Monet in mostra dal Musée Marmottan Monet. Impressioni di luce

“Monet. Dal Musée Marmottan Monet, Parigi”. La mostra su Monet che ne attraversa l’arte

Claude Monet è stato uno dei massimi esponenti dell’Impressionismo francese. Nella mostra “Monet. Dal Musée Marmottan Monet, Parigi”, lo stile pittorico dell’artista conduce lo spettatore alla consapevolezza di una resa autentica e vigorosa della realtà circostante, innovativa dal punto di vista tecnico e tematico. Nella seconda metà del XIX secolo i pittori continuavano ad attenersi alle rigorose norme dell’art pompier o arte accademica, riproponendo modelli stereotipati e uniformi. Al contrario, l’arte di Monet può essere considerata all’avanguardia perchè le sue tele raffigurano il contesto naturale della vita con spontaneità e freschezza.

 I protagonosti indiscussi sono la luce nelle sue varie intensità e i colori, legati al senso del vero. Nell’Ottocento lo sviluppo della rete ferroviaria e l’invenzione del colore in tubetto permisero ai pittori di viaggiare in modo più agile e pratico. L’esplorazione del mondo circostante, la scoperta di luoghi ignoti e sconosciuti li condusse alla realizzazione di una pittura differente, fuori dagli schemi. Si riproducevano scene di vita quotidiana con gesti rapidi di colore per immortalare l’attimo fuggente sulla tela.

L’arte di Monet è estremamente finalizzata a cogliere l’impressione pura, offerta in maniera immediata agli occhi dell’osservatore. L’artista dipingeva en plain air, all’aria aperta. Questa particolare tecnica pittorica lo “obbligava” ad eseguire i suoi lavori rapidamente, per poter così catturare l’impressione, unica e irripetibile. Il motivo ispiratore della propria arte era nella natura e nei paesaggi urbani e rurali. Il giardino a Giverny era il luogo in cui poteva rifugiarsi per eseguire i suoi lavori in pace e lontano dal resto del mondo.

«Il mio giardino è l’opera più bella che io abbia mai creato»

Tra i fiori: il giardino di Giverny e le ninfee di Monet

Monet dedica l’intera vita a cercare di cogliere le variazioni luminose per subirne l’influsso e ricevere in dono quella brillantezza che intendeva cristallizzare nei suoi dipinti. Riproduceva le impressioni cromatiche dei luoghi che osservava, registrava i mutamenti della luce nelle sue varie sfumature. Monet interpreta i colori in relazione al contesto. Il colore proprio di un oggetto è sempre modificato dai colori riflessi dagli oggetti vicini e da quello della luce che lo illumina.

L’immersione a contatto con la natura o la vista di un paesaggio suscitano un senso di completezza e gratificazione. Le sue tele sono evocative anzichè descrittive. I fiori ritratti restituiscono una percezione autentica e reale della vita campestre: sembra di percepirne la vita e il profumo.

La mostra accoglie il visitatore con un percorso espositivo guidato da oltre 50 opere dell’artista, alcune private e intime, provenienti direttamente dal Musèe Marmottan Monet di Parigi. Lo spettatore è accompagnato dai fiori. Viene accolto da una proiezione immersiva nel giardino di Giverny fino ad arrivare alla sala delle ninfee e concludere la sua visita con le rose, soggetto degli ultimi dipinti di Monet. Le ninfee (1916-1919), in particolare, a cui è dedicato l’intero percorso, sono il soggetto caratterizzante la produzione di Monet dalla fine dell’Ottocento e fino alla sua morte, avvenuta nel 1926 a 86 anni.

L’impressionismo en plain air di Monet in mostra al Palazzo Reale

Nel 1871 Monet si trasferisce nel villaggio di Argenteuil, un posto speciale perchè per la prima volta l’artista può offrire alla moglie Camille e al figlio Jaen una casa, un giardino e un vero ambiente familiare, dedicandosi all’esplorazione degli ambienti circostanti. Qui nel 1875 realizza “Passeggiata vicino ad Argenteuil”, un quadro in cui prevalgono colori dalle tonalità calde, le cui pennellate donano movimento, trasportando il visitatore ad immedesimarsi nel contesto raffigurato.

Nel 1899 Monet comincia a ritrarre il suo giardino di Giverny e ben presto quel paesaggio diventerà la sua unica fonte di ispirazione. Circondato da iris, tulipani, gladioli, campanule e salici piangenti. Il piccolo stagno è animato da ninfee che galleggiano sull’acqua creando quel movimento e gioco di luce al centro dell’interesse artistico di Monet.

«Ognuno discute della mia arte e finge di capire, come se fosse necessario capire, quando è semplicemente necessario amare»

Dipingere come Monet. Il riflesso della luce

Claude Monet ha sempre voluto affidarsi al suo occhio e al suo intuito. L’artista riesce a percepire anche le più sottili differenze, i colori effimeri dei riflessi e i cambiamenti delle ombre al minimo variare della luce del sole. Tema centrale dell’esposizione pittorica è l’ambiente e l’atmosfera della vita percepita dall’artista e tutto ciò che vive accanto ad essa, con innumerevoli contorni dettagliati e le sue decorazioni strabilianti. Più che il soggetto, gli interessava il modo in cui veniva trasfigurato dalla luce.

Durante la prima guerra mondiale si getta a capofitto nel suo lavoro. Costruisce un grande atelier e inizia una serie di dipinti monumentali in cui ritrae lo stagno delle ninfee insieme ai riflessi che lo spettatore coglie sulla superficie dello stagno. Ombre e luci, i riflessi dell’acqua con i movimenti generati dal vento e i raggi di sole nelle sue varie intensità sono le tematiche più ricorrenti. Monet vuole catturare un lento ma inevitabile divenire. I suoi capolavori suscitano: riflessione, pacatezza e tranquillità al di là di ogni possibile immaginazione. Nei quadri di Monet le ombre non sono mai nere ma sempre colorate. Il blu e il violetto sono i colori più utilizzati per rappresentare le ombre create dalla luce gialla del sole, mentre i verdi vengono utilizzati per le ombre della luce del tramonto.

 

Autore: Rossella Tanzola

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