“Don’t Worry Darling” di Olivia Wilde. Il thriller psicologico che denuncia il patriarcato

“Don’t Worry Darling” di Olivia Wilde è un thriller psicologico scritto da Katie Silberman insieme a Carey Van Dyke e Shane Van Dyke. Mettendo da parte i retroscena che ne hanno anticipato l’uscita, è necessario sottolineare che si è di fronte a un film intrigante quanto importante.

Presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia, sembra ispirarsi ad altre pellicole in fatto di temi o costruzione di trama. Viene paragonato a “Scappa – Get Out” di Jordan Peele, a “The Truman Show” di Peter Weir o addirittura, per certi versi, a “Matrix” delle sorelle Wachowski. Ma “Don’t Worry Darling” se ne discosta in quanto – e non solo per questo – presenta un punto di vista femminile contro un mondo distopico e apparentemente idilliaco da cui è meglio fuggire. 

Tutti mi trattano come se fossi pazza, ma io non sono pazza. – Alice

“Don’t Worry Darling” di Olivia Wilde come “Alice in Wonderland”

Anni ‘50. Victory è una comunità ordinata e dai colori vivaci. Gli abitanti si conoscono e vivono tutti in armonia. Alice Chambers (Florence Pugh), la protagonista, si trova in un luogo da sogno, un paese delle meraviglie proprio come “Alice in Wonderland”. Se Alice è il personaggio principale dell’opera letteraria inglese, allora Bunny è la sua antitesi, ossia il Bianconiglio.

Nel romanzo, quest’ultimo simboleggia la vita degli adulti in contrasto con quella dei bambini rappresentata da Alice. Nella pellicola, la contrapposizione è diversa. Mentre Alice – come altre donne – è una vittima del progetto Victory, Bunny (Olivia Wilde) ne fa parte per una scelta autonoma. Ciò che le differenzia è la consapevolezza, la volontà, la libertà di scelta. 

L’unica cosa che ci chiedono è restare qui, qui al sicuro. – Bunny

Si tratta di un sogno, certo. Ma non il sogno americano a cui si auspica, bensì un incubo. Il sogno è un artificio, una versione modificata – e per gli uomini migliorata – della realtà. Il nonsense del romanzo di Lewis Carroll che si presenta sottoforma di diversi personaggi e situazioni paradossali diventa qualcosa di diverso nella pellicola. Qui si ha una realtà soffocante, come se un muro schiacciasse contro una finestra. Quelle tonalità accese, i sorrisi del vicinato, l’ottimismo e la fiducia nel progetto a cui segretamente lavorano i mariti, nasconde una realtà ben più cupa. L’utopia del progetto Victory nasconde una distopia. 

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Simboli e indizi per squarciare il velo

Il mondo onirico è illusorio, falso. La mente si fa strada a fatica in esso, segue degli schemi prestabiliti. Tuttavia, non appena c’è un fattore che altera l’equilibrio, la ragione inizia lentamente a rimettere insieme i pezzi. È proprio questo che accade ad Alice a causa di Margaret (KiKi Layne). Ai dubbi su ciò che possa essere successo all’amica, si aggiungono frammenti apparentemente secondari, come dei flash, una canzone che ricorre nella memoria, una performance di nuoto sincronizzato o coppie che si sono conosciute tutte allo stesso modo. Questi sono tutti indizi che sin dall’inizio suggeriscono che c’è qualcosa che non va.  

Tu e io. – Alice
Sempre, tu e io. – Jack 

In effetti, il film presenta degli elementi ricorrenti. Le coreografie delle nuotatrici che vede Alice o quelle delle mogli durante le lezioni di danza presentano spesso dei movimenti che ricreano un cerchio. Questa forma geometrica solitamente rappresenta la vita. Nondimeno si trova negli occhi, quando stanno per acquisire o perdere lucidità. Ciò avviene perché il cerchio – o qualsiasi geometria che si avvicina – è il simbolo utilizzato per l’ipnosi. Non a caso la piantina 3D della comunità di Victory ha la forma di una spirale che è lo stesso motivo che caratterizza la strada che porta in cima alla montagna con la sede centrale che funge da portale. 

