“Blonde” di Andrew Dominik è un film drammatico che racconta la vita di Norma Jeane Mortenson, la donna dietro la famosa e desiderata Marilyn Monroe. Non si tratta di un vero e proprio biopic, la pellicola si ispira al romanzo omonimo dell’autrice statunitense Joyce Carol Oates che ricostruisce alcuni eventi della vita della “Bionda d’America”.
Guardate lassù, le stelle brillano luminose eppure ognuna è così sola. – Marilyn Monroe
Nonostante le numerose critiche e i pareri contrastanti, “Blonde” è un lungometraggio di ben 167 minuti che affronta la cruda realtà senza estetizzarne alcun aspetto. Mette a nudo le sofferenze e la solitudine di colei che viveva all’ombra della stella. Mostra quanto l’immagine di Marilyn e la sua apparenza fosse più importante della donna stessa, della sua intelligenza, del suo benessere e della sua vita. Sicuramente, come afferma Joyce Carol Oates, non è per tutti.
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“Blonde” di Andrew Dominik: una vita tra colori e il bianco e nero
“Blonde” si apre su una scena in bianco e nero, a rallentatore. Flash dei fotografi per catturare la bellissima Marilyn Monroe. Questa tonalità che caratterizza diverse sequenze si alterna a quelle a colori, quasi pastello. Perché la vita di Marilyn Monroe all’occhio esterno può sembrare a colori e in alcuni momenti lo era, ma in realtà, per molti aspetti, è stata in bianco e nero.
Gli eventi, anche romanzati, e le musiche di Nick Cave e Warren Ellis trasportano lo spettatore all’interno della vicenda. Sin da bambina Norma Jeane subisce dei traumi, soprattutto a causa della malattia di sua madre, e risente della mancanza della figura paterna. L’andamento lento del lungometraggio contrasta con gli avvenimenti che descrive. Tuttavia, è proprio attraverso la lentezza che gli episodi che scandiscono l’esistenza di Norma (Ana de Armas) assumono una profonda drammaticità, anche grazie alla fotografia di Chayse Irvin.
Ma dove finisce il sogno e inizia la follia? – Marilyn Monroe
La realtà dello showbusiness anni ’40
Tale drammaticità, insieme con i traumi subiti, viene intensificata dagli abusi fisici e psicologici, le molestie, lo sfruttamento del corpo e dell’immagine di Marilyn che non creano un film maschilista, ma mostrano la realtà tra gli anni ‘40 e ‘60. Attraverso la storia della diva, Andrew Dominik mostra come il sogno americano possa trasformarsi in un incubo. Marilyn Monroe non è altro che un personaggio interpretato da Norma Jeane. Un personaggio voluto dagli uomini e da loro sfruttato fino all’esasperazione dell’attrice stessa. Non è reale, non è altro che un artificio della società maschilista americana.
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La sofferenza lacerante della “Blonde” Marilyn Monroe
La pellicola racconta le vicende dalla prospettiva di Norma Jeane, ecco perché le sue sensazioni vengono vissute appieno dallo spettatore. La sua sofferenza diventa sempre più lacerante. Si soffoca per l’angoscia provata dalla giovane proprio come viene soffocata la voce di una donna che non può denunciare.
A chi importerebbe? Chi le crederebbe? La sua voce, così come la sua immagine e il suo corpo, sono usati soltanto per dare piacere agli uomini. Loro non vogliono ascoltarla, non vogliono sapere cosa ha da dire. A loro non interessa se soffre o se è felice. A nessuno importa delle sue paure, delle sue ansie. Non è importante la sua capacità di argomentare, citare grandi autori, vivere i personaggi che vorrebbe interpretare. No, non è importante neanche ciò che pensa o ciò che lei stessa vuole. Piuttosto è importante che lo sguardo maschile – e non solo – venga soddisfatto.
Sarò quella che a lei piacerà. – Marilyn Monroe
La critica alla Industry e lo sdoppiamento interiore
Norma Jeane viene oggettificata attraverso il personaggio pubblico che lei stessa incarna. È importante creare e tenere in piedi un’immagine desiderabile. Marilyn Monroe diventa per lei un peso, quasi una prigione da cui fuggire. Colori e assenza di colori, luci e ombre, anima e corpo, Norma e Marilyn.
Queste opposizioni raccontano le differenze e soprattutto le difficoltà che si interpongono tra il privato e il pubblico, tra l’essere se stessa e quello che gli altri vogliono. Apparenza e realtà si contrappongono in una continua lotta tra il vero io e l’io creato dall’industria cinematografica. Perché Andrew Dominik con “Blonde” non solo denuncia lo sfruttamento di una donna per i piaceri altrui, ma denuncia la gestione cinematografica e il modo orribile attraverso cui bisogna farsi strada in quell’ambiente. È una critica al mondo patriarcale in cui la donna ha un ruolo stabilito dall’uomo, un mondo che sopravvive tutt’ora.
Abbiamo ricevuto questo biglietto grande e tutti i membri della troupe le hanno scritto un messaggio. Poi siamo andati al cimitero e l’abbiamo messo sulla sua tomba. Stavamo chiedendo il permesso in un certo senso. Tutti sentivamo un’enorme responsabilità ed eravamo molto consapevoli del lato della storia che avremmo raccontato: la storia di Norma Jeane, la persona dietro questo personaggio, Marilyn Monroe. Chi era davvero? – Ana de Armas
Basta edulcoranti: “Blonde” mostra la realtà per quello che è stata
“Blonde” racconta la storia di Norma e non solo quella di Marilyn. Non cerca di rendere la realtà più piacevole o passabile. Non nasconde la crudeltà che subisce la protagonista. Decisamente no. La realtà vissuta dalla “Bionda d’America” è tutt’altro che gradevole e il film è tanto coraggioso da mostrarlo senza filtri, che sia tutto vero o meno.
La vita di Marilyn portava lentamente alla morte di Norma. I matrimoni andati male, gli aborti, il rapporto con John F. Kennedy vengono ricreati senza alcuna depurazione dell’immagine. La realtà è cruda e il regista la ripropone nella sua nudità.
La gente non mi vede. Vede solo i suoi pensieri più reconditi e li sublima attraverso di me, presumendo che io ne sia l’incarnazione. – Marilyn Monroe
Norma Jeane, non Marilyn
Per molte persone il lungometraggio è difficile da guardare perché va in contrasto con l’immaginario pubblico. Quando si pensa a Marilyn Monroe non si pensa mai a Norma Jeane. Quando si pensa a Marilyn, si pensa al personaggio di “Quando la moglie è in vacanza”, alla ragazza la cui gonna si alza al vento. Ma dov’è Norma Jeane?
È dietro il velo di trucco che ricrea il personaggio pubblico. È al di fuori del set cinematografico. È in solitudine, alla ricerca costante di suo padre, alla ricerca costante di qualcuno che la ami. Il film Netflix è difficile da guardare perché è difficile accettare la verità, la verità su ciò che ha provato una donna le cui emozioni e sensazioni non interessavano nessuno. La realtà è dura, ma Andrew Dominik la affronta in tutta la sua intensità, grazie anche all’interpretazione di Ana de Armas.
Blonde

Regista: Andrew Dominik
4.99