
“Il castello errante di Howl” di Miyazaki. Spiegazione e significati oltre la superficie
Il mondo incantato raggiunge il suo massimo splendore con “Il castello errante di Howl” di Miyazaki. Sebbene non si tratti di una sceneggiatura originale – poiché adattata dall’omonimo romanzo di Diane Wynne Jones – l’animatore giapponese non manca di arricchirla con la sua filosofia. La fusione della cultura occidentale con quella orientale è la chiave della riuscita del film d’animazione. Le ambientazioni ispirate all’Europa incontrano un sistema magico che mutua i fondamenti dallo sciamanesimo nipponico, costruendo così un ponte fra due mondi apparentemente inconciliabili.
«Quello che cerco è un mondo che non sia mai stato visto prima, ma che nel contempo sia qualcosa di bello e accettabile per i bambini.» – “Il castello errante di Howl” di Hayao Miyazaki
Lo scenario che incornicia “Il castello errante di Howl” è tanto originale nella localizzazione, quanto ricorrente nella realizzazione. Infatti, i colori brillanti e vivaci sono indubbiamente parte della cifra stilistica che contraddistingue i lavori di Miyazaki. La leggiadra eleganza dei personaggi incontra il dinamismo di un paesaggio ispirato all’Alsazia della Prima Guerra Mondiale dando vita ad un mix che racchiude poeticità e vitalità.
Un cuore per l’eterna bellezza. Howl, il Dorian Gray di Miyazaki
«Se non si è belli è inutile vivere» – Howl
Il misterioso mago Howl è sicuramente uno dei personaggi più affascinanti del film. Il suo bizzarro castello semovente costituisce la base fondante del sistema magico della narrazione, eppure questa non è la sua unica peculiarità. Il segreto celato fra le sgangherate mura del castello è ciò che rende in realtà il personaggio di Howl ben più complesso di quanto potrebbe sembrare. Effettivamente si scopre ben presto che la magia che muove il castello è legata indissolubilmente al patto che Howl ha stretto col demone Calcifer. Per mantenere immutata la sua bellezza il giovane mago ha ceduto il suo cuore alle fiamme di Calcifer ed è proprio grazie al demoniaco fuoco che il castello riesce a muoversi.
Il patto col demone e la sua ossessione per la bellezza rendono Howl perfettamente accomunabile ad un famoso personaggio letterario: il Dorian Gray di Wilde. Come il suo illustre predecessore, Howl è il tipico dandy vittoriano completamente dedito all’edonismo. Il suo abbigliamento eccentrico richiama lo stile steampunk e il suo estetismo lo portano ad utilizzare i suoi straordinari poteri per migliorare il suo aspetto.
«Io bella non sono stata nemmeno una volta!» – Sophie
Se per Dorian Gray la corruzione dell’anima è incarnata dal ritratto degradato, per Howl è la sua stessa casa a palesare la sua dannazione. Sono i futili oggetti accumulati e abbandonati ad indicare l’avvizzimento di Howl. La trascuratezza di una casa impolverata è indice di un animo inquieto che ha dedicato la maggior parte della sua esistenza alla cura dell’aspetto esteriore, piuttosto che all’interiorità. Ciò nonostante, se il personaggio di Wilde assiste alla distruzione della sua anima fino allo stremo delle forze, il destino di Howl sarà differente. L’arrivo di Sophie nella vita di Howl segna l’inizio della sua redenzione. Con il suo coraggio e la sua dedizione, Sophie salverà il giovane mago spazzando via il tormento dal suo cuore appassito.
“Il castello errante di Howl” di Miyazaki. I protagonisti ricalcano gli archetipi junghiani
«L’animo ha il suo peso» – Sophie
Con le sue numerose sfaccettature Howl si rivela essere uno dei personaggi maggiormente caratterizzati nel film di Miyazaki. Come altri protagonisti de “Il castello errante di Howl” il mago possiede dei tratti che lo identificano con uno dei dodici archetipi junghiani. Avendo un lato oscuro e tormentato, Howl è del tutto accomunabile all’archetipo dell’orfano. La perdita dell’anima costituisce una ferita insanabile per il mago e influenza sicuramente la sua esistenza. Oltretutto l’assenza di una figura di riferimento rende Howl emotivamente vulnerabile, tanto da portarlo ad avvicinarsi alla perfida Strega delle Lande.
