“Il busto di Nefertiti” è una scultura raffigurante la regina egizia databile circa al 1340 a.C, attualmente conservata presso il Neues Museum di Berlino. La scultura è stata realizzata dal capo-scultore egizio Thutmose, che sembra sia stato lo scultore regale ufficiale durante la seconda parte del regno di Akhenaton. Il busto è stato rinvenuto in Egitto, durante la terza campagna di scavi della Società Orientale Tedesca, in quella che si ritiene la casa dello stesso Thutmose. Il principale indizio in tal senso sarebbe un paraocchi di cavallo d’avorio con il suo nome e il titolo di lavoro. Si ritiene che malgrado la sua bellezza, sia un’opera incompiuta. “Il busto di Nefertiti” è alto circa 50 cm e pesa 20 kg. È stato realizzato in pietra calcare rivestita con stucco dipinto. La rappresentazione di Nefertiti, che letteralmente significa “La bella è arrivata”, incanta e affascina chiunque ci posi lo sguardo. Lo stesso scopritore Ludwig Borchardt così si esprime alla vista del ritrovamento.
«Colori come appena applicati, lavoro davvero eccellente. Descrivere non serve, occorre vedere… ogni altra parola è superflua»
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“Il busto di Nefertiti”. La bella è arrivata
Il ritratto è di una bellezza vivida e dalle proporzioni perfette. Gli occhi leggermente a mandorla sono stati realizzati in cristallo di rocca, lo si può notare nel solo occhio destro, perchè il sinistro manca. Il naso è sottile, la bocca carnosa con labbra sensuali, le sopracciglia finemente disegnate e gli zigomi alti. Gli occhi sono contornati con il Kajal, come si usava fare nell’antico Egitto. I colori del viso sono di un rosa-marroncino e le labbra di un rosso bruno. Lo stato di conservazione del reperto è quasi perfetto e colpisce per la vivacità, freschezza, e luminosità dei colori.
Dal ritratto traspare la quiete interiore della regina, la sua dolcezza e tranquillità. L’espressione è distesa, atteggiata a un lieve sorriso. Il copricato di Nefertiti è composto dalla corona blu abbinata alla fascia dorata sulla fronte, dove si trova il simbolo reale, l’ureo. Il collo è lungo e con i muscoli tesi a sorreggere il laborioso copricapo. Sul petto porta il sontuoso collare egizio, l’usekh. L’insieme esprime la regalità e la bellezza fuori dal comune della regina ed esercita sull’osservatore un fascino magnetico.
Le antiche iscrizioni la ricordano come “Signora della felicità”, “Signora dal viso luminoso”. Nefertiti era descritta come una donna bella e intelligente, “Dotata di tutte le virtù, donna piena di grazia, grande nell’amore i cui sentimenti fanno la felicità del Signore dei Due Paesi”.
La regina Nefertiti. Sacerdotessa del Sole, forte di bellezza, potere e intelligenza
Il marito di Nefertiti era il Faraone Akhenaton della XVIII dinastia del Nuovo Regno. Affiancò il marito nella grande trasformazione religiosa che impose il culto di un unico dio, Aton, il Sole, oscurando il culto di Osiride e degli altri dei e sostituendo quindi il monoteismo al politeismo. La regina Nefertiti, Grande Sposa Reale, divenne così anche la Grande Sacerdotessa del Sole. Nessuna attività poteva essere compiuta senza la sua presenza.
La coppia reale, formata da due persone, era di eguale importanza di fronte al dio, Aton. Ciò è testimoniato dalle varie scene di adorazione rinvenute nelle pareti dei numerosi templi di Amarna, scelta dai coniugi come capitale dell’Egitto. In altre immagini Nefertiti compie gesti regali, come elargire onorificenze o colpire con un bastone i nemici, da sola, a testimoniare la grande importanza della regina. Numerosi egittologi pensano che sia sopravvissuta al marito e abbia regnato come Faraone, anche se la documentazione pervenuta a noi è molto lacunosa.
La tomba di Nefertiti non è mai stata trovata la tomba, così come la mummia. Si ritiene che probabilmente si trovi nella tomba n. 55 della Valle dei Re sotto un altro nome. La Grande Sacerdotessa del Sole continua a esercitare un’attrazione irresistibile ancora oggi, ammaliando i visitatori con il suo grande fascino.
«Tutti si fermano meravigliati, incantati dalla sua apparizione, alcuni rimangono fermi senza parlare, altri tornano indietro non una volta ma più volte, come se non potessero credere a quello che vedono.» – L’egittologa Julie Samson