Frank vs Alice in un gioco cinematografico e psicologico

Una delle scene più significative è La cena a casa Chambers. Olivia Wilde fa riferimento all’Ultima Cena, probabilmente perché si tratta di un momento che sconvolge la calma apparente di Victory. La sequenza ha diverse particolarità.

Innanzitutto, sono presenti dei primi piani sia di Alice che di Frank che si contrappongono ai capi del tavolo. Per la prima volta durante l’intero lungometraggio si trovano sullo stesso piano. Fino a questo momento, Frank è sempre rappresentato al di sopra degli altri personaggi, quasi come se incombesse su di loro. Lo scontro diventa simbolico nel fuoco del camino che si trova dietro la protagonista. Arde minaccioso e – a causa di uno scoppio durante le riprese – rende i mattoni neri al di sopra del condotto. Anche se è avvenuto per puro caso, il risultato dell’esplosione è stato tenuto nel montaggio poiché sottolinea la tensione crescente. I mattoni si sono bruciati, proprio come sta per fare Alice. 

Vivi la fiducia come una prigione – Frank

Da un lato Frank e dall’altra Alice. Da una parte il potente che non alza la voce, che comunica individualmente con tutti i presenti per farli sentire speciali, e da un’altra la ribellione di colei che rappresenta le donne screditate da secoli. Nel rivelare la verità c’è liberazione e pericolo. Pericolo per le reazioni dei componenti della comunità.

Il duello tra Alice e Frank ha degli spettatori che possono schierarsi. La prima rottura è evidente nell’inquadratura che mostra Alice e suo marito Jack (Harry Styles). Sono sempre stati una coppia unita, in cui ci si sostiene l’un l’altro. Ma ora appaiono separati in un primo piano che riporta gli altri commensali tra loro, al centro e in secondo piano. Così si nota la volontà di Jack di controllare Alice e il sentimento di tradimento per la disubbidienza di lei. 

La realtà del patriarcato: è la donna a doversi aggiustare 

A voi mogli, noi uomini chiediamo tanto, chiediamo forza, cibo pronto, una casa pulita e discrezione prima di tutto. – Frank

“Don’t Worry Darling” usa la ricerca della perfezione in un mondo nuovo non per denunciare la società moderna e i suoi difetti, come vuole far credere Frank (Chris Pine) il creatore della simulazione. Piuttosto per evidenziare le problematiche di una società patriarcale.

L’uomo lavora, e sul suo lavoro non bisogna far domande, e la donna si occupa del marito e dell’ambiente domestico. A Victory sembra tutto esemplare, ma lì non c’è niente di vero. È come un guscio d’uovo, liscio e perfetto, al cui interno però non c’è niente. Così è quindi la vita delle donne della comunità: eccezionale e tranquilla al tempo stesso, ma nasconde un’esistenza ripetitiva e vuota. 

Non mi fido di lui e non voglio più stare qui, non voglio. – Alice

L’uomo vuole il controllo sulla donna, sulla sua libertà e sulle sue scelte. La seleziona e sceglie il ruolo che lei dovrebbe avere nella sua vita. Non viene presa minimamente in considerazione la donna come essere dotato di intelletto e capacità di prendere delle decisioni. Non viene vista al di là della sua bellezza e della funzione che può avere in relazione a un uomo. Se la donna non “funziona” nel modo giusto, deve essere “aggiustata”, deve migliorare.

Non è altro che un membro di un teatrino per appagare le difficoltà di coloro che scelgono di far parte del progetto Victory. La denuncia alla società patriarcale, nonché a una società arcaica, è lampante. Viene ricreata in un modo fine, quasi velato, attraverso una comunità e delle relazioni all’apparenza impeccabili. Eppure ciò che appare è ben diverso da ciò che è reale. 

Don't Worry Darling
Dont Worry Darling di Olivia Wilde

Regista: Olivia Wilde

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5

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