Jean de Boulogne, ovvero Giambologna, artista fiammingo con una personalità di un certo spessore, è nato a Douvai, in Francia, ma nel corso della sua carriera è stato attivo specialmente a Firenze al servizio dei Medici, una prestigiosa famiglia fiorentina nella seconda metà del 500. Giambologna mostrò un nobile interesse verso la scultura, come si può notare nella celebre “Ercole e il centauro Nesso”. Divenne il più importante scultore manierista della città per la sua insolita produzione, caratterizzata appunto da statue di marmo e bronzi di grandi e piccole dimensioni.
‘Ercole e il centauro Nesso’, una storia dal passato
La mitologia tramanda la storia del centauro Nesso, che viveva sulle sponde del fiume Eveno e che aveva l’abitudine di traghettare i viaggiatori da una sponda all’altra. Un giorno Ercole, giunto con la moglie Deianira, si recò presso il fiume, ma Nesso si rifiutò di aiutarli nello stesso momento, costringendo i due a fare viaggi separati. Quando si trovò solo con la moglie di Ercole in groppa, tentò invano di rapirla, ma il suo intento fu arrestato dall’eroe che prontamente lo uccise con una freccia. Fu allora, nel pieno dell’agonia, che rivelò a Deianira un segreto: impregnando una veste del suo sangue e facendola indossare ad Ercole, avrebbe ottenuto amore eterno dallo sposo.
Intanto il tempo passava e l’eroe, dopo aver vinto la guerra contro Ecalia, decise di prendere con sé Iole, figlia del re defunto di Ecalia. Ercole, apprestandosi a organizzare il sacrificio, mandò il fidato Lica dalla moglie per prendere una veste bianca, però Deianira, temendo la rivale bellezza della giovane Iole, ricordò le parole di Nesso e consegnò al giovane la tunica impregnata del sangue del centauro. Purtroppo ignorava che il sangue era contaminato dal veleno delle frecce che l’eroe in passato aveva scagliato contro Nesso. Quindi Ercole, indossate le vesti, perse il senno. La follia lo portò ad uccidere Lica e a lanciarsi sulle fiamme della pira funebre, che si fece appositamente costruire. Deianira, scoperto l’accaduto, si tolse la vita divorata dal rimorso.
‘Ercole e il centauro Nesso’ di Giambologna
La statua evidenzia la figura del centauro letteralmente piegato in due dalla forza e dal vigore di Ercole. I due personaggi richiamano la lotta tra il bene e il male, l’amore che trionfa sull’ingiustizia subita. Emerge la cura per ogni dettaglio come la torsione anatomica, i ricci boccoli del centauro, l’espressione sofferente del viso e la decisione di Eracle sul punto di uccidere il nemico per il torto subito.
«Il dono degli scultori più dotati è di insegnarci che le grandi idee sull’intelligenza o sulla dolcezza, sulla giovinezza o sulla serenità possono essere comunicate, oltre che a parole o con sembianze umane o animali, con pezzi di legno e di corda o tramite marchingegni di gesso e metallo. Usando il loro particolare linguaggio dissociato, le grandi sculture astratte sono riuscite a parlarci dei temi importanti della vita» – Alain De Botton
La scultura di Giambologna votata al movimento
La scultura di Giambologna propone forme e stili differenti dai classici modelli michelangioleschi, con uno spiccato senso di dinamismo, accentuato a tal punto da dare una forte sensazione di movimento all’intera opera. Lo stile virtuosistico e ricercato dell’artista influenzò numerose figure artistiche attive a quell’epoca presso le corti di tutta l’Europa. Non a caso le continue richieste provenienti dai ricchi mecenati furono soddisfatte anche grazie alla presenza dei suoi fedeli allievi – provenienti dall’Italia e dall’Europa del Nord -, a cui trasmise tanta passione e una buona dose di entusiasmo.
«La scultura, quando trasforma il luogo in cui è posta, ha veramente una valenza testimoniale del proprio tempo, riesce ad improntare di sé un contesto, per arricchirlo di ulteriori stratificazioni di memoria» – Arnaldo Pomodoro
“Ercole e il centauro Nesso” di Giambologna è situata nella meravigliosa città di Firenze. Nel corso degli anni ha avuto differenti sedi, collocandosi nel 1599 sul Canto dei Carnesecchi, successivamente sotto il loggiato degli Uffizi, poi in una piazzetta vicino al Ponte Vecchio ed infine nel 1812 trovò la sua posizione definitiva nella Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria.



