L’architettura del paesaggio per l’ecosostenibilità e la natura

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A partire dalla rivoluzione industriale la società occidentale ha subito un progressivo processo di urbanizzazione che, in particolare nel primo mondo, ha ridotto in maniera sempre più significativa i contatti con la natura. Proprio dalla necessità di risolvere questo problema è nata una branca dell’architettura che si occupa di bio-sostenibilità, l’architettura del paesaggio, detta anche architettura verde o architettura sostenibile. L’architetto che lavora in questo campo si contrappone all’urbanista soprattutto perché oltre alla comodità e all’efficienza, vuole realizzare un progetto non solo esteticamente bello, ma anche eco-sostenibile.

Architettura del paesaggio e la “città foreste” cinese

I paesi orientali sono stati avanguardisti in questo senso, incentivando l’architettura del paesaggio in tempi non sospetti. Hanno da molto tempo ormai cominciato a sviluppare un’architettura che potesse mettere in relazione l’esigenza di vivere in un centro urbano, con quella di ritornare ad avere un contatto più rispettoso con la natura circostante, a favore di una vita più salubre. Proprio la Cina si è valsa del lavoro di numerosi architetti italiani, come lo studio Stefano Boeri Architetti, per costruire una “città foresta” di circa 30.000 persone lungo il fiume Liujiang, a sud del Guangxy.

Questo sorprendente progetto di architettura verde prevede tra appartamenti, uffici, alberghi, ospedali e scuole, almeno un milione di piante e 40.000 alberi, capaci di assorbire circa 10.000 tonnellate di CO2 e 57 tonnellate di polveri sottili in un anno, producendo 900 tonnellate di ossigeno. Per l’approvvigionamento energetico verranno usati pannelli solari e per il condizionamento estivo impianti geotermici. Un’iniziativa encomiabile che porta vantaggi su molti fronti.

L’Italia sul podio ai Mondiali dell’Architettura sostenibile

In Italia è partita da piccole serre sui balconi ed ha portato alla creazione di piccoli spazi verdi all’interno dei centri urbani, che permettono di produrre modeste quantità di cibo biologico per l’uso personale a km 0. La coltivazione di lotti di terra in luoghi urbani pubblici è diventata una necessità, favorendo non solo l’aggregazione sociale, ma soprattutto la produzione di alimenti sani. La crescita dell’attenzione rivolta alle aree green in città, ha di certo aiutato lo sviluppo dell’architettura sostenibile nostrana.

È proprio una casa italiana ad aver vinto nel 2014 i Mondiali dell’Architettura Verde. La competizione “Solar Decathlon” è stata promossa dal dipartimento di energia degli USA, tenutisi alla reggia di Versailles. Il primo posto è andato a RhOME for DenCity”. Il progetto mirava a far vivere più persone in poco spazio, senza rinunciare alla comodità, e a ridurre le emissioni inquinanti dei gas serra. In pratica un’idea per abbattere le spese e aumentare il benessere, senza rinunciare alla cura del design.

Il prototipo ha visto impegnate diverse imprese ecologiste italiane, che hanno approvato diverse idee nel campo dell’architettura sostenibile: Valcucine, che ha utilizzato intelaiature leggere e completamente riciclabili; Rubner, per la costruzione di case in legno con tecnologie avanzate; Daikin per le pompe di calore che utilizzano un gas refrigerante con un effetto serra inferiore a quello tradizionale. Invece Bright Materials ha fornito mattonelle che si ricaricano con la luce solare durante il giorno e si illuminano durante la notte; mentre la Solbian si è occupata dei pannelli fotovoltaici e flessibili ad alta frequenza.; l’isolamento dell’edificio sarebbe garantito dalle pareti foderate di sabbia, che eliminano qualsiasi spreco di energia.

Un progetto ambizioso e a portata di portafoglio

Quest’opera di architettura del paesaggio è riuscita a surclassare le più qualificate università del mondo, tra le quali anche “l’École Supérieure Nationale d’Architecture di Nantes”, gli olandesi della “Technical University”. Ma partecipavano alla competizione anche anche Stati Uniti, Costa Rica, Danimarca e Giappone. In tutto 20 squadre da 16 differenti paesi.

La carta vincente di questa struttura durante la competizione di architettura sostenibili, è stata senz’altro la sinergia di tutte le componenti del progetto. Ma un ruolo non indifferente hanno avuto anche i prezzi contenuti, come specifica Chiara Tonelli, docente di architettura a Roma Tre e leader della squadra che ha realizzato il progetto:

«Abbiamo puntato a costruire non un sogno per pochi, ma un edificio sobrio, che si può replicare a prezzi contenuti, fornisce molta più energia di quella che consuma e stimola attività di vicinato rafforzando la coesione sociale.»

Considerato il tasso d’inquinamento attuale e tutte le conseguenze climatiche che comporta, non possiamo che augurarci una crescita degli investimenti e un aumento di interesse verso l’architettura sostenibile.

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