“The fallen Angel – L’angelo caduto” di Alexandre Cabanel è un quadro fortemente significativo, profondo ed evocativo. Riesce a suscitare un notevole impatto nei confronti di chi lo osserva. Realizzato in olio su tela nel 1847, all’apice della sua carriera artistica, esprime un modo di voler fare pittura completamente realistico e decisivo nella raffigurazione dei sentimenti umani. Cabanel ritrae l’angelo in una composizione che rende evidente la chiara influenza dello stile dell’art Pompier nella sua visione e nella sua mentalità. Oggi è conservato all’interno del Museè Fabre di Montpellier, in Francia, luogo della nascita dell’artista.
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“The fallen Angel” di Alexandre Cabanel immortala Lucifero nell’esatto momento della sua caduta
Il dipinto immortala l’esatto momento in cui dal risentimento e dal dolore nasce la ribellione nell’angelo caduto dal cielo – si tratta proprio del ribelle per eccellenza, Lucifero -. Il corpo possiede una perfezione classicheggiante, non a caso il libro del profeta Ezechiele Lucifero lo descrive «perfetto in bellezza». Le ali si adagiano eleganti al suolo, senza forza di volare, senza vigore, spente. Invece il braccio destro copre parzialmente il viso in un gesto di protezione o forse di minaccia.
Ciò che colpisce maggiormente e lascia un punto di domanda non è il quadro della sua interezza, ma il perché Alexandre Cabanel abbia voluto dare questa espressione al volto all’angelo. Uno sguardo pieno di rabbia e di indignazione sconvolge lo spettatore. La caduta di Lucifero è accentuata da un’atmosfera tesa e pungente accentuata da alcuni piccoli gesti e dettagli. La posizione scomoda assunta dalla figura, con la schiena poggiata su una roccia, mostra un corpo carico di vibrazioni negative e sul punto di colpire qualcosa o qualcuno. Anche la posizione degli arti e il tono della muscolatura inducono quasi una sorta di violenza, una reazione furiosa nei confronti di un gesto imperdonabile.
Sul viso angelico de “L’angelo caduto” fiammeggiano occhi piedi di dolore ed odio
Alexandre Cabanel ha reso gli occhi de “L’angelo caduto” i veri protagonisti dell’opera d’arte. Sembrano voler dire tutto ciò che bisogna sapere. Sono struggenti, carichi di ira e agitazione. Ma lo stesso sguardo, per quanto possa essere colmo di collera, non può mentire e non riesce a nascondere una grande quantità di dolore e sofferenza. Le lacrime tradiscono l’angelo, incapace di trattenerle, e scendono senza freno facendo da contrasto al rosso iracondo degli occhi. Uno sguardo umano, non più angelico, si staglia sul viso perfetto dell’angelo caduto. Sembra urlare che no, Lucifero non è sul punto di arrendersi, al contrario, è sul punto di alzarsi e ribellarsi con tutte le sue forze scatenando una tempesta carica di furore.
I particolari, mai come in questo dipinto, assumono un ruolo fondamentale, descrivono la forte carica espressiva che inevitabilmente travolge lo spettatore. La rifinitura della lacrima è tanto precisa da renderla simile ad una goccia di cristallo che scende lungo il viso delicato di Lucifero, l’Angelo Caduto. L’incarnato perfetto e arrossato dal pianto incornicia un limpido e cristallino occhio azzurro in contrasto con le sopracciglia spesse e dure. La capigliatura dai boccoli dai riflessi ramati richiama il rossore degli occhi, ma nell’insieme i colori non vengono messi particolarmente in risalto ed entrano pienamente in simbiosi con il contesto dominante della scena.

Uno sguardo carico d’odio, oppure carico di dispiacere e completamente scarico di fiducia e amore verso il padre. Lo stesso padre che potrebbe aver rifiutato suo figlio per il pensiero diverso (non avverso) da quello di suo padre. Padre esperto di anni incalcolabili, con grandi poteri. Spesso il primogenito maschio riceve tante caratteristiche del padre, ma essendo più giovane può svilupparle diversamente e, perché no, anche meglio. Cacciato dal paradiso, forse per precauzione oppure per paura d surclassare “l’onnipotente”, si ritrova in un mondo creato da qualcuno che l’Ha cacciato. Privandolo di qualcosa che avrebbe potuto renderlo un angelo migliore, non per forza un dio migliore. Quest’argomento che Lucifero volesse a tutti i costi spodestare il padre può anche aver senso, ma al giorno d’oggi si può anche tentare un altro punto d vista, quello del figlio che, sì, supera il padre ma senza oscurarlo; perché cosciente che senza d esso sarebbe privo di capacità e poteri. In particolar modo di una guida (seppur involontaria) o di un cammino già percorso da poter analizzare con nuovi occhi e, se necessario o ritenuto tale, cambiato e migliorato.
Mi rivolgo ad anonimo si vede che non hai letto il libro di Dio la bibbia, Lucifero era l’angelo più bello della creazione il suo corpo era pieno di pietre preziose, e doveva essere un portatore di luce. Ma nel momento in cui vide l’opera che Dio fece della creazione lo voleva Lucifero lo voleva spodestare e prendere il suo posto in tutto. È come se tuo figlio vuole gestire tutto su un lavoro tuo che hai fatto non credo sia bello non credi
C’è in questo sguardo tutto ciò che riguarda il rapporto fra bene e male, non nel Diavolo, ma in Dio. C’è l’assurdità, finta, della predestinazione e del libero arbitrio.
C’è la consapevolezza dolorosa dell’onniscenza di un Creatore che finge di non sapere ciò che ne sarà delle sue creature, compresa la loro disobbedienza al fine della realizzazione di un Disegno volutamente misterioso.
La teorica è tutta in quella lacrima.
Gli occhi dell’Angelo caduto mi fanno venire in mente l’espressione di un qualunque Caino nel momento in cui scopre che il padre preferisce il fratello a lui. Questo dolore così bene espresso nel quadro, nascendo dalla lacrima si fa subito profondo dietro gli occhi perché nessuno lo veda. Avanti a sé Caino ha il fratello, colui che ruba l’amore del padre. Quel dolore si fa più profondo a cui corrisponde il segno sulla fronte che lo salva: “non mi potete toccare ma sempre in fronte questo segno sta, come uno sfregio, come un angelo caduto dal cielo a cui un’aquila giorno e notte rode il fegato”.
Personalmente credo che Lucifero abbia ragione. Lui rappresenta il figlio ribelle, non compreso dal padre, che è stato buttato e condannato a gestire l’inferno per sempre. Dio è nel torto
L’angelo caduto è convinto d’essere nel giusto, la sua rabbia non deriva tanto dall’essere stato sconfitto ma dal fatto che si rende conto d’essere più debole e di non poter vincere.
La sua convinzione è tale che se potesse si ribellerebbe ancora, pur sapendo di perdere.