
L’apollineo e il dionisiaco in danza rispecchiano la filosofia e simbologia delle divinità Apollo e Dioniso manifestata in arte. I movimenti, i ritmi, le musiche e l’espressività sono strettamente legate a queste due forze originali e primitive che, in equilibrio, creano una forma artistica perfettamente armoica.
Chi sono Apollo e Dioniso e cosa rappresentano. Ordine e bellezza, ebbrezza e irrazionalità
Apollo, figlio di Zeus e di Latona, nasce nell’isola di Delo, nelle Cicladi. È il Dio del sole, della musica e dell’armonia, ma anche divinità della profezia e della poesia. È considerato per questo la guida delle Muse e delle arti mediche. Abile arciere, Apollo con la sua arma è in grado di imporre terribili epidemie ai popoli che lo osteggiano, ma anche di illuminare l’intelletto della scienza, sotto l’egida del suo simbolo canonico ravvisabile nel sole o nella lira. Oltre ad essere il protettore della città e del tempio di Delfi, è anche venerato come Dio oracolare e per questo adorato e considerato nell’antichità come uno degli dei più importanti.
Figlio di Zeus e Semele, Dioniso –Bacco nella mitologia latina– è considerato l’inventore della vite, del melo e della birra. Gli viene attribuita la crescita e il rinnovarsi della vita, dei fiori e degli alberi. Il vino, da lui donato agli uomini, è per i greci la bevanda che fa dimenticare gli affanni, che crea gioia nei banchetti. Il vino di Bacco o Dioniso induce al canto, all’amore, nonché alla follia e alla violenza. Nel sacrificio era strumento di mediazione tra uomini e dei. Dioniso è invocato nei riti per rinnovare il ciclo della vita vegetale e far tornare a scorrere il vino. Si venera affichè offra agli uomini con la sua manìa la possibilità di oltrepassare ritualmente il limite della loro condizione e di avere un contatto più stretto con il divino.
La filosofia dientro l’apollineo e il dionisiaco
Inizialmente esisteva il culto di Apollo, il mondo del sogno, da cui aveva origine l’arte figurativa e la poesia. Un regno perfetto, ordinato e armonico, basato sulla luce, la bellezza, la giovinezza e la contemplazione come illusione. Il nuovo culto di Dioniso arriva dall’Asia in Grecia creando una rivolta in tutti i settori della società e ovviamente anche in quello dell’arte. Con Dioniso si libera il mondo dell’ebbrezza e dell’estasi, sensazioni grazie alle quali l’uomo riesce a provare ciò che prima poteva solo immaginare.
Apollineo è proprio di Apollo: Dio del sole, della giovinezza, della bellezza, dell’arte e dell’ordine. Nella filosofia di Nietzsche indica l’atteggiamento dello spirito per cui la doppia manifestazione del distruggere e del creare viene giustificata come saggezza vitale, tragico-estetica.
Dionisiaco invece è il fondo oscuro e agghiacciante della vita, il ciclo naturale della nascita e della morte, della creazione e della distruzione, la potenza impetuosa e selvaggia della natura. Dioniso è il dio della contraddizione, dell’eccesso, della casualità. In quanto privo di limiti, è il Dio gioioso, la cui gioia è rappresentata dal prorompere della musica e della danza. Per la sua natura contraddittoria, è scosso da un’intima inquietudine che spezza la sua unione (l’apollineo), frantumandola nella molteplicità che costituisce l’apparenza.
Quindi da una parte c’è Apollo, con la sua illusione di bellezza e ordine, e dall’altra Dioniso, con i misteri e le paure dell’uomo nel pieno caos delle emozioni. Attraverso la musica tragica il dionisiaco svela il pensiero più segreto -la verità- che supera le apparenze. Il culto figurativo della civiltà apollinea trova uno scopo nella dimensione oltre che nella bellezza. La dimensione può diventare un’esigenza solo quando il limite è riconosciuto tale. Il limite dei Greci era appunto l’illusione che, insieme alla dimensione, costituiva il termine per rivelare la verità.