Inevitabilmente la sua perfetta nemesi non può che essere Sophie. Con la sua curiosità e spirito avventuroso, Sophie è l’esploratrice. Perfino la maledizione invecchiante non riesce a piegare la sua volontà granitica. La determinazione rende Sophie combattiva e fiera, similmente al suo archetipo di riferimento.
Anche il demone Calcifer può identificarsi con un archetipo. Battute argute e osservazioni intelligenti rendono il demone aderente all’archetipo del saggio. È proprio Calcifer a mettere in guardia Sophie sui rischi dell’allontanarlo dal focolare del castello, oltre a fungere da guida per la ragazza. Come tutti i personaggi, anche i protagonisti de “Il castello errante di Howl” di Miyazaki si dimostrano essere individui a tutto tondo, credibili proprio perché verosimili, nonostante la componente magica.
L’insensatezza della guerra
«Beh, c’è poco da fare. Chiamatemi il Primo ministro e il Capo di stato maggiore. Vediamo di mettere fine a questa stupida guerra.» -Madame Suliman
Allontanandosi dall’opera originale, Hayao Miyazaki sceglie di dare alla guerra un ruolo preminente. Nella sua versione la drammaticità della guerra diventa occasione di denuncia sociale. Avendo lavorato al film negli anni della guerra in Iraq, Miyazaki rappresenta un conflitto crudele che non ha nessuno scopo evidente. Infatti, per tutta la durata del film i contorni dello scontro restano fumosi. Non vengono mai nominate le parti in causa, né tantomeno si fa mai menzione delle cause che hanno portato allo scoppio del conflitto.
Invece ciò che è sempre evidente sono le conseguenze dello scontro. La guerra logora gli animi e distrugge città intere. Mentre nella capitale il re è al sicuro, protetto dalla magia della potente Madame Suliman, il resto del paese è dilaniato dall’angoscia. Il castello del re prospera nell’opulenza e, nello stesso momento, la nazione è continuamente bombardata. Questo scenario costituisce una forte presa di posizione da parte di Miyazaki che non perde occasione di denunciare la futilità della guerra.
«Dovresti dirglielo chiaramente: finitela con questa guerra insulsa; io non vi posso prestare aiuto.» – Sophie
Come finisce e cosa insegna “Il castello errante di Howl” di Miyazaki? Il coraggio nasce dall’amore
“Il castello errante di Howl” rappresenta il superamento dello stereotipo del cavaliere senza macchia e senza paura. Al contrario, nonostante il suo aspetto e i suoi modi principeschi, Howl è in realtà un vigliacco. Sebbene le sue doti magiche gli consentirebbero di giocare un ruolo fondamentale nelle sorti del conflitto, Howl sceglie di farsi da parte e limitare le sue azioni alla rappresaglia. Assumendo la sua forma demoniaca, Howl vola nella notte distruggendo le bombe sganciate ogni notte dagli eserciti di una o dell’altra fazione. Tuttavia, il suo approccio alla guerra è del tutto simile a quello della vita quotidiana: leggero e superficiale. Howl impiega la maggior parte del suo potere nel nascondersi dalla guerra ed evitare lo scontro con Madame Suliman che lo reclama al suo fianco.
«Ti stavo cercando, sai?» – Howl
Ovviamente tutto cambia nel momento in cui Howl incappa in Sophie. L’amore rende Howl coraggioso. Fin dal loro primo incontro il mago è consapevole di aver trovato la donna del suo destino, quella che gli era apparsa appena stretto il patto con Calcifer. Ricongiungersi con la persona che ha cercato e atteso per tutta la vita gli spalanca le porte per un nuovo mondo. Trovando il coraggio di lottare per proteggere ciò che ha di più caro, Howl riuscirà a riconciliarsi con la sua umanità, andando incontro all’agognato lieto fine.
«Io sono già fuggito a sufficienza! Finalmente ho trovato una persona che sento di dover proteggere…sei tu.» – Howl