
“Inception” di Christopher Nolan è un progetto durato diversi anni, un gran successo che arriva per il regista dopo le prime due pellicole della trilogia “Il Cavaliere Oscuro”. Oltre un certo prestigio, ha portato a casa diversi riconoscimenti: 3 BAFTA, 5 Saturn Award e altri 67 premi, esclusi i 4 Oscar per Migliore fotografia, Miglior sonoro, Miglior montaggio sonoro, Migliori effetti speciali. Il cineasta ha lavorato a questo lungometraggio già nei primi anni duemila e ci sono voluti circa 10 anni per renderlo definitivo. Una pellicola piuttosto intrigante accompagnata dalla colonna sonora di Hans Zimmer – “Dream is collapsing”, “Dream within a dream” e “Time”-.
Ma cosa rende quest’opera cinematografica unica? Quali intrighi continuano a ruotare, a dieci anni dalla sua uscita, intorno ad “Inception”? A tal proposito è bene approfondire diverse questioni che possono dare un quadro più chiaro della pellicola.
“Inception” di Christopher Nolan tra conscio e subconscio
Un sogno è un’attività mentale più o meno accurata che dà diverse sensazioni ed emozioni, e nonostante l’incoerenza viene accettata dal sognatore come verità: non ci si interroga su come e perché ci siano determinati eventi. La mente plasma e modifica il mondo astratto e non ha importanza se ci si trova catapultati in medias res.
Nolan inoltre evidenzia come nella fase onirica si attivi il subconscio che nasconde diversi segreti e che perciò possono essere rubati. La mente è divisa nella sua parte razionale e consapevole – il conscio – e in quella più profonda e inconsapevole – il subconscio -. Quest’ultima nel film viene espressa attraverso delle proiezioni che oltre ad indicare dei ricordi immagazzinati, mantengono vive le emozioni provate nel tempo. È per questo che nei sogni di Cobb (Leonardo DiCaprio) è sempre presente sua moglie Mal (Marion Cotillard).
Alcuni hanno sottolineato come il subconscio descritto da Nolan possa essere rappresentato con lo schema della concezione della memoria del filosofo francese Henri-Louis Bergson. Alla base si trova la memoria e quindi l’insieme dei ricordi e delle sensazioni provate, il piano è la realtà, il vertice del cono indica la percezione della realtà. Allo stesso modo, nel subconscio descritto da Nolan si ha alla base un insieme di rimembranze tra loro confuse che formano quindi il Limbo. Il piano continua ad essere la realtà così com’è data, mentre il vertice del cono è il modo in cui questa realtà viene distinta.
Una struttura paradossale e labirintica
Difatti “Inception” di Christopher Nolan presenta una struttura quasi paradossale, paragonabile allo schema che il soggetto mostra alla sua nuova recluta durante un sogno condiviso.
«Noi creiamo e percepiamo il nostro mondo simultaneamente e la nostra mente lo fa così bene che neanche ce ne accorgiamo, questo ci consente di inserirci nel mezzo di quel processo.» – Cobb
Così lo spettatore si inserisce nelle vicende senza rendersene conto e segue il racconto penetrando in un vero e proprio labirinto di sogni che si incastrano uno dentro l’altro. Si è di fronte ad un montaggio alternato. Le inquadrature seguono una molteplicità di eventi che si svolgono simultaneamente ma in luoghi differenti della mente. Basti pensare che i personaggi si trovano innanzitutto in aereo per 10 ore e, una volta addormentatisi, si spostano in una città piovosa per un’intera settimana, successivamente li si vede in un albergo per sei mesi e poi ancora su una montagna innevata. Il tempo muta e rallenta all’aumentare del livello e ciò che accade in uno dei livelli di sogno, ha conseguenze e ripercussioni negli altri.
I riferimenti storici e mitologici
Nonostante Christopher Nolan sottolinei spesso la mancanza di riferimenti a persone reali nelle sue opere, secondo alcuni questa volta il regista ha fatto qualche eccezione. Sembra che il protagonista, Dom Cobb, sia ispirato all’architetto americano Henry Nichols Cobb conosciuto per diverse strutture moderne, tra cui Place Ville-Marie in Canada, Torre Espacio in Spagna e Palazzo Lombardia. Non è un caso che il mondo onirico ricreato da Dom e Mal in circa cinquant’anni sia caratterizzato principalmente da grattacieli. Inoltre anche il falsario (Tom Hardy), prende nome dall’architetto James Eames. Un riferimento interessante, però, è legato ai miti classici. Il giovane architetto (Ellen Page), reclutato dal protagonista, porta il nome di un personaggio della mitologia greca: Arianna, principessa di Creta e figlia del re Minosse.
