
La scena ritratta da Pierre-Auguste Renoir (1841-1919) è quella di un ballo popolare all’aperto ambientato al “Moulin de la Galette”, un vecchio mulino abbandonato posto alle alture di Montmartre, il pittoresco quartiere settentrionale di Parigi. Realizzato nel 1876 in olio su tela, fu esposto l’anno successivo alla terza esposizione impressionista. Oggi è conservato nel Musèe d’Orsay.
‘Moulin de la Galette’ di Renoir
Il nome del locale si riferisce al prezzo dei dolcetti che venivano offerti come consumazione compresa nel prezzo di ingresso di 25 centesimi. Il quadro si svolge en plein air, all’aria aperta, facendo posare amici, amiche e qualche modella scelta tra le frequentatrici abituali del luogo, mentre la riorganizzazione degli schizzi colti sul posto si svolge in atelier. I colori di Renoir sono mobili e brillanti, in continuo e mutevole rapporto reciproco, e sempre sensibili alla luce del sole, elemento determinante all’interno delle sue opere.
«Le ombre non sono nere» ripeteva al riguardo, «nessuna ombra è nera. Ha sempre un colore. La natura conosce soltanto i colori: il bianco e il nero non sono colori.»
L’artista cerca di suggerirci non solo il senso del movimento, difficile da afferrare, ma anche il ritmo avvolgente, lo stato d’animo collettivo e la gioia sui volti di un gruppo di persone durante un pomeriggio di festa. Suo fratello Edmond ce lo presenta così.
«L’aria pensierosa, sognatore, malinconico, la fronte curva.»
“Moulin de la Galette” di Renoir dà risalto ad ogni dettaglio: a partire dall’eleganza e dalle fogge degli abiti, per arrivare ad una pettinatura, ad un cappellino, ad una cravatta oppure ad un piccolo ornamento. In questo modo studia l’intensità e le variazioni della luce che filtrano a fatica al di sotto degli alberi, creando fantasiosi giochi di luce sugli indumenti e sulle superfici degli oggetti.
Il ballo di Renoir, un dipinto allegro e bello
La straordinaria grandezza del Renoir impressionista si deposita nel gusto innato per l’arte e per la natura. Affascinato sin da bambino dalla luce e dagli effetti di colore che essa sa creare, per lui la pittura è gioia di vivere, capacità di stupirsi ogni giorno di fronte alle meraviglie del mondo, facendosi travolgere dalle emozioni e dal sentimento che è in grado di suscitare dentro ognuno di noi.
«Se non mi divertisse», diceva allo stupito Charles Gleyre, «la prego di credere che non dipingerei affatto.»
La pittura dell’artista è inizialmente più incline al paesaggio, ma ben presto si orienta in modo decisivo verso il ritratto e la rappresentazione di soggetti umani. Proprio in “Moulin de la Galette” di Renoir notiamo che la forma e il colore diventano un tutt’uno, il contrasto tra luci e ombre, i toni caldi e quelli freddi. Ciò si coglie ad esempio nelle due coppie danzanti a sinistra: i vestiti delle ragazze spiccano contro gli abiti maschili per il diverso tono di luminosità e chiarezza. Non esiste un soggetto principale, nessuna figura è isolata. La raffigurazione è inserita in una dolce e piacevole composizione uniforme, grazie a cui la profondità prospettica domina l’intera scena rispetto al disegno, che invece occupa un ruolo marginale.
“Per me, un dipinto deve essere una cosa amabile, allegra e bella, sì, bella. Ci sono già abbastanza cose noiose nella vita senza che ci si metta a fabbricarne altre. So bene che è difficile far ammettere che un dipinto possa appartenere alla grandissima pittura pur rimanendo allegro. La gente che ride non viene mai presa sul serio.” – Pierre-Auguste Renoir
Nel 1919 l’artista sente la fine avvicinarsi e se ne dispiace perché confessa che proprio allora, a settantotto anni: «comincio a saper dipingere». La notte del due dicembre di quello stesso anno, dopo aver chiesto una matita per tracciare l’ultimo disegno, si assopisce e muore per arresto cardiaco.