
L’appellativo di Genio di Palermo si riferisce ad una serie di riproduzioni artistiche dislocate in varie zone della città siciliana. Il Genio è una sorta di protettore e patrono che assolve il suo compito insieme alla più conosciuta patrona della città: la Santuzza, ovvero Santa Rosalia. Si tratta di riproduzioni sia scultoree che pittoriche, alcune antichissime, collocate quasi tutte nella zona vecchia e che costituiscono uno sguardo peculiare e da un’angolazione diversa della città, ripercorrendone le origini più misteriose ed esoteriche.
La leggenda del Genio di Palermo e suoi tanti significati
Il Genio di Palermo è quindi il nume tutelare della città e al contempo incarna l’identità dei suoi abitanti. La personificazione di Palermo, la sua rappresentazione antropomorfa. Sono ben 17 le raffigurazioni in cui compare questa figura misteriosa e che le scritte lapidee associate, quasi sempre sibilline e di non facile comprensione, contribuiscono a rendere ancora più enigmatiche.
La statua assume sembianze che di volta in volta variano leggermente, mettendo in risalto alcuni tratti simbolici specifici. La versione che troneggia in Villa Giulia sembra avere in assoluto tutti gli elementi. Il Genio ha il volto di un vecchio re con una barba fluente e una corona, ritratto nell’atto di nutrire un serpente dal suo seno, simbolo di scaltrezza e prudenza. Un’acquila adagiata accanto a lui ricorda la città e le vittorie militari. Siede poi ai suoi piedi un cane, da sempre esempio di fedeltà, e si nota sulla roccia che sostiene il re anche una cornucopia per indicare l’abbondanza.
Le origini del Genio di Palermo si perdono in storie antiche ed è difficile ritrovarne i fili. Ma una leggenda ancora narra di un ricco mercante dal nome Palermo che, mentre viaggiava per mare, fu colto da un’improvvisa tempesta. Naufragà così sulle coste di in una terra fertile e abbondante, la Sicilia. Colpito dalla sua bellezza e pienezza, decise di edificare una città, Palermo, a cui diede il nome. A lui vennero erette tante statue nel tempo, divenendo quindi il Genio di Palermo.
Il Genio di Palermo ricordato da Goethe nella fontana di Villa Giulia
La più famosa e caratteristica riproduzione del Genio di Palermo è la statua collocata nella fontana di Villa Giulia, dove il Genio si erge in tutta la sua magnificenza. La statua venne realizzata da Ignazio Marabitti nel 1778, in marmo di Carrara. Qui si può leggere anche una scritta, in basso, scolpita nel marmo che indica i tre privilegi della città di Palermo con la fondazione del Regno di Sicilia (25 dicembre 1130). L’epigrafe fa riferimento al fatto che la città fu scelta come prima sede dei Re di Sicilia, il cui regno si estendeva a tutto il Mezzogiorno, e come luogo destinato alla loro incoronazione. Non solo, indica anche il rango di Palermo come capitale.
«Prima sedes, Corona Regis et Regni Caput»
Villa Giulia non è solo custode di uno splendido giardino dove ritrovare un legame autentico con la natura. È un posto unico vissuto ancora oggi come un luogo singolare ed esoterico, garante di un percorso spirituale che, attraverso i suoi meravigliosi e geometrici viali, conduce a più profonde ed alte consapevolezze. Per Goethe era «il sito più meraviglioso del mondo». Qui il poeta amava declamare i versi di Omero e passeggiare nel verde rigoglioso, lasciando alle spalle preoccupazioni e angosce.
La statua del Genio protegge la città e tutti i suoi abitanti, indipendentemente dalle etnie e dal genere, non solo dalle avversità, ma da mali peggiori, rappresentati a loro volta da statue allegoriche poste circolarmente di fronte al Genio. Si tratta della maldicenza, dell’ozio, dell’eresia, della carestia, dell’invidia, ma anche dal maomettanesimo. Di fronte al Genio, al centro della villa, campeggia la statua del Dodecaedro, progettata dal matematico Federici, che indica tutti i modi di leggere il tempo e la sua grande correlazione con l’uomo.
Palazzo Pretorio e la Vucciria a Piazza Rivoluzione
Un altro Genio di Palermo è presente al palazzo Pretorio, dove ha sede il comune di Palermo. La statua, conosciuta anche con l’appellativo “U nicu” il piccolo, per le sue dimensioni ridotte, reca un’altra epigrafe.
«Panormus conca aurea suas devorat, alienos nutrit. – Palermo dalla conca d’oro divora i suoi e nutre gli altri.»
Fa riferimento ad uno dei maggiori difetti dei suoi abitanti e, forse, dell’Italia tutta, che lo storico Pitrè, ha tradotto: «Questa benedetta città, fa gran festa, dà da vivere agli stranieri, e poi trascura i propri figli». Le statue di Palazzo Pretorio e quella del Porto sono le più antiche, su cui circolano varie leggende. Si pensa che la statua d’”U nico” sia stata regalata alla città addirittura da Scipione l’Africano. Le origini delle statue si perdono nella notte dei tempi, così come l’origine del Genio.
Un’altra statua del Genio di Palermo si trova in un’edicola a piazza Garraffo, al mercato della Vucciria. “U grandi” ovvero il Grande, si trova nell’ex quartiere della Fieravecchia, oggi piazza Rivoluzione. Ma le immagini del Genio si trovano ovunque in città a sottolineare proprio il rapporto stretto con il suo protettore. Si trovano anche in alcuni palazzi, in alcune chiese, nella cattedrale di Palermo e nella cappella Palatina. Una delle più recenti, datata 1958, si trova nel Grand Hotel di Villa Igea, in una costruzione ristrutturata dal famoso architetto del Liberty, Ernesto Basile. Si tratta di un’opera affrescata di Gino Morici, in cui il vecchio Genio è riprodotto con colori vividi e testimonia come, anche in tempi più recenti, il legame della città col Genio sia ancora forte.