Come Arianna aiutò Teseo a ritrovare l’uscita dal labirinto di Cnosso abitato dal Minotauro grazie al cosiddetto “filo di Arianna”, così il personaggio cinematografico accompagna e mostra la via ai suoi compagni nel mondo dei sogni, progettato dalla giovane stessa come un vero e proprio labirinto di cui solo lei ne conosce le forme. Per giunta, è interessante come in un cast prevalentemente maschile, i personaggi si lascino guidare dall’unica donna del gruppo. Invero alla morte della moglie, Dom trova una nuova accompagnatrice nel mondo onirico. Arianna è l’unica che forse può aiutarlo a mettere un po’ d’ordine nella sua vita, l’unica che si interessa alla sua situazione e lo aiuta nell’ultimo livello del sogno condiviso a liberarsi dal senso di colpa che era per lui diventato un fardello.
“Inception” di Christopher Nolan. Il totem svela il finale
«Qual è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? Una tenia intestinale? […] Un’idea. Resistente, altamente contagiosa. Una volta che un’idea si è impossessata del cervello, è quasi impossibile sradicarla. Un’idea pienamente formata, pienamente compresa si avvinghia qui, da qualche parte.» – Dom Cobb
Il film, con un aspect-ratio di 1:2,35, presenta una lunghezza di campo variabile. Si hanno mezzi primi piani e primi piani durante i dialoghi e un’attenzione al dettaglio quando viene mostrato il totem del protagonista. Quest’oggetto ha provocato non poche discussioni per quanto riguarda il finale del lungometraggio: nell’ultima scena la trottola ha diversi sobbalzi, ma non si vedrà mai se cade o continua a girare. Ha importanza?
Molti si danno pace sostenendo che la cosa più importante è che Dom sia tornato dai suoi figli. Se fosse stato un sogno, sarebbe diventata comunque la sua realtà. Ma non è questo il punto su cui bisogna soffermarsi, è necessario capire qualcosa in più del totem. Cos’è esattamente? In genere, un totem è un animale o un’entità naturale considerato da un gruppo o una tribù come elemento protettivo. Similmente, in Inception è un oggetto che viene usato dai personaggi per distinguere il sogno dalla realtà, per proteggersi dalla confusione che un sogno del tutto realistico potrebbe dare.
A differenza degli altri, Cobb è l’unico a mostrare come funziona il suo totem, il che dovrebbe essere un segreto, come rivela il suo braccio destro Arthur (Joseph Gordon-Levitt) che non lascia toccare il suo dado truccato. Il motivo è piuttosto chiaro: il vero totem del primo attore non è la trottola. Questa apparteneva a sua moglie, quindi può davvero essere efficace per lui? Decisamente no. Il vero totem del protagonista è la sua fede nuziale. Nel mondo onirico, Cobb è ancora sposato, nel mondo tangibile, è ormai vedovo. Per comprendere se nel finale Dom è tornato alla realtà o sta ancora sognando, bisogna concentrarsi sulla sua mano sinistra. A voi la scoperta, anche se un piccolo indizio è stato rivelato dall’attore Michael Caine, che fa notare la presenza del nonno solo nella realtà, mai nei sogni.
Le ambientazioni. Dove inizia la realtà e finisce il sogno?
Le vicende si susseguono in ambientazioni ampie e ordinate, la maggior parte delle quali caratterizzate da una luce naturale, il che dà forti contrasti alle immagini contraddistinte da un intenso chiaroscuro. Di conseguenza, i luoghi all’aperto sono luminosi mentre gli interni sono alquanto bui nonostante spesso sono illuminati da luci artificiali. Il regista e sceneggiatore ha voluto, a tal proposito, utilizzare luoghi preesistenti.
Un café (in cui le esplosioni sono ricreate con cariche a base di azoto a pressione) e il ponte de Bir-Hakeim a Parigi; l’incontro con Eames è ambientato in Kenya anche se avviene a Tangeri, in Marocco; il castello di Saito (Ken Watanabe) si trova a Los Angeles. I rilievi montuosi, dove Robert Michael Fischer (Cillian Murphy) ritrova suo padre (Pete Postlethwaite) sono canadesi, qui la troupe ha atteso le condizioni climatiche adatte alle riprese; il corridoio dell’albergo in assenza di gravità, frutto del lavoro di Guy Hendrix Dyas, Chris Corbould e Wally Pfister, è stato ricreato a Cardington, in Inghilterra, senza l’aiuto del CGI.
«Quando dormiamo, la mente può fare quasi ogni cosa.» – Cobb
Inizialmente in “Inception” di Christopher Nolan i sogni sono contraddistinti da strutture simmetriche. Arianna dimostra come può essere manipolato il mondo astratto, come può essere architettonicamente organizzato e modificato in modi fuori dall’immaginario comune. Memorabile è la scena in cui, a Parigi, la giovane universitaria “piega” la strada in due facendo sì che i palazzi si poggino l’uno sull’altro. Più avanti durante la pellicola il mondo intangibile può essere facilmente confuso con quello reale in quanto entrambi vengono mostrati con le stesse fattezze: i colori prevalenti sono una volta il nero, il blu e il bianco e un’altra il giallo e il marrone. Nei sogni questi colori possono rispettivamente indicare lutto e ignoto, intelletto e profondità, purezza e vulnerabilità, immortalità e successo, istinto e instabilità: tutte tematiche che guidano i caratteri e le scene del lungometraggio.