“Nope“ è un film scritto, diretto e prodotto da Jordan Peele. Dopo i lungometraggi “Scappa – Get Out” e “Noi – Us”, Peele utilizza nuovamente il genere horror per toccare delle tematiche sociali. Mostra e denuncia un particolare aspetto della nostra società: lo sfruttamento. A cui si aggiungono la discriminazione e, chiaramente, la volontà di mostrare e dimostrare ciò che viene visto, fatto o detto, se no sembra che non sia successo.
“Nope” cosa significa?
Influenzato dalle pellicole di Steven Spielberg come “Incontri ravvicinati del terzo tipo” e “Jurassic Park”, da “King Kong” di Cooper e Schoedsack, “Signs” di M. Night Shyamalan e “Il mago di Oz” di Victor Fleming, “Nope” unisce il genere horror alla fantascienza.
Il titolo può essere letto come acronimo di “Not Our Planet Earth”, “Not Of Planet Earth” o “Not On Planet Earth”, oppure come esclamazione davanti a qualcosa a cui non si vuole credere, davanti a qualcosa che si teme e che si spera non stia accadendo, proprio come fa il protagonista interpretato da Daniel Kaluuya.
«I will cast abominable filth upon you, make you vile, and make you a spectacle.» – Nahum 3:6
“Nope” di Jordan Peele e lo scimpanzè Gordy. La storia vera sulle orme di Travis
Il lungometraggio fanta-horror si apre sugli eventi della sitcom “Gordy’s Home” – “Gordy e compagnia” – e pone le basi per la tematica dell’addomesticamento e dello sfruttamento degli animali nello show business. Si sottolinea che un animale, anche se educato, non può essere realmente allontanato dalla sua natura di predatore.
Probabilmente l’incipit è ispirato all’attacco dello scimpanzé Travis del 2009. Il primate nacque nel 1995 nel Missouri e, dopo l’uccisione di sua madre, fu adottato da Sandra e Jerome Herold. Crebbe con loro, li accompagnava a lavoro e a fare delle commissioni. Era parte della famiglia. Travis partecipò anche a dei programmi televisivi, foto pubblicitarie e spot, tra cui quello della Pepsi Cola. Nel 2003 ci fu un primo incidente, ma sei anni dopo avvenne qualcosa di inaspettato. Lo scimpanzé attaccò Charla Nash, un’amica di Sandra, provocandole gravi e permanenti ferite.
«Certi animali non li puoi ammaestrare.» – Otis Haywood Sr.
Il verso significato di Gordy
Dalla figura di Travis si arriva a quella di Gordy che però si colloca in un discorso più ampio. Lo scimpanzé che saluta pugno contro pugno diventa parte di un puzzle che non solo evidenzia i temi già citati, ma rappresenta e anticipa la figura dell’alieno.
Prima la scimmia, poi il cavallo che reagisce a uno spavento, fino a un animale fuori dal comune, un animale ultraterreno, extraterrestre. Questi dimostrano come ogni essere vivente debba essere rispettato, debba avere i suoi spazi e i suoi tempi che vanno al di fuori dei passatempi umani. Il controllo esercitato su di loro non è una reale capacità dell’essere umano. Se ne erano illusi i creatori della sitcom proprio come se ne illude Ricky Jupe Park (Steven Yeun) che crede di poter padroneggiare l’oggetto che occupa i cieli di Agua Dulce, in California.
Cosa simboleggia Jean Jacket? L’extraterrestre secondo Jordan Peele
Gli UFO sono stati sempre rappresentati in modi diversi. In alcuni casi sono invasori, in altri salvatori. Molto spesso hanno braccia e gambe, occhi grandi, pelle liscia o rugosa. Amici o nemici dell’essere umano. Eppure, in questo Jordan Peele riesce a essere originale.
Jean Jacket – il cui nome viene dal cavallo che Emerald (Keke Palmer) avrebbe voluto allevare – è un extraterrestre dall’aspetto particolare. Ciò che in altre pellicole rappresentava soltanto un mezzo di trasporto, diventa in questo caso la forma stessa dell’essere ultraterreno. Jean Jacket è una creatura dalle fattezze di un disco volante che si nasconde in cielo, dietro una nuvola, da circa 6 mesi. È un animale carnivoro, un predatore, che ad un certo punto assume delle forme particolari. Sembra una creatura marina, una medusa che fluttua nell’aria o una tenda da circo per regalare uno spettacolo piuttosto terrificante.
Cosa rappresenta in realtà Jean Kacket?
Non se ne conosce l’origine – anche se una scena tagliata fuori dal montaggio ne racconta la storia – ma osservando i suoi atteggiamenti si può comprendere parte della sua natura. Il comportamento che Otis Haywood Jr. (Daniel Kaluuya) assume per addestrare i suoi cavalli diventa un monito per agire e reagire alla presenza di Jean Jacket. Tuttavia, Jean Jacket è anche qualcos’altro.
