono le tele sia per numero che per dimensioni, aumentano i punti di vista di visione della torre e i colori che la avvolgono.

Negli anni Venti e Trenta Delaunay dipinse di nuovo la Torre, ma in maniera più fedele alla realtà, la forma era più lineare anche se le proporzioni e i colori restavano inconsueti. Probabilmente il senso di dinamismo dei primi disegni era dato anche dal fatto che alcuni non furono dipinti dal vero, ma realizzati quando il pittore non si trovava a Parigi.

Il Cubismo Orfico ideato da Robert Delaunay

Personaggio oggi in gran parte dimenticato, Robert Delaunay ebbe invece un ruolo da protagonista nella scena parigina di inizio secolo scorso. Cominciò a dipingere in giovane età, facendosi subito notare per l’abilità di combinare le diverse tendenze dell’arte di fine ‘800 e inizio ‘900: impressionismo, cubismo, fauvismo. Inizialmente seguì uno stile impressionista, ma già nel 1906 cominciò a sperimentare le relazioni esistenti tra colore e movimento, che sarebbero poi diventate il tema centrale della sua carriera. Si avvicinò anche al Cubismo, adottandone la tecnica più che i soggetti e le tonalità.

Infatti, nonostante la vicinanza a questa corrente artistica, Delaunay fu definito “l’eretico del Cubismo” perché fu sempre più interessato alla scomposizione del movimento e alle ricerche su colore e luce, che alla scomposizione dei volumi. Fu per questa ragione che lo scrittore francese Apollinare, annunciò la nascita di un nuovo movimento sorto all’interno del Cubismo, denominandolo Cubismo Orfico. Questo nuovo modo di dipingere era visto come più libero, vitale e poetico – da cui il riferimento ad Orfeo, cantore e poeta della mitologia greca – rispetto alla rigidità e all’austerità del primo Cubismo. Il colore era il protagonista in tutte le sue sfaccettature, indipendentemente dal soggetto ritratto. Apollinare, intendeva esaltare proprio il carattere libero e giocoso della pittura di Delaunay.

«un piacere estetico puro, una costruzione che colpisce i sensi e un significato sublime, ossia il soggetto. È arte pura».

Per Delaunay dipingere il colore era ormai diventata una fissazione. Durante una vacanza estiva riuscì a sperimentare precise sensazioni legate ai colori. Osservava direttamente l’accecante luce solare e cercava poi di fissare sulla tela le immagini che riusciva a cogliere, una volta chiusi gli occhi. I suoi scritti sul colore, influenzati anche da scienziati e teorici, giungono alla convinzione che il colore è una cosa a sé, con le proprie capacità di espressione e forma, è un elemento pittorico fondamentale con la capacità di modificare le forme.

«I piani colorati sono le strutture stesse del quadro, la natura non ha più da essere il soggetto di una raffigurazione bensì un puro e semplice pretesto».

Delaunay era pienamente consapevole dell’importanza della sua opera, ma il periodo in cui fu una figura chiave e di riferimento dell’arte moderna fu abbastanza breve. Già negli anni ’20, il suo lavoro perse d’ispirazione e qualità e divenne piuttosto ripetitivo. Resta comunque un artista non facile a decifrare.

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