
“Jules e Romeo”, splendida piéce del coreografo Jean-Sébastien Colau e dei danzatori Vincenzo Veneruso (Jules), Tommaso Palladino (Romeo), Nastassia Avolio (Thibalt), Valeria Iacomino (Paris), Danilo Di Leo (Mercuzio), Angelo Egarese (Il Destino). È andata in scena nella rassegna danza del Piccolo Bellini.
“Jules e Romeo” di Jean-Sébastien Colau. Un insolito Shakespeare
La rappresentazione narra di Paris, fotografa di successo che ha una storia d’amore con Jules. Durante un suo vernissage a Parigi, lui incontra Romeo e se ne innamora perdutamente. A muovere le redini delle vite dei due amanti sarà “Il Destino.” Successivamente Thibalt, la sorella di Jules, durante una cena scopre la relazione tra Jules e Romeo. La tragedia finirà in pieno stile sheakespeariano.
C’è qualcosa fuori dal comune in questa performance e lo si può evincere già dal titolo. Shakespeare aveva parlato di Juliet e invece qui la distinzione di genere viene superata. Finalmente sul palco danzano due uomini che si amano. La scelta di portare in scena un amore omosessuale è un messaggio che va oltre, anche a secondo millennio inoltrato. Sì, perché il senso ultimo di questa messinscena è sublimato nell’arte. Arte come neutralità sessuale. Arte in cui il genere non conta, perché i sentimenti non conoscono barriere, etichette, vincoli naturali.
Il Neoclassico si veste alla moda
Lo spettacolo di Jean-Sébastien Colau è stato interessante sotto tutti i punti di vista artistici. Il Neoclassico è salito in cattedra e si è vestito di contemporaneità. I ballerini danzavano in jeans, giacca, camicia, eleganti come i partecipanti di una festa. E proprio in una discoteca sembra trasformarsi la mostra dove Jules e Romeo si sono conosciuti, anzi, ritrovati per meglio dire. Già, perché all’incontro tra i due è stato riservato un tempo sospeso, benedetti e maledetti da “il Destino”. I due hanno mosso i primi passi insieme.
Le spettacolari e faticose prese tra porteurs coronavano il corteggiamento tra i due. Tangibilissimi erano l’intraprendenza e gioia di Romeo contrapposte allo stupore e perdimento di Jules. Due amanti che incrociano lo sguardo e fermano il tempo. Delicatezza, passione e stupore nei loro sguardi ed espressioni. Amabili le caratterizzazioni facciali dei due e in generale apprezzabile un livello di danza di calibro internazionale.
Corteggiamento danzante
Le coreagrafie introiettate con molta dedizione dai ballerini, i cambi di direzioni mai scontati e le preparazioni al passo mai avvertite come tali, hanno fatto sì che il pubblico entrasse sempre più all’interno del moto shakespeariano. La risposta è stata importante come presenza – teatro gremito – e come partecipazione. Segno che lavoro e professionalità in scena hanno dato i frutti sperati. Uno spettacolo che dicevamo ben congeniato. Con cambi scena a vista, elementi scenici più o meno stilizzati a seconda della necessità narrativa ed un lavoro corale da parte della squadra di ballo non indifferente.
Durante la prima messinscena le esibizioni iniziali hanno tracciato i punti cardine da seguire per le evoluzioni future, che in uno spettacolo come questo sono sempre in divenire. Sicuramente la traccia interpretativa è stata molto forte e dove consentito dal plot, ha raggiunto massima espressione. Si pensa alla danzatrice Valeria Iacomino che ha impersonificato Paris. Lodevoli Mercuzio e Nastassia Avolio – peraltro assistente di produzione – calata in un personaggio dal fare malvagio, che con i suoi gesti affettati riusciva a trasmettere in potenza ciò che altri erano tenuti a esprimere in movimento scenico.
“Jules e Romeo” di Jean-Sébastien Colau strizza l’occhio alla settima arte
L’opera è stata molto ben eseguita. Un Neoclassico non per forza rigoroso, che si è alternato a musiche talvolta contemporanee. Interessantissima poi la commistione audiovisiva tra scene in bianco e nero, che vedevano gli stessi protagonisti prender vita sul fondale in proiezione. Una scelta quantomeno audace e mai banale, curata da Francesca Tortorelli e Ludovica Sciannamblo. Dal punto di vista narrativo la diegesi del lavoro shakespeariano è stata riportata in maniera essenziale. Inutile andare a modificarla troppo per non sottrarre l’occhio al messaggio di un amore arcobaleno che con i suoi colori ha irradiato tutta la platea.
Ci auguriamo che questa creazione, nata dalla collaborazione tra Jean-Sébastien Colau e Grégory Gaillard (Opera di Parigi), possa raggiungere presto il pubblico internazionale e che sempre di più le punte dei piedi dei danzatori vengano intinte in un inchiostro così nobile per trasmettere un messaggio di apertura verso l’altro. Una produzione vincente questa del Centro Studi Ateneo, fucina di talenti da non perder d’occhio nei mesi a seguire.