
Pittore e scultore di fama internazionale, Pablo Picasso è nato a Malaga, in Andalusia, il 25 ottobre 1881 inaugurando l’inizio del novecento. A soli quattordici anni espone il suo primo dipinto in una mostra a Barcellona, ottenendo il consenso della critica. È stato il figlio di un professore di disegno, che riconobbe precocemente la sua attitudine, non a caso oggi è considerato uno dei protagonisti assoluti della pittura del XX secolo. Riconosciuto come l’artista per eccellenza in seguito alla realizzazione di una serie di capolavori, nel corso della sua vita ha cambiato molte volte stili pittorici ed in particolare dal 1901 al 1904 si è dedicato a quello che sarà il periodo blu della sua produzione. Una delle opere in questa fase è “La vie – La vita” di Pablo Picasso.
Il periodo blu, solitudine e tristezza tra le piaghe dei colori
Questo periodo nasce da un evento drammatico, il suicidio dell’amico Carlos Casagemas, che si tolse la vita con un colpo di pistola alla tempia destra, distrutto dai tradimenti dell’amata Germaine.
Come suggerisce la definizione, si tratta di un tipo di pittura dominata da colori freddi e glaciali quali il blu, il grigio e il turchino. Affidando la sua creatività prevalentemente a queste tonalità, il risultato oscilla tra una visione spenta della vita e la sua prospettiva malinconica causata dalla realtà.
«La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico» – Pablo Picasso
Il blu e tutte le sue sfumature possibili vengono utilizzate dall’artista perché rispecchiano al meglio la tristezza e l’angoscia vissute in quel momento. Riducendo gli elementi decorativi al minimo, l’artista sceglie di rappresentare temi estremamente forti e incisivi quali la miseria, la malattia, la vecchiaia e l’infermità.
I personaggi trattati possiedono una fisionomia inerme e fragile, sono deboli sia fisicamente che psicologicamente, tanto da trasmettere l’idea di essere persone tormentate dal dolore e dalla sofferenza, con una progressiva decadenza del mondo intorno a sé. Uomini, donne e bambini senza speranza, poveri ed emarginati sociali, che hanno affrontato la vita in maniera disperata e trasmettono allo spettatore un forte senso di rassegnazione.
Titolo originario dell’opera è “La vie” – realizzato il maggio del 1903 – che oggi è conservato al “Museum of Art di Cleveland”. L’opera, dalle grandi dimensioni, è preceduta da due disegni preparatori ed è il frutto di differenti modifiche e ripensamenti da parte del realizzatore.
‘La vie – La vita’ di Pablo Picasso, le diverse interpretazioni
Nel quadro “La vie – La vita” di Pablo Picasso a sinistra possiamo ammirare una coppia abbracciata, i cui sguardi sembrano rivolgersi altrove: il braccio dell’uomo indica una donna ricoperta da un mantello con in braccio un bambino dormiente, personificazione della maternità e che evoca un’immagine sacra.
Il centro della composizione è occupato da due opere d’arte, ciò fa pensare che è rappresentato l’interno del suo atelier e rende evidente il peso che ha l’arte nella vita del pittore. Nella parte superiore sono raffigurati due amanti che sembrano consolarsi a vicenda, mentre nella parte sottostante è presente una donna raggomitolata su se stessa, dominata dall’inquietudine e dallo sconforto. I due quadri si riferiscono al tema della vita governata da un malessere quotidiano ed inevitabile e che può essere affrontata da soli o in coppia. L’opera non è di facile interpretazione: secondo alcuni critici rappresenterebbe le fasi salienti della vita, secondo altri l’incompatibilità tra la vita amorosa e la vita sessuale, oppure l’amore carnale che conduce alla procreazione mediante la nascita del bambino tenuto tra le braccia della donna.
Quel che suggerisce la lettura immediata dell’opera d’arte è la rappresentazione di soggetti mortificati, soli nel proprio rancore e privi di vitalità. Un dipinto che in seguito lo stesso Picasso definì “orrendo”, ma tra i più ambiziosi della sua carriera per il decisivo significato simbolico.
«Certamente non intendevo dipingere dei simboli: mi limitai a dipingere le immagini che mi si formavano davanti agli occhi; e se altri vogliono cercarvi dei significati nascosti, facciano pure. Un quadro, per me, parla da solo, e in fin dei conti a che serve fornire delle spiegazioni? Il pittore ha un solo linguaggio.» – Pablo Picasso