
“Departures” di Yojiro Takita è un film denso di tematiche esistenziali. Ad uno sguardo superficiale si potrebbe dire che l’argomento principale sia la morte e la differente percezione che ne hanno i vari personaggi. In realtà si tratta di un film ben più complesso. Vi sono infatti continui rimandi alla cultura giapponese e anche la musica gioca un ruolo essenziale all’interno della pellicola.
«Questo film tratta dei temi universali e sentimenti comuni a tutti gli esseri umani. Da una parte il film presenta l’approccio “giapponese” alla morte e al lutto, dall’altra mostra le emozioni umane» – Yojiro Takita
“Departures” di Yojiro Takita e la complessità della sfera emotiva
Grazie ad un accurato montaggio sonoro i momenti salienti del film sono accompagnati dal malinconico suono del violoncello e lo spettatore è portato ad associare le scene più toccanti col famoso tema principale della colonna sonora. Tuttavia, “Departures” è un film che parla soprattutto di sentimenti. Emozioni come rabbia, gioia e dolore vengono indagate in ogni loro sfumatura dando origine ad un film toccante e profondo.
«Prima fate i figli e poi li abbandonate…non metteteli al mondo, allora!» – Daigo Kobayashi
Daigo Kobayashi – il protagonista del film – è certamente il personaggio più interessante e meglio caratterizzato. Ogni personaggio che interagisce con lui contribuisce a costruire un quadro sempre più completo della sua vita e dei suoi problemi. Quasi subito emerge il suo senso di fallimento per non essere riuscito a fare carriera come violoncellista e la conseguente vergogna che prova per aver dovuto accettare un lavoro socialmente malvisto come tanatoesteta. Successivamente lo si vede disgustato dalla vista del primo cadavere della sua carriera. In questi momenti il tono della narrazione è volutamente ironico: lo scopo è quello di enfatizzare l’evidente superficialità del protagonista che si avvicina al suo nuovo lavoro per mera necessità economica. Man mano che la narrazione entra nel vivo, però, si scoprono caratteristiche che rendono Daigo sempre più simile ad una persona piuttosto che ad un personaggio.
Il suono del violoncello conduce il film
Particolarmente interessante è la relazione conflittuale che Daigo ha con la sua infanzia. Nonostante abbia dei ricordi vaghi di suo padre è ben cosciente del fatto che lui l’abbia abbandonato quando era solo un bambino per fuggire con un’altra donna. Quest’evento traumatico riempie Daigo di risentimento verso suo padre, eppure è emblematico il fatto che scelga proprio di fare carriera suonando il violoncello, lo stesso strumento suonato dal tanto odiato padre. In questo caso lo strumento musicale diventa simbolo della sua esistenza.
Il violoncello nuovo – che Daigo acquista di nascosto da sua moglie Mika – rappresenta il suo lavoro nell’orchestra di Tokyo, oltre a tutte le sue ambizioni per il futuro. Invece il violoncello antico – che ritrova nella sua vecchia casa quando torna a vivere a Yamagata – simboleggia il ricordo della sua vita passata. Suonando il violoncello che aveva da bambino è come se Daigo riabbracciasse la sua vecchia vita, accettando di fare i conti con un passato segnato dall’abbandono paterno.
La trama di “Departures” di Yojiro Takita è stata ispirata dall’autobiografia di Shinmon Aoki, un noto tanatoesteta giapponese che decise di raccontare nel suo libro “Coffin Man” la stigmatizzazione sociale vissuta in Giappone da chiunque eserciti una professione legata alla morte. Ciò nonostante Aoki non compare nei crediti al film, in quanto scelse volontariamente di dissociarsi da questa trasposizione. Ad ogni modo, pur adottando un tono più delicato rispetto al libro, “Departures”” raffigura perfettamente la concezione negativa che la società giapponese ha del mestiere del tanatoesteta.
Yojiro Takita analizza il tabù della morte nella società giapponese
È risaputo che in Giappone la morte sia considerata come qualcosa di impuro e, conseguentemente, chiunque ne venga in contatto è visto come irrimediabilmente contaminato. Questa particolare forma mentis porta inizialmente Daigo a vergognarsi della propria professione al punto da arrivare a mentire a sua moglie Mika. Le sue preoccupazioni troveranno conferma quando, una volta scoperto il vero lavoro di suo marito, Mika andrà via di casa accusando Daigo di “essere sporco.” Mika cambierà idea riguardo la professione del marito soltanto dopo aver osservato la dedizione di Daigo nel praticare i rituali di preparazione alla cremazione delle salme.
«Adesso mi appresterò a svolgere il rito della ricomposizione e della vestizione, affinché il defunto possa partire in pace.» – Daigo Kobayashi
“Departures” di Yojiro Takita si apre con un flash-forward dove Daigo, ormai abituato al suo lavoro, esegue i rituali funebri dello Yukan (湯灌, rituale dell’acqua calda) e Shini-geshō (死化粧, make-up funebre). Queste due pratiche consentono al defunto di essere purificato e di compiere serenamente il viaggio nell’aldilà. Fin dai primi minuti, quindi, emerge l’importanza fondamentale della professione di Daigo che, sebbene sia socialmente malvista, è essenziale dal punto di vista spirituale. Secondo la tradizione giapponese, infatti, è soltanto nascondendo i segni del decadimento del corpo che lo spirito può conservarsi intatto. Il compito del tanatoesteta è restituire dignità al defunto per permettere ai suoi cari di mantenerne un buon ricordo ed affrontare con più tranquillità il momento dell’inevitabile distacco.