Con i suoi eccessi di gioia, dolore e conoscenza, l’arrivo di Dioniso dimostra che il limite è in realtà illusione e tutto ciò che è eccesso è la verità. L’estasi dello stato dionisiaco quindi annienta i limiti abituali dell’esistenza, entrando però in una oscurità dalla quale è, sì, possibile uscire, ma con il disgusto per l’assurdità umana. Grazie alla volontà ellenica l’assurdità della vita si trasforma in arte tragica e tramite quest’idea diviene opera tragica rappresentando il sublime e il ridicolo.
Ecco quindi Apollo e Dioniso, quasi sempre in lotta tra loro, uniti uno all’altro nella tragedia attica: l’uomo raggiunge così l’estasi dell’esistenza solo nel sogno e nell’ebbrezza.
Apollineo e dionisiaco nella danza
Il dualismo Apollo/Dioniso lo si ritrova anche nella danza e non solo all’epoca dell’antica Grecia e della tragedia attica, ma anche all’epoca romana con le dionisie o baccanali, oppure nel periodo di Luigi XIV in cui c’era un evidente contrasto tra l’aspetto apollineo della danza accademica e quello dionisiaco della danza popolare.
Per quanto riguarda le danze dell’epoca antica ci rimangono solo le illustrazioni sui vasi con le figure di lato, accenni di passi base della danza classica come per esempio il plié, torsioni di corpo e testa che suggeriscono la rappresentazione delle piroette dove padroneggiano le rappresentazioni di Dioniso. Gli uomini sono spesso nudi, al contrario delle donne vestite elegantemente. I primi vengono rappresentati mentre saltano in atteggiamenti animaleschi, mentre le seconde si muovono in modo leggiadro e seducente.
A questa rappresentazione della danza bidimensionale per esigenze oggettive -immagini dipinte su vasi o bassorilievi- si ispirò Nijinsky, ballerino e coreografo russo, nel suo capolavoro “L’après-midi d’un faune”. La coreografia si svolge quasi esclusivamente sul proscenio. Il danzatore danza sempre di profilo e in direzione parallela al palcoscenico senza sfruttare le linee verticali e le diagonali della scena, quasi a voler sottolineare la bidimensionalità della coreografia.
La musica nella danza. Tra Apollo e Dioniso
Anche la musica è vista come espressione della verità e per questo è un elemento importante nella tragedia che, come tutti gli altri elementi, subì variazioni nel tempo. Inizialmente la musica come arte apollinea è costituita da suoni appena accennati della cetra, poi invece, mutando anche in arte dionisiaca diventa importante l’elemento ritmico e la forza del suono che simboleggia la lotta tra verità e bellezza. Il mondo dionisiaco mostra ancora una volta attraverso la musica cose che nel mondo apollineo sono nascoste. La musica diviene quindi liberatoria, la ritmica prende vita nella danza (tamburi e cimbali), la voce strumentale si rafforza accompagnata dagli strumenti a fiato (siringa o flauto di Pan). Nasce cosi l’armonia.
Molteplici sono i passi di danza classica che ancora oggi vengono utilizzati e la cui introduzione nella danza canonica risale al ‘700-‘800. In questo periodo storico è Apollo e l’apollineo a far da padrone. Di conseguenza anche la danza viene basata sull’estetica e sulla qualità del movimento. In questo dualismo si è quindi sviluppata tutta la danza nel corso dei secoli, ma oggi Apollo e Dioniso sussistono come concetto e qualità di movimento.
La danza -o meglio -la vita presente e futura- sta nella fusione di questi due elementi e grazie alla loro interazione si supera ogni inutile atteggiamento dogmatico. Nemmeno nella danza esiste questa netta distinzione tra ballerini dionisiaci e apollinei ma, anzi, le due nature sono intrecciate tra loro. Nell’ambito della danza classica qualsiasi ballerino volente o nolente possiede quelle caratteristiche apollinee insegnate ancora oggi nelle scuole accademiche. Caratteristiche che indicano in modo quasi maniacale il controllo del corpo capace di generare precise esecuzioni della tecnica classica. I danzatori dionisiaci invece sono quelli a cui viene attribuito tale termine riferendosi all’interpretazione, poiché essi non sono pura apparenza, ma “sentono” nel profondo di se stessi.