Il UAP – Unidentified Aerial Phenomena – potrebbe essere considerato una metafora del Covid 19. Qualcosa che dev’essere spettacolarizzato dai media per premere sulle ansie e sulle paure degli individui creando nell’immaginario comune la presenza di un predatore esterno. Qualcosa di grande che può prendere chiunque, a volte invisibile, che si aggira sempre all’esterno per cui uno dei modi per essere al sicuro è restare a casa. Non a caso, per la scrittura della sceneggiatura, Jordan Peele è stato ispirato in parte dal lockdown.
La marginalizzazione delle minoranze denunciata in “Nope” di J. Peele
Tuttavia Jordan Peele non si limita a questo. Anche “Nope”, come “Scappa – Get Out” e “Noi – Us”, denuncia la società. Infatti, si parla non soltanto di alieni, ma di alienamento o, più correttamente, di marginalizzazione.
O.J. ed Emerald discendono dal fantino della serie di fotografie “Sallie Gardner at a Gallop” – o “The Horse in Motion” – del 1878, uno dei primi esperimenti di cinematografia. Eppure i due afroamericani non hanno un posto di rilievo nell’industria e neanche in società. In questo, vengono affiancati da altri due rappresentanti delle minoranze: Angel che è latinoamericano e Jupe che è sudcoreano. Quest’ultimo da giovane raffigura l’alterità all’interno di “Gordy’s Home” e forse è per questo che Gordy lo risparmia e, anzi, intende salutarlo col pugno. Tutti loro rispecchiano quindi l’alterità, l’emarginazione e la subalternità.
L’alienazione strumentalizzata
In questo modo, il cineasta non solo evidenzia lo sfruttamento e la strumentalizzazione mettendo quasi sullo stesso piano un bambino e un primate, ma cerca di restituire la voce e la propria identità – nonché individualità – a coloro a cui viene tolta.
Pone in primo piano gli Haywood, riportando alla mente i cowboy afroamericani ormai dimenticati, e gli affida una caratterizzazione a tuttotondo, seppur non particolarmente dettagliata. I personaggi si muovono attraverso le proprie sensazioni e le proprie emozioni, aggiungendo ironia al timore e alla paura che si prova di fronte a qualcosa di inaspettato. Contemporaneamente, li caratterizza per ciò che richiede il mondo attuale, ossia la volontà e quasi il dovere di evidenziare ciò che li minaccia attraverso delle riprese. Le tragedie o qualsiasi tipo di evento deve essere spettacolarizzato, attraverso una sequenza alla Oprah, e deve essere fonte di guadagno perché l’intrattenimento è l’elemento principale.
Peculiarità tecniche in “Nope”: dalla fotografia alla struttura circolare
«Cos’è un brutto miracolo?» – Otis Haywood Jr.
“Nope” non è soltanto un’opera che gira intorno alla natura umana. Sul piano tecnico presenta numerose particolarità. Si tratta della prima pellicola horror a essere girata in IMAX. La fotografia curata da Hoyte Van Hoytema è caratterizzata da vari colori opachi all’esterno, come se fossero coperti dalla sabbia del luogo, e più vividi all’interno nelle scene di giorno fino ad arrivare a un profondo blu in quelle notturne – proprio il colore che caratterizza “Scappa – Get Out” -.
Le sequenze sono spettacolari e, in alcuni momenti, giocano sullo spostamento di Jean Jacket per creare effetti di luce e ombra. A proposito delle tonalità, durante il tentativo di immortalare la creatura sconosciuta, O.J. indossa una felpa arancione ed Emerald una maglia verde, difatti O.J. può stare per “orange juice”, mentre “emerald” significa “smeraldo”.
Curiosità ed esempi di circolarità
Il lungometraggio, accompagnato dalla colonna sonora di Michael Abels, è diviso in capitoli e ha una struttura quasi circolare. Si apre sull’immagine del fantino a cavallo e si chiude con O.J. a cavallo, evidenziando ancora la presenza di caratteristiche del genere western.
Si vede, inoltre, come all’inizio Gordy venga alterato dallo scoppio di uno dei palloncini sul set, mentre alla fine Jean Jacket esplode a causa dello scoppio del palloncino di Jupe
Infine, è interessante notare una battuta di Jupe. Prima di iniziare il suo numero che attiri verso sé e gli spettatori Jean Jacket attraverso il cavallo Lucky, afferma che in un’ora avrebbero lasciato il Jupiter’s Claim dopo essere stati testimoni di uno spettacolo. Invero da quel momento manca esattamente un’ora alla fine del film.
