Christopher Nolan, il regista della realtà poliedrica

Il regista Cristopher Nolan
Foto: Laurent Koffel/ImageCollect.com

Il regista inglese Christopher Nolan è ben lontano dal non aver più nulla da dire. Fin dall’esordio Nolan ha adottato un approccio creativo al cinema, sempre pronto a rinnovarsi, pur non rinunciando mai ai suoi tratti distintivi. Il cinema di Christopher Nolan è complesso, ma affascinante. La struttura narrativa dei suoi film è generalmente circolare, con inizio in medias res e il finale che si ricongiunge all’inquadratura iniziale. Tuttavia, la complessità narrativa si manifesta nel dipanarsi della vicenda, solitamente dominata da un enigma che si svelerà solo alla fine.

La particolarità delle sceneggiature del regista inglese consiste in una messa in scena complicata controbilanciata da personaggi dalla caratterizzazione semplice, immediatamente deducibile già dalle primissime scene. La non linearità delle sceneggiature rende la maggior parte dei film di Nolan protagonisti di numerose teorie che gli conferiscono maggiore fascino.

«Per quanto sofisticata possa essere la CGI, se è non stata creata da alcun elemento fisico e non hai girato nulla, sembrerà sempre animazione» – Christopher Nolan

Nonostante la laboriosità delle sceneggiature, lo stile registico di Christopher Nolan è piuttosto lineare. Fin da “Following”, il suo primo film, Nolan ha sempre ricercato la verosimiglianza nelle inquadrature. Questo si traduce in un netto rifiuto della CGI, a meno che non si renda strettamente necessaria. Per accentuare il realismo, Nolan predilige girare su pellicola, anziché in formato digitale. L’obiettivo finale è rendere i suoi film immuni al passare del tempo. Immortali, proprio perché reali, non dominati da artifici destinati all’obsolescenza.

La fluidità del tempo nelle opere di Christopher Nolan

Il primo lungometraggio di Christopher Nolan è un concentrato dei temi fondamentali che hanno caratterizzato la filmografia del regista. Argomenti come l’ossessione, la differenza fra realtà e immaginazione e la percezione del tempo dominano “Following” e gettano le basi per i film successivi. Pur essendo un progetto a bassissimo budget ha dato la possibilità a Nolan di sperimentare sul campo le tecniche che sono tutt’ora parte integrante del suo stile.

In particolare, ciò che Christopher Nolan ha ereditato dal suo primo lavoro è la centralità e la fluidità del tempo. La struttura temporale irregolare non è altro che il pilastro fondamentale su cui il regista costruisce tutte le sue opere. Di conseguenza il tempo assume un ruolo centrale nei film di Nolan, dotandosi di volta in volta di una connotazione differente.

In “Memento” il tempo si frantuma in unità narrative di 15 minuti per descrivere al meglio la mente del protagonista. Diventa quindi lo strumento attraverso il quale si giunge alla piena comprensione della psicologia di Leonard. Invece, nel successivo “Insomnia” è l’immobilità del tempo di un’Alaska perennemente soleggiata a conferire alla narrazione una strisciante sensazione di angoscia. La mancata alternanza giorno/notte rende difficile percepire il passare del tempo presentando una narrazione sospesa nell’indeterminatezza, nebulosa e incerta.

«Chi vorrebbe rimanere bloccato in un sogno per dieci anni?» -Inception

Con “Inception” e “Dunkirk” coglie in pieno la relatività del tempo, mostrando come possa facilmente dilatarsi o restringersi per adattarsi ai livelli dell’inconscio e all’esperienza soggettiva dei personaggi. Nel fantascientifico “Interstellar” il tempo scorre diversamente sulla Terra e nell’iperspazio, rispettando la legge fisica della relatività. Anche nel recentissimo “Tenet” manipola il tempo, attraverso le inversioni e loop temporali.

