Secondo la filosofia storica è virtuoso chi fa uso della ragione perchè non si fa trascinare dalle passioni. È così che deve apparire chi deve governare, sapiente e virtuoso, immune al vizio delle passioni. Su questa tesi stoica si fondò il disegno politico di Augusto, princeps –primo fra gli altri- non per autorità di forza, ma per autorità morale e razionale. Ed è questo il principio che Augusto chiese all’arte del suo tempo nel rappresentarlo, come nel caso dell’Augusto di Prima Porta.
Non a caso il periodo che lo vide al potere è noto come Pax Augustea, per il tempo di prosperità e di pace che seppe concedere ai cittadini romani. Il suo programma, oltre a provvedere al sostegno delle attività economiche, si concentrò su una vasta costruzione di monumenti e spazi pubblici, che restano ancora oggi nella storia come simboli della sua personalità e politica. Nascono così i molti ritratti di Augusto, fra cui quello di Prima Porta.
Dal “Doriforo” di Policleto all’“Augusto di Prima Porta”. L’apologetica statuaria romana
“Augusto di Prima Porta” è conservato oggi nei Musei Vaticani. La scultura è stata rinvenuta nel 1863 nella Villa di Livia (moglie di Augusto), che si erge a Roma, precisamente a Prima Porta, appunto.
“Augusto di Prima Porta” rappresenta Augusto imperator, nelle vesti di comandante dell’esercito e nell’atto di arringare le truppe. La posizione del corpo ricorda quella delle statue greche, come il “Doriforo di Policlèto”, ma il braccio destro si protende in alto ad accompagnare la parola con il gesto, sottolineandone la superiorità dell’imperatore mentre arringa i soldati.
C’è da dire che la scultura romana si basava su quella greca, rielaborandone i modelli e adattandola a nuovi significati. Per i greci l’uomo ideale si ricercava nella perfezione fisica e intellettuale. Da questa riflessione si può capire il motivo per cui la classica raffigurazione scultorea dell’eroe lo prevedeva nudo. Il corpo è perfetto e non ha bisogno di essere coperto da armi, perchè la sua forza risiede nell’animo. La nudità ha una forma perfetta, non perfettibile, quindi immutabile ed eterna, mentre le vesti (civili o militari) sono contingenti, transitorie. Per i romani, invece, la perfezione era rappresentata dal ruolo sociale della persona. Per questo motivo la statuaria romana preferisce vestire i corpi per meglio identificarli. L’uomo era concepito nel suo ambiente e nella sua storia, nel tempo in cui viveva: hic et nunc («qui e adesso»), diceva Lucrezio.
La figura dell’imperatore, dunque, ha una funzione educativa e attraverso questa si cercava di creare una forma di timoroso rispetto nei cittadini. La calma che emana la statura e il volto di Augusto, trasmettono l’idea di un dialogare pacato ma rigoroso, logico e persuasorio. In questa statua si afferma quel principio politico di Augusto che già abbiamo cominciato a delineare: primo fra uomini liberi, non per dispotismo, ma per logica razionale. L’imperatore Augusto presentato come inesorabile nella difesa dello stato, nella difesa della moralità pubblica e privata, ma mite, clemente, pronto al perdono.
«Ho combattuto più volte, in tutto il mondo, in terra e sui mari, guerre civili ed esterne e, vincitore, ho risparmiato tutti i cittadini che mi chiesero grazia» – “Res gestae divi Augusti”, Augusto
“Augusto di Prima Porta”. Significato, analisi e descrizione
Il volto appare concentrato intensamente, gli occhi profondi incutono soggezione a tal punto da indurre gli interlocutori ad abbassare lo sguardo. Il braccio destro si alza in segno di superiorità, mentre il sinistro è piegato per sorreggere il panneggio morbido del mantello (paludamentum) che circonda la vita dell’imperatore. La mano sinistra in origine doveva probabilmente reggere lo scettro del comando o forse una lancia, ad oggi perduta.
L’appoggio dell’imperatore è sulla gamba destra, mentre la sinistra e leggermente piegata. Di fianco alla gamba destra è presente un puttino che funge anche da supporto tecnico reale e concreto per la statua. Si tratta di Eros a cavallo di un delfino, entrambi rappresentano un collegamento alla dea Venere. Se infatti Eros ne era il figlio, il delfino si collega alla nascita della dea dalla spuma del mare. Tale collegamento è attribuibile ad Augusto in quanto appartenente alla gens Iulia, che si riteneva discendesse da Venere in quanto madre di Enea, a sua volta padre di Ascanio e Iulo.
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“Augusto di Prima Porta” è sicuramente posteriore al 20 a. C., anno della restituzione delle armi di Crasso. Se è esatta l’identificazione delle due figure femminili della Germania e della e della Pannonia, può essere collocata poco dopo l’8 a. C.
Cosa rappresenta la corazza di “Augusto di Prima Porta”?
Estremamente importante è la complessa figurazione della corazza (sotto la quale indossa una tunica corta militare). Si può riconoscere sulla sua superficie in alto la personificazione del Cielo e in basso la quadriglia del Sole in un armonico rapporto formale. I cavalli si impostano spazialmente, preceduti dalle figure dell’Aurora e della Luna. Al centro è rappresentato un episodio storico del 20 a. C. Sono restituite nelle mani di un generale romano le insegne tolte nel 53 a. C. a Crasso sconfitto e ucciso dai Parti. Il generale -raffigurato con ai piedi un cane o probabilmente un lupo, simbolo per eccellenza di Roma- è probabilmente Tiberio, visto che proprio lui partecipò alla campagna partica. Ma potrebbe trattarsi anche dello stesso Augusto.
Ai lati due meste figure femminili sedute e piangenti rappresentano, allegoricamente, due province, la Germania e la Pannonia, vinte da Tiberio nel 12 e nell’8 a. C.. In basso, contrapposta al Cielo, la dea Tellus, simbolo di fertilità, tenente un corno -o cornucopia- colmo di frutta. Due bambini poppanti si afferrano alla veste della dea simboleggiando così la fecondità del Lazio e, poco sopra, compaiono Apollo su un grifone e Diana su una cerva.
Una statua di propaganda
È possibile che proprio Tiberio, figlio adottivo di Ottaviano, regalà alla madre Livia, la statua dopo la morte del patrigno. Secondo altri invece fu lo stesso Augusto a donarla a sua moglie. Fatto sta che “Augusto di Prima Porta” è ritenuta una statua oggetto di propaganda, poiché presenta elementi politici destinati probabilmente al grande pubblico che si recava nella villa di Livia.
La statua si colloca in una situazione intermedia tra la tradizione locale romana, per cui risponde ad un programma politico dettato dall’alto, e la cultura ufficiale di origine greca.
Nel 1933 durante il governo fascista in Italia, le autorità crearono una replica in bronzo dell’opera priva però dell’erote, cioè dell’amorino Eros. Questa versione fu collocata in via dei Fori Imperiali di fronte al Foro di Augusto.
I colori delle antiche statue romane
Quando si pensa alle opere greche e romane non bisogna immaginarle bianche e candide. Al tempo gli originali erano vivacemente policromi, ciò vale anche per l'”Augusto di Prima Porta”. La statua era stata realizzata in marmo, mentre la lancia nella sinistra era con tutta probabilità di bronzo. Si potrebbe immaginarla decorata con i colori più comuni in statue di questo tipo, si pensa al rosso, ma anche al blu cobalto, al giallo e al verde acqua, alla porpora, rosa, bianco e marrone.

