
«Mi spaventa la situazione ed è giunto il momento di iniziare a urlare. E questo è il mio urlo.» – Darren Aronofsky
Restano circa dodici anni per provare a salvare il pianeta dalla distruzione. Indubbiamente è questa la consapevolezza alla base di “Madre!” di Darren Aronofsky nel 2017: come lui stesso ha dichiarato, la sceneggiatura è stata completata nell’arco di soli cinque giorni. I tempi così brevi sono giustificati dall’esigenza di Aronofsky di dare voce all’angoscia e alla rabbia scaturite dall’osservazione della realtà contemporanea.
Il dolore di Madre Natura
Che siano proprio questi i sentimenti predominanti all’interno della pellicola è evidente anche solo osservandone le strategie registiche. Fin dai primi minuti, infatti, si alternano frequenti primi piani, scene in soggettiva e semi-soggettiva che contribuiscono a creare un’atmosfera angosciante, a tratti claustrofobica. La macchina da presa segue in modo quasi ossessivo i personaggi offrendo allo spettatore una visuale incompleta della scena e dando l’impressione di stare letteralmente col fiato sul collo al protagonista dell’inquadratura. Altro elemento fondamentale è la quasi totale assenza di sottofondo musicale che accresce la sensazione di ansia e preoccupazione in chi guarda.
«Dio creò l’uomo a sua immagine. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.» – Genesi 1:27;31
“Madre!” è un film strutturato su più livelli ed è possibile interpretarlo secondo diverse chiavi di lettura. Ad uno sguardo superficiale è la storia di una coppia dove lui (Javier Bardem) è un poeta di mezz’età con un evidente blocco dello scrittore e lei (Jennifer Lawrence) è una giovane donna alle prese con la ristrutturazione della loro casa, precedentemente distrutta da un incendio. Tuttavia, basta scavare appena sotto la superficie per incontrare il secondo livello di lettura e rendersi conto che il film è ben più complicato di così.
La struttura allegorica…
“Madre!” di Darren Aronofsky è un film allegorico, ricco di simbolismi, soprattutto biblici. Non è un caso che il titolo provvisorio pensato per la pellicola fosse “Il sesto giorno”, un chiaro riferimento alla creazione della specie umana che avvenne, secondo quanto riportato dalla Genesi, proprio nel sesto giorno. Javier Bardem sarebbe quindi la personificazione del Dio anticotestamentario, superbo e incurante verso la sua compagna, Madre Natura. Il suo atteggiamento quasi sprezzante verso Jennifer Lawrence lo porta a prendere decisioni importanti per le sorti della coppia senza nemmeno consultarla.
È unicamente sua la scelta di aprire le porte della magione ai personaggi interpretati da Ed Harris e Michelle Pfeiffer, dando quindi inizio ad una sequela di avvenimenti disastrosi che culmineranno in un omicidio. È palese che i due rappresentino il corrispettivo biblico di Adamo ed Eva nel momento in cui, nonostante fosse stato loro esplicitamente vietato, entrano nello studio del poeta e distruggono il cristallo che lui custodiva gelosamente, unico oggetto sopravvissuto all’incendio della casa. A confermare questa teoria c’è anche il fatto che il personaggio di Michelle Pfeiffer compare in un secondo momento rispetto a quello di suo marito, precisamente dopo che quest’ultimo si è ferito ad una costola.
…e il simbolismo biblico di Madre!
Nella seconda parte della pellicola vi sono innegabili riferimenti al Nuovo Testamento e alla religione cristiana. Dopo aver appreso la notizia della gravidanza della sua compagna, il poeta ritrova finalmente l’ispirazione che gli mancava e compone una nuova opera. Una volta pubblicata, arrivano orde di ammiratori adoranti che intraprendono anche lunghi viaggi col solo scopo di raggiungere la casa e riuscire a vederlo, non discostandosi di molto dai gruppi di fedeli che periodicamente si recano in pellegrinaggio presso i più famosi luoghi di culto.
A questo punto la narrazione degenera facendosi sempre più caotica man mano che i seguaci si accalcano alle porte della casa. La loro ossessione per il poeta e la sua opera li porterà addirittura a fare irruzione nell’abitazione e a compiere atti di vandalismo, pur di accaparrarsi un oggetto appartenuto all’artista. Il punto di rottura definitiva si ha quando il personaggio di Jennifer Lawrence scopre con orrore che il figlio che ha appena partorito è stato brutalmente assassinato e mangiato dalla folla di ammiratori in un tremendo atto di cannibalismo. Questo da un lato ricorda la pratica cristiana dell’eucarestia, mentre dall’altro rappresenta l’estremo degrado di individui inferociti che, pur di possedere qualcosa della persona che tanto ammirano, arrivano addirittura a cibarsi del suo stesso figlio.
Il rapporto tra uomo e Madre Natura in Madre! di Darren Aronofsky
Nonostante i molteplici riferimenti biblici, indagando ad un livello più profondo, si intuisce subito che il messaggio nascosto all’interno di “Madre!” di Darren Aronofsky è di stampo ecologista. Fin dalle prime scene è chiaro che il genere umano rappresenti una minaccia per l’equilibrio fra Madre Natura e il pianeta Terra. Infatti, già con l’arrivo del primo uomo e della prima donna, la stabilità della casa inizia a vacillare: arrivano disordine e sporcizia che irritano la madre e causano sofferenza al pianeta.
Col procedere della narrazione, ed il moltiplicarsi degli ospiti indesiderati, il ritmo della narrazione si fa sempre più concitato e delirante, quasi grottesco. Seguendo il punto di vista del personaggio di Jennifer Lawrence si assiste alla barbarie dell’umanità che, ignorando le suppliche disperate di Madre Natura, distrugge la casa che lei cercava amorevolmente di proteggere. A questo punto la furia della madre si abbatte sull’umanità in tutta la sua potenza distruttiva portando sotto gli occhi dello spettatore il vero messaggio del film: la catastrofe ambientale è alle porte, resta poco tempo per invertire la rotta e cercare di fermarla. In caso contrario, le inevitabili conseguenze sarebbero devastanti.