
Il movimento artistico delle Avanguardie russe ha rivoluzionato l’arte russa dei primi del Novecento. Si è sviluppato a partire dal lascito dei movimenti culturali dell’Europa Occidentale ed è giunto ad esiti nuovi con pittori come Vasilij Kandinskij, Anna Goncharova, Aristarch Lentulov, Chagall ed altri. Ciò che li accomuna è la volontà di rompere con la tradizione accademica imperante, facendosi interpreti di una nuova sensibilità, di un mondo che stava cambiando. Esigenza anticipata dal periodo impressionista russo.
Le Avanguardie russe si collocano tra il 1890 e gli anni ’30 del Novecento. Furono attive durante la rivoluzione russa del 1917 e superate da un ritorno all’ordine dal realismo socialista e dall’ascesa di Stalin. Teatro di questo rinnovamento è stata la città di Mosca che nell’arte russa degli avanguardisti assume connotazioni magiche e sognanti. Quasi tutti i pittori si formano nella città e da essa traggono linfa vitale per le loro composizioni.
Una città magica e rarefatta. Mosca nell’arte russa delle Avanguardie
Mosca è stata un’antica colonia della Mongolia. Sin dalla sua nascita -che si fa risalire al 1147- è stata un importante crocevia di interessi e durante i secoli ha avuto diversi appellativi, volti ad indicare l’importanza storica della città. “Terza Roma”, “Città del primo trono”, “Città delle quaranta fortezze” e così via. È la città che più di ogni altra dell’immenso paese ha interpretato l’anima russa, la sua particolare spiritualità, difficile da definire in modo certo ed epigrafico.
I russi a primo impatto appaiono indecifrabili anche per via di una campagna di informazione distorta e diffusa dagli occidentali, in particolare dagli americani. Il filosofo Nikolaj Berdjaev, esponente dell’esistenzialismo cristiano, morto in esilio, li descrive in un passo denso e spietato.
«I russi sono un popolo forgiato dalla propria terra. Abitanti di un paese sconfinato e rude del quale sono prigionieri. La piana sconfinata, il clima rigido, la gente grigia, arcigna con la sua storia fredda e dolorosa… la vita russa schiaccia l’uomo finché di lui non rimane neppure una chiazza di umidità.»
Tra i pittori delle Avanguardie russe che hanno ritratto Mosca, un posto di primo piano spetta a Vasilij Kandinskij di cui si ricordano i dipinti: “Mosca 1”, “Mosca 2” e “Smolensky Boulevard”.
«Mosca è stata il punto di partenza della mia ispirazione di pittore.» – Vasilij Vasil’evič Kandinskij
L’arte russa delle Avanguardie. “Mosca 1” e “Mosca 2” di Vasilij Kandinskij
“Mosca 1” di Kandinskij si avvicina allo stile impressionista per l’accostamento di macchie di colori puri e molto vivaci nel delineare la città e i suoi elementi. Tratteggia il tramonto che cala su Mosca, donando una particolare luce ai palazzi, i grattacieli e i ponti. Al centro si possono notare due figure, forse una coppia di innamorati, che contemplano la scena da una collinetta. I colori al centro sono prevalentemente due. Il giallo trasmette un’idea di positività, mentre il verde dona un senso di calma e di pace. La scelta dei due colori è fondamentale per interpretare il quadro, infatti, secondo Kandinskij i colori sono in grado di suscitare emozioni nell’osservatore. Qui l’intenzione è quella di sprigionare gioia e vitalità. Vasilij Kandinskij amava il momento in cui il sole tramonta e «fonde l’intera Mosca in un punto, che come un tubo folle fa vibrare tutti i cuori».
Anche in “Mosca 2” Kandinskij fa uso di colori molto brillanti. È stato eseguita con una tecnica e una scelta accuratamente organizzate. Tutte le figure e gli avvenimenti siano attirati magneticamente verso il centro dell’opera, in un eterno movimento non frenetico, ma semplicemente vivo e continuo. Il dinamismo trabocca dalla luce del tramonto, presagio di cambiamenti.