Se abbiamo trovato un giusto equilibrio tra lo spirito apollineo e quello dionisiaco nella mitologia greca possiamo trovare anche lo stesso equilibrio nella danza tra la tecnica e l’interpretazione. Se il danzatore doserà il giusto equilibrio tra interpretazione e tecnica sarà in grado di sentire nel profondo e di trasmettere tali sentimenti attraverso la bellezza del suo movimento, l’eleganza e la cura dei dettagli, generando cosi un intreccio tra i due aspetti e dando vita all’armonia.
«È un Dio a danzare se io danzo.» – Nietzsche
Apollineo e dionisiaco in tragedia e danza spiegati da Friedrich Nietzsche
Secondo Friedrich Nietzsche, filosofo, poeta e compositore tedesco, i greci nonostante fossero consapevoli del tragico destino dell’uomo, erano in grado di esprimere un amore per la vita superiore a quello di qualsiasi altro popolo. Cosa fu in grado di modificare il loro sentimento di dolore in una visione così entusiastica della vita? L’arte. Due potenti istinti artistici regalarono ai Greci la gioia della vita.
Il primo, il più antico secondo lui fu l’istinto apollineo, ovvero la capacità di sognare. Di conseguenza, essendo l’apollineo espressione ed essendo frutto di un’interiorità, è fin dall’inizio dipendente dal dionisiaco. Questo però non vuol dire che in esso non ci sia una ragione di esistere, dato che per esprimere il concetto di apollineo non basta l’aspetto rappresentativo, ma occorre anche il lato creativo ed espressivo.
Per tornare quindi all’iniziale definizione di interiorità ed espressione, l’uomo apollineo ha comunque una vita interiore, la cui negazione andrebbe contro tali concetti perché l’unione di questi due elementi da forma alla vita stessa. Si può dire però che esiste un uomo nel quale può prevalere l’aspetto apollineo o dionisiaco, ciò nonostante resta il fatto che l’interiorità ha bisogno di esprimersi e che ogni espressione ha dietro di sé un’interiorità. C’è una distinzione tra apollineo generico e quello che è espressione di un’attività spirituale umana, filosofia, arte o scienza: il primo è autonomo e vive separato dal dionisiaco, l’altro invece ha l’interiorità sempre rimarchevole anche se non facilmente smascherabile.
Nietzsche afferma che alla base della tragedia greca e di ogni creazione artistica vi è il perfetto equilibrio tra lo spirito apollineo e quello dionisiaco. Il passo, tratto dalla sua opera “La nascita della tragedia” illustra e analizza le misteriose componenti dell’arte e della vita che hanno segnato il settore della cultura dell’antica Grecia fino al ‘900 tedesco esprimendo un percorso parallelo tra la storia della tragedia e quella della società greca.
Nietzsche introduce il lettore alle forze opposte e simmetriche di Apollineo e Dionisiaco, identificando in quest’ultimo la ragione e l’origine del pessimismo greco e la sua natura non decadente. Dionisiaco è anche confrontarsi e accettare l’orrore dell’esistenza “dicendo sì alla vita”. Lo spirito Apollineo e Dionisiaco creano cosi un equilibrio nella Tragedia attica generando un innovativa forma d’arte riguardante sia l’opera che l’interpretazione della dualità tra attore tragico e coro.
«Il mondo apollineo è fondato sui criteri di armonia e perfezione formale, si esprime prevalentemente nelle arti plastiche; il mondo dionisiaco, negatore di ogni limite, conduce a quell’esaltazione, quell’uscita da se stessi che solo la grande musica o il vino possono dare. L’artista apollineo interpreta la vita come fosse un sogno; quello dionisiaco vive, senza fermarsi a interpretare alcunché, come se fosse in stato di ebbrezza. Apollo rappresenta gli oggetti liberamente ma sempre secondo regole, tentando di capire la natura. Dioniso accetta il mondo com’è, rifiuta ogni lontananza, compreso il caso, il dolore, la morte, è il Dio pazzo che beve, danza e ride. Entrambi gli aspetti sono necessari all’arte, perché lo spirito dionisiaco deve essere moderato dal suo contrario.» – Nietzsche