Da Sofonisba Anguissola ad Artemisia Gentileschi, “Le signore dell’arte” è la mostra virtuale che restituisce la giusta attenzione alle più grandi artiste vissute tra ‘500 e ‘600. Grazie a questa esposizione – realizzata da Arthemisia e fruibile online con tour virtuali curati da Art.Live! – il talento di 34 donne, temerarie e incredibilmente ‘moderne’, torna a splendere sotto una nuova luce.
Una società piena di tabù
Le oltre 130 opere esposte, sapientemente selezionate dalla curatela di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, rievocano la società de “Il Cortegiano” del Castiglione. Una società in cui per la prima volta alla donna era permesso avere una cultura personale, oltre a dover assolvere i propri obblighi familiari. Era finalmente lecito che una donna sapesse leggere e scrivere, suonare uno strumento o tenere una conversazione elegante. Tuttavia si era ancora molto lontani da una vera emancipazione femminile.
All’epoca infatti le enormi sfide e limitazioni imposte alle donne non rendevano scontata la loro presenza tra i professionisti dell’arte. Una donna che avesse voluto intraprendere tale percorso doveva sperare innanzitutto nell’appoggio paterno o coniugale per poi scendere a compromessi con alcuni tabù. Era impensabile che una signora potesse studiare il nudo dal vivo o che potesse viaggiare e spostarsi liberamente tra i vari centri culturali, com’era invece normale per un uomo. I rari esempi di pittrici pervenuti sono dunque preziosi moniti di donne, tenaci e coraggiose, che hanno dovuto lottare per difendere il proprio diritto di essere artiste.
“Le Signore dell’arte”. Storie di donne tra ‘500 e ‘600
A dare il benvenuto ai visitatori è la meravigliosa pala della “Madonna dell’Itria” di Sofonisba Anguissola. L’opera è stata restaurata in occasione della mostra e per la prima volta esposta al pubblico al di fuori della chiesa di Paternò, nella quale è sempre stata custodita. La pittrice cremonese, senza dubbio un importante punto di riferimento per le sue colleghe, riuscì a farsi notare e apprezzare dai contemporanei, conquistando rapidamente una certa notorietà.
Artisti della levatura di Francesco Salviati, Vasari e Michelangelo stimarono il suo tocco e committenti di più alto rango si contesero il suo pennello. Trascorse addirittura dieci anni alla corte spagnola di Filippo II, durante i quali dipinse numerosi ritratti per i membri della famiglia reale collezionando onori e lusinghe.
La portata antologica della mostra “Le Signore dell’arte” non si limita alla celebrazione delle pittrici più conosciute, ma arricchisce il quadro storico di riferimento soffermandosi anche sulle artiste troppo a lungo dimenticate. Una di queste è senza dubbio Claudia del Bufalo, una nobildonna romana il cui talento artistico è stato finora trascurato.
Le artiste donne meno note in mostra nel tour virtuale
Molta attenzione viene dedicata alla figura di Lavinia Fontana. Dalla grande tempra morale, acconsentì a sposarsi solo a condizione di poter continuare a lavorare. Tra la cospicua selezione di opere esposte, risaltano due soggetti mitologici: una “Minerva”, colta di sorpresa nell’atto di coprire le sue nudità, e una “Venere e Cupido”. Soggetti come questi, dall’alta carica sensuale, compaiono molto raramente nel corpus della artiste e denotano dunque la grande libertà conquistata da Lavinia.
Anche Elisabetta Sirani fu una donna dalla straordinaria tenacia, come testimoniano le impavide protagoniste che sceglie di ritrarre. L’artista infatti non si arrese all’impossibilità assistere alle lezioni di disegno dal vivo tenute all’Accademia del nudo e continuò, imperterrita, ad esercitarsi copiando dipinti, disegni e calchi in gesso presenti nello studio paterno. Lavorò senza sosta per ottenere i riconoscimenti che meritava, sia dai committenti che dai suoi colleghi uomini, ma i suoi sforzi vennero ripagati quando ottenne l’elezione a “maestra” dell’Accademia d’arte di San Luca.
Dopo questo grande successo decise di battersi per le altre donne, che come lei avessero voluto diventare professioniste dell’arte, e fondò una scuola d’arte tutta al femminile. Tra le sue allieve emerge la figura di Ginevra Cantofoli, una pittrice dal tocco talmente raffinato da trarre in inganno i più acuti critici d’arte. Una delle sue enigmatiche e seducenti giovani donne con turbante – la versione conservata alle Gallerie Nazionali Barberini Corsini – è stata addirittura attribuita al pennello al più grande maestro bolognese del ‘600, Guido Reni.
“Le Signore dell’arte” da Sofonisba Anguissola a Artemisia Gentileschi
La nobile e glaciale “Giuditta” di Fede Galizia, tra le opere di punta di questa nutrita rassegna pittorica, testimonia l’abilità di un’artista estremamente apprezzata e ricercata dai contemporanei per lo spiccato naturalismo della sua pittura. L’eroina dell’Antico Testamento – soggetto particolarmente amato dall’artista e riprodotto in altre tre versioni – indossa l’abito e i gioielli più fastosi che possiede per compiere la propria vendetta. È proprio su questi particolari che la pittrice concentra la sua lenticolare e minuziosa attenzione ai dettagli.
A chiudere “Le Signore dell’arte” è la carismatica figura di Artemisia Gentileschi, iconico esempio di consapevolezza e ribellione. La pittrice lottò strenuamente per conquistare la propria autonomia di artista rivaleggiando con i più importanti pittori della sua generazione. Riuscì finalmente a scrollarsi di dosso il suo passato tormentato. Nella biografia ideologica, che consegnò alla storia attraverso la penna del Bronzini, racconterà che la sua chiamata all’arte avvenne grazie ad un’opera dell’illustre Caravaggio. Si affrancò così dai suoi mentori che la avevano tradita e violata, ovvero il padre Orazio e il suo insegnante di prospettiva Agostino Tassi.
Queste e molte altre sono le storie raccolte e svelate dalla mostra. Storie di donne, di “imprenditrici”, di artiste, che riescono a smantellare il pregiudizio di una storia dell’arte moderna dominata da uomini.