In altre opere del pittore russo, la città è ritratta in primo piano o sullo sfondo, come nel dipinto “Dama a Mosca” di Kandinskij che ne esalta i luoghi particolari. L’atmosfera di Mosca è sempre fiabesca e allo stesso tempo tangibile, verosimile.
«Nostra madre Mosca dalle pietre bianche e dalle cupole d’oro. Mosca… la sua complessità, la sua dualità, la sua straordinaria mobilità, le contraddizioni e il guazzabuglio di quegli aspetti esteriori formano in definitiva la peculiarità e l’unicità del suo volto.» – Vasilij Vasil’evič Kandinskij
I pittori russi delle Avanguardie. “Inverno a Mosca” di Anna Goncharova
Anna Goncharova è un’altra grande artista dell’epoca. Donna trasgressiva ed emancipata, originale. Amava camminare per la città di Mosca con dei segni tribali e misteriosi dipinti sul volto. Fu costretta poi, come la maggior parte dei pittori russi avanguardisti, a trasferirsi a Parigi. Il dipinto “Inverno a Mosca” di Anna Goncharova celebra la città racchiusa in un angolo della vecchia Mosca, sotto la coltre dell’inverno.
L’inverno è nevoso e gelido. I tetti delle case, i ciuffi degli alberi: tutto è sepolto dalla neve. Lungo la strada ci sono un cavallo attaccato ad una slitta leggera, una signora sulla slitta e un cocchiere per strada. Bellissime le ombreggiature del blu serale che cadono sulla neve bianca e le spruzzate di rosa che indicano il preliminare del tramonto. Sembrano aumentare il gelo in cui tutto è avvolto.
L’arte dei pittori russi delle Avanguardie, come avviene anche in varie altre città europee, non soddisfa il tradizionale concetto del quadro come finestra sul mondo, e acquista nuove connotazioni. Nel mondo che viene ora dipinto non si trova nulla di stabile. Ci sono vuoti, tuffi e buchi neri. È un mondo fluido di energie incomprensibili. Le cose sembrano cadute dal loro posto, si sono fatte a pezzi e vengono ricreate in modo completamente diverso.
La Mosca sognante e mirabile di Aristarch Lentulov
Aristarch Vasil’evič Lentulov dipinge una Mosca cubofuturista. Le cattedrali si staccano da terra e vanno a ballare. Mosca è invasa dai colori vividi, come nel dipinto “Mosca-Mosca” di Aristarch Lentulov, “La cattedrale di San Basilio” o “Firmamento”. Il quadro non ha più bordi nè volumi, le immagini sono giustapposte senza profondità e riempite di tonalità cromatiche. Concentrazioni di colori invitano lo spettatore a immergersi in questo abisso vivo. La dinamica cromatica di Lentulov invita a sentire la misteriosa energia pulsante che muove le chiese e i muri della città.
I pittori dell’Avanguardia russa ritraggono la città in modo fantastico. È diversa dai paesaggi realisti dell’arte precedente, quando la vita non schiacciava l’uomo. Ora Mosca diventa un posto incantato in cui magari incontrare i personaggi di un libro fantastico, come “Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov. Ci si imbatte in Woland, ad esempio, il diavolo in persona con i suoi aiutanti e il gattone nero Behemoth, in grado di camminare sulle zampe posteriori, di parlare e agire come un umano. In questa versione della città, finalmente ciascuno è libero di pensare come vuole e l’artista può ricreare a suo piacimento una Mosca diversa, magica, un miraggio da fiaba, un posto che fluttua e cambia costantemente.
E come avviene per il lettore del romanzo, anche nel caso dell’arte russa delle Avanguardie si ha l’impressione che la realtà “transfisica”, diventi più reale della realtà fisica. In un mondo di individui meschini, pavidi, carrieristi, prepotenti, di funzionari corrotti e impostori -come per lo più vengono descritti da una certa letteratura gli abitanti della città-, Mosca diventa fluida e sognante, un miraggio in cui coltivare aneliti di libertà.