“Nomadland” di Chloe Zhao. Viaggiare nella natura per ritrovarsi

"Nomadland" di Chloe Zhao

“Nomadland” di Chloe Zhao è il prezioso frutto nato dall’unione fra un documentario e un’opera di finzione. Tratto dall’omonimo libro d’inchiesta scritto dalla giornalista Jessica Bruder, Nomadland racconta gli effetti della crisi economica su una nazione moderna –gli Stati Uniti- attraverso gli occhi di Fern (Frances McDormand).

Il personaggio della protagonista è fittizio, tuttavia le storie raccontate e le esperienze vissute sono reali e attingono direttamente dalla materia d’origine. Infatti, il cast di Nomadland è composto prevalentemente da autentici nomadi, perlopiù gli stessi già intervistati da Bruder per il suo libro. Parte della spontaneità e della verosimiglianza del film è dovuta a questo particolare.

«Ho cercato di concentrarmi sull’esperienza umana e sulle cose che credo vadano oltre la politica –come la perdita di una persona amata o la ricerca di una casa- per creare un film universale.» – Chloe Zhao

Le differenze fra il film e il libro sono principalmente concettuali. Il libro di Jessica Bruder è incentrato sulla critica sociale ed è una denuncia verso il sistema capitalistico statunitense che approfitta degli emarginati per ottenere manodopera a basso costo. Al contrario, l’opera di Zhao è più sentimentale che politica. L’obiettivo della regista è raccontare le conseguenze emotive del dissesto economico piuttosto che quelle finanziarie. “Nomadland” di Chloe Zhao è un viaggio nell’anima di Fern e nelle sue esperienze di vita.

 “Nomadland” di Chloe Zhao. Il significato nel cammino verso l’autodeterminazione

“Nomadland” è un film universale, ma allo stesso tempo estremamente intimo. Mette in scena il dramma di Fern, una donna che ha perso tutto ciò che aveva e decide di vivere la sua vita in strada. Ma è anche il racconto di migliaia di esseri umani che, come lei, si sentono smarriti e hanno un futuro incerto. La narrazione porta avanti la dimensione personale e quella universale contemporaneamente. Le vicende di Fern si intrecciano con quelle degli altri nomadi che incontra, introducendo nuovi punti di vista ed esperienze di vita diverse. Ci sono persone che hanno intrapreso via del nomadismo per problemi economici, chi l’ha fatto per vincere la depressione e chi ha scelto questa vita per abbracciare la libertà fino in fondo. Ognuno dei nomadi ha iniziato il proprio percorso per ragioni diverse, ma tutti loro l’hanno fatto con coscienza e in completa autonomia.

«Casa è solo una parola? Oppure è qualcosa che porti dentro di te?» – Nomadland

Come tutti gli altri nomadi, anche Fern vive una situazione drammatica. Il suo nomadismo è spirituale prima ancora che materiale. La casa che ha perso è l’amore di suo marito e il suo girovagare non è altro che un modo di fuggire dal lutto. Confrontandosi con gli altri nomadi, comprende che la morte non è un addio definitivo e che l’amore di suo marito non l’abbandonerà mai, nonostante la dipartita. Nel finale Fern smette di scappare dal dolore e l’alba dell’ultima inquadratura diventa simbolo dell’inizio di una nuova vita.

“Nomadland” di Chloe Zhao e “The new world” di Terrence Malick. Riflessioni sul rapporto fra uomo e natura

Chloe Zhao ha dichiarato di essere stata largamente influenzata dalle opere e dallo stile di Terrence Malick, in particolare dal suo modo di raccontare l’umanità attraverso il rapporto con la natura. In “The new world” la natura indomita della Virginia del 1600 è terreno di scontro fra la civiltà inglese e la pacifica tribù dei Powhatan.

Se nel film di Malick l’uomo tenta di dominare la natura, in “Nomadland” Zhao mostra un’umanità in simbiosi con l’ambiente circostante. Gli elementi del paesaggio, la luce e gli spazi riflettono gli stati d’animo dei personaggi, in particolare Fern. È per questo motivo che nonostante il clima mite, le luci sono ugualmente deboli e i colori sono cupi.

La natura comprende la sofferenza di Fern e la asseconda raccordandosi al suo umore. Allo stesso modo, quando Fern trova la pace, l’ambiente intorno a lei si risveglia. I colori si fanno più brillanti e le luci più morbide. La natura accompagna Fern nel suo viaggio di guarigione adattandosi alle sfumature del suo animo.

«È quasi una necessità per Malick indagare quello che lui vuole capire sul mondo, sull’esistenza umana e sui dubbi esistenziali. Lui indaga questioni in cui tutti possono identificarsi.» – Chloe Zhao

In “The new world” Terrence Malick riporta il conflitto fra i Powhatan che vivono in comunione con la natura e i coloni inglesi che vogliono invece sottometterla. Questa dualità compare anche in “Nomadland”, ma sotto una luce diversa. Nella regia di Zhao si osservano due approcci differenti in base all’ambientazione della scena. Quando Fern è circondata dalla natura le inquadrature sono ampie e ariose. I colori sono vividi, sebbene scuri, e ben bilanciati in modo da simboleggiare l’equilibrio fra Fern e l’ambiente circostante. Al contrario quando Fern lavora nello stabilimento di Amazon, le inquadrature sono affollate e si susseguono con rapidità, rivelando il disagio provato dalla protagonista nel trovarsi a contatto con il mondo moderno. Prevedibilmente, Fern ritrova sé stessa nella natura incontaminata, lontana dalla società che l’ha invece calpestata.

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