“Il bacio” di Rodin. Passione e amore in eterno movimento

"Il bacio" di Rodin

La scultura “Il bacio” di Rodin racchiunde nell’infinitezza l’ineffabilità dell’amore

“Il bacio” di Rodin è una scultura in marmo del 1886 conservata a Parigi al Musée Rodin. L’opera celebra l’amore e lo fa attraverso un’intensa carica di sensualità fisica, non a caso lo stesso scultore a proposito della sua arte era solito affermare:

«Il corpo è un calco su cui imprimo le passioni»

La scultura fu finanziata dal governo francese nel 1888 in occasione dell’Esposizione Universale che si sarebbe tenuta in Francia l’anno successivo. Sebbene il titolo originale sia “Il bacio”, l’opera è conosciuta anche come “La fede”, o ancora con il titolo “L’amore profondo come i sepolcri”. Infine vi è un quarto titolo: “Paolo e Francesca”. I due personaggi del gruppo marmoreo sono appunto Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, gli amanti infelici protagonisti del V canto dell’ “Inferno” della “Divina Commedia” di Dante. Per il volto di Francesca è possibile che Rodin si sia lasciato ispirare dalla giovane studentessa di disegno Camille Claudel, divenuta in breve tempo sua amante.

“Il bacio” di Auguste Rodin riprende Paolo e Francesca di Dante

Su di una roccia sono seduti Paolo e Francesca abbracciati e intenti a baciarsi. Il volto di lui è appena visibile, quello di lei si nota poco in quanto è di spalle. I due corpi sono molto vicini, quasi fusi tra di loro. Soprattutto nella figura di Francesca si notano in modo minuzioso tutte le pieghe della carne umana in movimento conferendo vitalità alla materia scultorea. Il movimento, anche se appena accennato, è fondamentale per tutta l’arte di Rodin, infatti lo scultore francese sosteneva che l’arte non poteva esistere priva di movimento, perché in sua assenza non possono prendere vita gioie, dolori e passioni.

L’immagine trasmette una forte carica di passione, ma non c’è nulla di volgare nella scena che al contrario trasmette l’idea di un amore totale e senza tempo. I corpi dei due amanti sono ben levigati creando in questo modo un forte contrasto con la superficie della roccia, che al contrario presenta ancora le tracce dello scalpello; ciò fa pensare che la scultura non fosse realmente finita. Tale tecnica del non finito era propria del Michelangelo maturo, del resto la stessa monumentalità e perfezione dei corpi umani del Bacio è riconducibile proprio all’autore della Pietà.

L’influsso di Dante e Michelangelo per “Il bacio”

Nel 1875 Auguste Rodin aveva vissuto una profonda crisi, anche a causa dei lutti famigliari, che lo portò ad abbandonare l’arte per un lungo periodo, nel frattempo si unì alla congregazione religiosa del Santissimo Sacramento. Uno dei padri del convento però, resosi conto del suo talento, lo spronò a riprendere la scultura e gli consigliò un viaggio in Italia al fine di ammirare le opere d’arte del Bel Paese. Rodin accettò il suggerimento.

Giunto in Italia rimase folgorato dalle opere di Donatello, ma soprattutto da quelle di Michelangelo. Di quest’ultimo lo colpì soprattutto la monumentalità e la perfezione delle sue sculture. In effetti Rodin avrebbe poi trasferito nei suoi lavori diverse tecniche del grande artista italiano al punto da considerarlo il suo unico maestro. Tuttavia un’altra grande folgorazione gli giunse dal campo della letteratura, parliamo del sommo poeta Dante Alighieri.

«Dante non è solamente un visionario e uno scrittore; è anche uno scultore. […] Quando descrive un personaggio, lo rappresenta solidamente tramite gesti e pose» – Auguste Rodin

“La Divina commedia” ispirerà diverse opere di Rodin, tra cui celebre è “Il Pensatore”. È quasi certo che l’uomo scolpito fosse proprio Dante. Il soggiorno in Italia fu molto fruttuoso al punto che quando tornò in Francia tornò a scolpire e proprio in questa nuova fase lo stato francese gli commissionò il progetto della “Porta dell’Inferno”.

Auguste Rodin dal tormento infernale all’immortalità del bacio

Nel 1880 iniziarono i lavori per la realizzazione della porta ornamentale del Museo di arti decorative a Parigi. Ispiratosi alle decorazioni presenti nelle porte del Battistero di Firenze, Auguste Rodin decise di realizzare diversi bassorilievi in cui vi dovevano essere scolpiti alcuni personaggi dell’inferno dantesco. Tra questi vi erano lo stesso Dante, il conte Ugolino, Adamo ed Eva e soprattutto Paolo e Francesca. La porta avrebbe dovuto essere ultimata in tre anni, invece vi lavorò per quasi 30 anni e non fu mai realmente finita.

Durante la lavorazione del bassorilievo in cui erano protagonisti Paolo e Francesca, Rodin decise di eliminarlo perché considerò il soggetto troppo passionale per il contenuto drammatico della porta. Probabilmente fu meglio così, dato che poi il bozzetto dei due amanti infelici sfociò nella scultura che tutti noi oggi conosciamo, una delle più importanti di tutta la carriera dello scultore francese. Qualche tempo dopo Rodin reinserì Paolo e Francesca nel progetto della Porta dell’Inferno (con il “Pensatore”), ma non li raffigurò più intenti a baciarsi. Erano tormentati dal dolore e dal senso di colpa, conferendo alla scultura una drammaticità maggiormente coerente con il resto dell’opera.

“Il bacio” di Rodin del 1886 è quello che più colpisce l’immaginario collettivo perché, al di là del triste destino di Paolo e Francesca, si ammira la semplicità di un bacio d’amore tra un uomo e una donna. I due si scambiano il gesto più bello, più dolce, più passionale che due innamorati di qualsiasi epoca possano donarsi.

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