Notte di Correggio, Adorazione dei pastori. La Natività trafigge il buio

“Adorazione dei pastori” di Correggio. Analisi e storia di una Natività santa e notturna

La “Notte” di Correggio (chiamata così in contrapposizione al “Giorno”) è conosciuta anche come la “Natività” o l'”Adorazione dei pastori” di Correggio -al secolo Antonio Allegri-. È in assoluto uno dei suoi dipinti più celebri, databile al 1525-1530 circa. Si trova oggi nella “Gemäldegalerie” di Dresda. L’adorazione dei pastori è un tema ricorrente nell’arte italiana del 500, trattato dal pittore con eleganza, maestria e perfezionismo, forte dell’impronta che i grandi Maestri avevano lasciato negli anni della sua formazione, come Andrea Mantegna, Leonardo e Raffaello.

La “Notte” di Correggio si contrappone al “Giorno”

Nel 1530 Correggio realizzò importanti pale d’altare, esprimendo una sensibilità raffinata, attenta alla morbidezza del modellato come agli elementi compositivi. Spicca l'”Adorazione dei pastori”, nota anche con il titolo “Notte” per le tinte crepuscolari. A questa è legata da una parentela stilistica e contrapposta per nome e colori, la “Madonna di San Gerolamo”, nota anche come il “Giorno” e caratterizzata da una piena luminosità.

Un’accurata descrizione della pala di Dresda (“Adorazione dei pastori”, ndr)  si trova nelle parole colme d’ammirazione delle “Vite” di Vasari.

«È in Reggio medesimamente una tavola, drentovi [che presenta] una Natività di Cristo, ove partendosi da quello uno splendore, fa lume a’ pastori e intorno alle figure che lo contemplano; e fra molte considerazioni avute in questo suggetto, vi è una femina che volendo fisamente guardare verso Cristo, e per non potere gli occhi mortali sofferire [sopportare] la luce della Sua divinità, che con i raggi par che percuota quella figura, si mette la mano dinanzi agl’occhi, tanto bene espressa che è una maraviglia. Èvvi un coro di angeli sopra la capanna che cantano, che son tanto ben fatti che par che siano più tosto piovuti dal cielo che fatti dalla mano d’un pittore.»

La “Natività” del Correggio. Descrizione di un miracolo

La scena descritta da Vasari è quella di una semplice Natività. A sinistra un pastore giovane invita l’altro a inginocchiarsi, al suo fianco una donna cerca di riparare gli occhi dal potente raggio di luce emanato dal Bambino Gesù. A destra emergono a malapena dall’oscurità della notte, il bue e i due fanciulli. Giuseppe con fare di padre protettivo cerca di proteggere suo figlio, opponendo resistenza all’asino che tenta di affasciarsi sulla culla.

Mentre dall’alto si cala un gruppo di angeli dalle vesti color rosa, l’intera scena della Natività di Correggio si svolge al centro. Gesù Bambino è adagiato nudo nella mangiatoia e dal suo corpicino innocente è irradia una luce calda e forte, centrale nell’opera e a cui nessun altro personaggio riesce a sottrarsi. È la luce della speranza, un atto d’amore che Gesù rivolge agli umili, ai poveri e agli emarginati della società. Lo stesso amore che Maria, donna e madre, custodisce verso suo figlio.

Maria ha occhi solo per lui, la Vergine è la sola che può guardare direttamente il bambino senza temere l’alone di luce che da lui si diffonde. Anzi, è lei stessa partecipe nella sua santità . In un ardito impianto compositivo, il suo volto dolce e tenero risplende fra le tenebre di uno scenario dove l’amore divino si unisce allo stupore dei volti.

È la notte in cui il figlio di Dio è venuto al mondo per donare amore a chi amore non ne ha. È lui a ricordare che una speranza può sempre esistere per fare luce, anche nelle notti più buie. L’abbraccio di Maria è tanto caldo da avvolgere anche lo spettatore, rendendolo partecipe di questo avvenimento così emozionante.

L'”Adorazione dei pastori” tra meraviglia e prospettiva

Correggio descrive tutta la scena della Natività attraverso molteplici particolari “di meraviglia”, espone la bellezza del miracolo che avvenne in quella lontana notte d’inverno. Sono questi dettagli accurati che hanno fatto l’immensa fortuna dell'”Adorazione dei pastori”, assai originale ed emozionante.

“Adorazione dei pastori” di Correggio mostra un perfetto dominio del virtuosismo prospettico. Il senso del colore è morbido e sensibile, non comune. È steso in modo leggero, senza stacchi netti tra figura e figura, come un continuum sfiorato da radenti ombreggiature chiaroscurali. Anche la narrazione appare fluida, le singole figure perdono la propria individualità, per concorrere, tutte insieme, all’aspetto corale della decorazione.

Anche per la realizzazione di quest’opera, Correggio utilizza il disegno preparatorio ma, a differenza dei maestri del 500 fiorentino, lo fa solo e strettamente in funzione preparatoria: mai come forma espressiva autonoma. Era infatti solito realizzare un bozzetto per ogni figura con lo scopo di ottenere un giusto equilibrio di forme e proporzioni.

Carraggio, innovatore di stile e precursore del Barocco

Correggio si allontana decisamente dalle “regole” 400esche, ponendo i presupposti per lo sviluppo della grande decorazione barocca. Apre ulteriori sviluppi alla ricerca luministica dell’arte italiana, attraverso la riproposta sua e, successivamente, di Caravaggio. Il modo intimo e delicato con cui affronta questo tema, tocca il cuore dello spettatore.

Non a caso moltissimi pittori, sia italiani che stranieri, si recarono a Reggio Emilia per ammirare la sua Natività. La “Notte” di Correggio venne vista da Velázquez che doveva acquistarla per il re di Spagna, ma soprattutto la ammirò il pittore fiammingo Rubens che trasse ispirazione per la “sua” di “Adorazione dei pastori”.

Perchè si intitola “Adorazione dei pastori” di Correggio? Dal Vangelo di Luca

«C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.» – Vangelo di Luca 

L’adorazione dei pastori è un evento della vita di Gesù descritto soltanto nel Vangelo di Luca (2,8-20). L’episodio narra di un angelo che apparve improvvisamente a dei pastori intenti a sorvegliare il loro gregge. Presi da un grande spavento, presto si tranquillizzarono ascoltando l’annuncio della nascita del Salvatore dell’umanità, Gesù. Per conoscerlo, i pastori si sarebbero dovuti recare a Betlemme, dove avrebbero trovato un bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia. Ed ecco sopraggiungere un gruppo di angeli cantando le parole:

«Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama.»

Le persone che ascoltavano i pastori si meravigliavano di quello che dicevano.

Curiosità sulla committenza

L'”Adorazione dei pastori” di Correggio venne commissionata nel 1522 da Alberto Patroneri per collocarla sull’altare della cappella di famiglia -dedicata alla Natività di Cristo- lungo la navata destra della Basilica di San Prospero di Reggio Emilia. Qui il dipinto è rimasto custodito fino alla metà del Settecento, per poi essere venduto nel 1745 da Francesco III d’Este all’elettore di Sassonia Federico Augusto II. Da allora tutt’oggi è conservato presso la Gemäldegalerie di Dresda.

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