
Chi è questa donna così elegante, fasciata in un lungo abito nero dalla scollatura profonda che avanza con disinvoltura e sembra illuminare l’atmosfera intorno a sé? Si tratta del “Ritratto di Mademoiselle de Nemidoff” di Giovanni Boldini, cantante lirica dell’Opera di Parigi, nota per il suo singolare fascino. Le cronache dell’epoca la descrivono come una donna fiera, scostante e audace, simbolo di quella leggendaria bellezza parigina di inizio Novecento. Ma Vera raggiunge il successo, diventa immortale e passa alla storia non per le sue qualità canore, ma per essere stata immortalata sulla tela, rappresentate delle donne della Bella Époque.
“Ritratto di Mademoiselle de Nemidoff” di Giovanni Boldini. Bellezza ed emancipazione
L’insieme di linee spezzate e pennellate istintive ha dato vita ad uno straordinario ritratto a figura intera eseguito nel 1908: il “Ritratto di Mademoiselle de Nemidoff” di Giovanni Boldini. Vera Nemidoff era una certa celebrità negli ambienti dell’opera parigina nei primi anni del ‘900. Anche se era più nota per la sua bellezza che per la sua voce, rappresentava un modello di charme, raffinatezza ma anche di emancipata disinvoltura.
Sulla tela appare quindi una diva fatale e distante. Lo sguardo fiero, i cappelli raccolti per mettere in risalto i lineamenti del volto. La scollatura audace, le braccia e le mani, a prima vista prive di gioielli, danno l’idea di una femminilità libera da ogni obbligo. Le bianchissime spalle che disegnano l’ampio décolleté sono in forte contrasto con l’abito nero – colore prediletto dal pittore e disegnato quasi come una decorazione -. Il colore così tenebroso diventa poi una leggerissima trasparenza sulle braccia, quasi a liberarle e sprigionandole di energia. Il lusso che traspare dall’outfit di alta moda è perfettamente abbinato alla spensieratezza della Belle Époque di cui Parigi fu la capitale. Nessuna delle donne che si incontrano oggi sembrerebbe così emancipata. Mademoiselle de Nemidoff infatti ha l’aria di aver vissuto intensamente e cela dietro quell’eleganza una libertà che è un privilegio di poche donne.
E poi ecco tutti gli elementi che fanno della tela un ritratto in movimento: la posa dinamica che anticipa una sinuosa movenza, l’apparente noncuranza con la quale cerca di trattenere la stola di pelliccia – che sembra quasi cadere per terra trascinata dal peso – e infine il passo della donna stessa simile a quello di danza. Sembra che ci sia la volontà di sottolineare la predisposizione delle donne di spettacolo a muoversi con disinvoltura, mantenendo però sempre un certo distacco che rimarca l’irraggiungibilità del personaggio, il suo snobismo. Tutto ciò è visibile a chiunque osservi il ritratto. Anche se navigando nella rete si riescono a rintracciare foto vintage della seducente cantante lirica, queste non emozionano quanto la superba tela del Boldini.
Le donne di Giovanni Boldini dipinte a “sciabolate”
Il talento di Giovanni Boldini fu palese sin dall’infanzia. Si dice che ancor prima di scrivere imparò a disegnare. Alto poco più di un metro e 50, amò il lusso della classe aristocratica e le belle donne che difficilmente resistevano al fascino della sua personalità. Visse molto intensamente, entrò nei migliori salotti della città, diventando il ritrattista preferito di tutta l’alta borghesia e nobiltà parigina. Si introdusse negli ambienti più esclusivi ottenendo un benessere economico che susciterà non poche invidie tra i suoi colleghi.
Le donne furono tra i suoi soggetti preferiti, ne riuscì ad esaltare la bellezza, svelandone l’anima più intima e misteriosa. Le raffigurava in un modo quasi “provocatorio”, piene di sensualità ma anche consapevoli del desiderio che suscitano nell’immaginario maschile. Erano donne forti di una femminilità che era allo stesso tempo seduttiva e disorientante. Indossavano vestiti eleganti e alla moda, simbolo di un’emancipazione che azzardava sempre di più. Le sue figure femminili erano sicure di sé, forti e determinate ad affermarsi nella vita e nella società.
I suoi sono stati definiti “ritratti in movimento” perché non amava definire i contorni. Nonostante ciò era talmente abile da riuscire magicamente a valorizzare quegli abiti come delle scariche elettriche. Le pennellate vigorose e dinamiche, le famose “sciabolate” sono il tratto distintivo della sua pittura, attraverso cui esaltava la sinuosità di quei corpi femminili e l’impalpabile consistenza dei tessuti. In un’intervista rilasciata 1926, Gaetano, fratello del pittore, parlava così a proposito dello stile pittorico di Giovanni.
«Molto strano era il suo dipingere, giacché egli non faceva posare il modello ma voleva che si muovesse dinanzi a lui per imprimere i tratti vitali con maggiore evidenza sulla tela.»