Il segreto dei personaggi criptici

Pur avendo una caratterizzazione semplice, i personaggi scritti da Nolan sono parte di un ingranaggio ben più complicato. La semplicità della caratterizzazione non è sinonimo di mediocrità, al contrario spesso è la semplicità stessa a rendere i personaggi credibili. Scrivendo le sceneggiature, Christopher Nolan cura particolarmente la tridimensionalità dei suoi personaggi rendendoli portatori di importanti messaggi. In “Interstellar” il personaggio di Murphy è inevitabilmente legato alla legge omonima.

Tuttavia ciò non è simbolo di sventura, bensì comunica l’ineluttabile casualità della vita che rende fortuna e sfortuna ugualmente verificabili. La salvezza della specie umana è direttamente collegata alla casualità che porta Murphy a intercettare e codificare i messaggi di suo padre. Allo stesso modo l’intelligenza artificiale TARS –anagrammando STARS – è un invito a continuare l’esplorazione dello spazio, non abbandonando la speranza di trovare un nuovo pianeta abitabile fra le stelle.

«La Legge di Murphy non significa che accadrà qualcosa di brutto. Significa che tutto quello che può accadere accadrà» – Interstellar

Anche in “Inception” i nomi dei personaggi celano riferimenti ad elementi esterni. Oltre all’ovvio riferimento ad Arianna del mito di Teseo, è interessante notare che Dominic Cobb divide il nome con un altro personaggio molto importante della filmografia nolaniana, ovvero Cobb di “Following”. Il fatto che Nolan abbia deciso di riutilizzare il nome di un personaggio del suo primo film rappresenta più di un omaggio agli inizi della sua carriera.

L’intenzione del regista è probabilmente quella di tracciare un parallelismo fra due personaggi che hanno molti punti in comune. Come il più celebre Dominic Cobb, anche il Cobb di “Following” è un maestro dell’inganno che irrompe nelle vite degli altri per sottrarre i loro averi. Se nel caso di “Inception” si tratta di ricordi, in “Following” si parla di oggetti che i proprietari hanno sottovalutato finché non gli sono stati sottratti.

Promessa, svolta, prestigio. La ricerca della verità

«Osserva attentamente.» – The Prestige

La ricerca verità è un altro dei temi preferiti di Christopher Nolan. Come il tempo, anche la verità può essere manipolata, distorta, fraintesa. Infatti, molti dei film legano la ricerca della verità a questioni psicologiche molto profonde. In “The Prestige” il bisogno di verità di Robert Angier si mescola all’ossessione verso la rivalità con Borden. Alla fine sarà proprio quell’ossessione a corrompere la mente di Angier trascinandolo verso il suo tragico destino. Borden, invece, accetta serenamente di non poter avere una comprensione piena della verità condividendo l’esistenza con il suo gemello. Borden occulta consapevolmente l’esistenza di suo fratello, manipolando abilmente la verità.

«Voi state cercando il segreto…ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati.» – The Prestige

In “Memento” la verità è offuscata dall’auto-sabotaggio messo in atto da Leonard. La necessità di preservare la sua già fragile salute mentale entra inevitabilmente in conflitto con la realtà dei fatti, in cui Leonard ha accidentalmente causato la morte di sua moglie. Invece in “Insomnia” il protagonista vive la verità come un tormento interiore. Il senso di colpa per aver ucciso il suo collega crea in Will Dormer uno scombussolamento tale da privarlo del sonno. Solo dopo essersi confrontato con i fantasmi dei suoi errori, Will sarà in grado di pacificare il suo tormento e di recuperare il sonno.

Christopher Nolan costruisce i suoi protagonisti impiegando un approccio diverso ai singoli temi trattati, creando quindi di volta in volta dei personaggi umani, reali e credibili. Indipendentemente dalla complessità narrativa, Nolan riesce sempre a dare vita a personalità con le quali è facile empatizzare. L’ossessione di Angier, l’auto-suggestione di Leonard e lo strazio di Dormer sono sentimenti che ognuno può comprendere a pieno senza difficoltà.

Christopher Nolan incontra i cinecomic. La trilogia del Cavaliere Oscuro

“Batman Begins”, “Il cavaliere oscuro” e “Il cavaliere oscuro – il ritorno” costituiscono ancora oggi i maggiori successi commerciali del regista inglese. La visione di Nolan della figura di Batman, più cupa e introspettiva, rappresenta una svolta nei cinecomic e continua tutt’ora ad affascinare gli spettatori. Trattandosi dei primi film del regista girati quasi completamente in IMAX sono da considerarsi un’innovazione nello stile di Nolan che pur non rinuncia alle sue tecniche preferite. Il montaggio incrociato -abbondantemente impiegato nella trilogia- costruisce un’atmosfera tesa e concitata che trasmette perfettamente la sensazione di pericolo provata dai personaggi. L’alternarsi di due o più scene cronologicamente sovrapposte accresce esponenzialmente la suspense rispetto al montaggio classico.

Anche la fotografia e i colori prevalenti veicolano dei messaggi ben precisi. In “Batman Begins” le tinte aranciate e scure indicano il tramonto della legalità sulla città di Gotham che porterà alla nascita di Batman. Ne “Il cavaliere oscuro” ormai la malvagità ha preso il sopravvento e la palette di colori vira decisamente sul blu e colori cupi che rappresentano l’insidiosa oscurità della notte. In questo capitolo centrale il Batman di Christian Bale si troverà ad affrontare la sua nemesi, il Joker di Heath Ledger. Il risultato dello scontro –che sarà più ideologico che fisico- porterà Batman ad eclissarsi nel buio di Gotham. La rivalsa con conseguente exploit finale arriverà con “Il cavaliere oscuro – il ritorno”. I colori prevalenti si fanno più chiari, con una leggera dominazione del bianco, ad indicare la rinascita a nuova vita di Bruce Wayne.

«Ho realizzato “Batman” allo stesso modo in cui ho fatto gli altri film. L’ho fatto per la mia soddisfazione personale ed è esattamente come volevo che fosse.» – Christopher Nolan

Complessivamente, la trilogia dedicata al cavaliere oscuro non è nient’altro che una storia già nota raccontata secondo lo stile e il punto di vista di Christopher Nolan. Il connubio fra questi due elementi dà vita ad una narrazione originale che si concentra maggiormente sul background psicologico non solo di Batman, ma anche di tutti gli altri personaggi a lui collegati.

Tenet e Interstellar. Messaggi di Nolan dal futuro

«Potresti dover decidere fra rivedere i tuoi figli e il futuro della specie umana.» – Interstellar

C’è spazio anche per il sotto-testo ecologico nella folta filmografia di Christopher Nolan. Sebbene non si tratti dei temi principali, sia in “Interstellar” che in “Tenet” è possibile rintracciare l’avvertimento di Nolan alle generazioni future. Il cambiamento climatico è una realtà che può portare a conseguenze disastrose. In queste due pellicole il regista esplora due possibili scenari scatenati dal tracollo ambientale. “Interstellar” presenta un pianeta Terra che ormai rifiuta la presenza umana. Le frequenti tempeste di sabbia causano gravi malattie respiratorie, mentre un’infezione fungina uccide tutte le colture esistenti, riducendo la popolazione alla fame. La risoluzione utopica offerta da Nolan è possibile unicamente nell’universo da lui creato, ragion per cui la speranza finale in “Interstellar” funge anche da monito per la popolazione mondiale. È necessario prendersi cura dell’unico Pianeta abitabile, poiché non ne esiste un altro.

In “Tenet” lo stesso identico messaggio è veicolato attraverso un diverso espediente. La disperazione delle generazioni future scatena il desiderio di annientamento e inversione del mondo ad ora conosciuto. Tuttavia, entrambe le alternative proposte dalle due pellicole si rivelano in realtà irrealizzabili. Fornendo delle soluzioni iperboliche, Christopher Nolan punta a far riflettere sulla gravità della realtà, invitando a porvi rimedio, prima che la tragedia diventi inevitabile.

«È la bomba che non è esplosa il pericolo che nessuno sapeva fosse reale. Quella è la bomba che può cambiare il mondo.» – Tenet

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