
“Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore è stato il secondo film (distribuito da Titanus), che ad un anno dall’uscita del 1988, ha conquistato oltre la critica anche il Gran Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 1989 e l’Oscar al Miglior film straniero. Ancora oggi, resta uno dei capisaldi del regista bagherese. Una pellicola che, a quasi trent’anni dalla prima, ci incanta ancora e ci dona le fedeli immagini dell’isola sicula alla fine degli anni quaranta.
“Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore. Un film che inizia dalla fine
I movimenti di macchina della cinepresa seguono indiscutibilmente, in un rapporto simbiotico tra cinema e realtà, gli spostamenti del nostro protagonista che narra la storia: Salvatore Di Vita. Il suo film, che diventa anche il nostro, comincia con una voce femminile che ci illustra la morte di un certo Alfredo. Totò, così lo chiamano tutti – e così lo chiameremo anche noi – ci accompagna ad errare con lui tra le viuzze del paesino di Giancaldo; è spaesato, come chiunque vede per la prima volta un posto, o come chi, dopo tanto tempo, decide di farci ritorno.
Infatti, è proprio questo il caso di Salvatore, che, diventato da anni famoso nel campo della regia, si è stabilito a Roma. Percepiamo subito che Totò non sarebbe mai tornato in quel paesino senza speranza del sud… Eppure è come se questa triste notizia, quasi sussurrata, lo riesca a far viaggiare indietro nei ricordi, fino a farlo perdere nelle memorie di infanzia e di adolescenza.
L’approccio di Salvatore Di Vita al mondo del cinema
Così, quindi, veniamo scaraventati in quel che è una cittadina siciliana del dopoguerra: il cinema della parrocchia è l’unico svago che i paesani possono permettersi, tra sacro e profano, tra miseria e quotidianità, visibile quando il prete vuole tagliare dagli schermi scene ritenute troppo osé con un campanello e un fare teatrale. Ma tra gli spettatori c’è un bambino. Un bambino curioso non tanto delle pellicole per adulti, ma del lavoro del cinematografo, col quale si stringe subito un’amicizia sincera e commovente.
È proprio Alfredo, un saggio signore analfabeta incaricato di girare la manovella dietro le quinte, a diventare il suo guru nel mondo del cinema. L’età non importa, anzi rende questa amicizia unica e particolare. Un’amicizia che man mano diventa più forte, fino a raggiungere la fraternità, quando il piccolo Totò riesce a salvare da un incendio l’anziano Alfredo, mentre un ricco uomo di paese vuole distruggere ciò che è stato il cinema parrocchiale per rimetterlo a nuovo.
‘Nuovo Cinema Paradiso’. I temi ricorrenti di nostalgia e ricordo
“Nuovo Cinema Paradiso” diventa così un input per Salvatore, il quale si appassiona sempre di più a quel mondo plasmato di immagini in movimento. Il cinema diventa così un’evoluzione psico-fisica che sembrerà morire con un addio alla sua terra – in realtà non avviene -. Totò, infatti, tornerà in Sicilia proprio grazie a colui che gli aveva consigliato di non tornare mai più – Alfredo appunto -. La malinconia e la memoria, quindi, tornano a spezzare dolcemente il cuore del nostro protagonista. Il cinema resta il nucleo di tutto questa trama, insieme al suo universo capace di catturare qualcuno ma anche di farlo discostare. Gli ultimi momenti del film corrispondono all’inizio di un film originale da Alfredo, in cui l’amore si frammenta in un collage di spezzoni sbiaditi, commoventi e al limite della censura accompagnati dalle note di Ennio Morricone.
Lo scarso successo iniziale del film e la passione per il cinema
“Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore resta dunque l’esposizione lampante di quello che è l’amore verso il mondo del cinema, la settima arte che ci colpisce e ci segna, mentre ci fa viaggiare avanti e indietro nel tempo, tra fantasia e realtà. Nella pellicola, Giuseppe Tornatore presenta questo universo come unico momento di svago accessibile a tutti, in quel periodo poco semplice durante il secondo dopoguerra. Adesso, “Nuovo Cinema Paradiso” è considerato una pietra miliare della regia italiana.
Ma tutti ricordano che all’epoca, nel 1988, questo film fu oggetto di critiche aspre perché non fu compreso da molti, come si poté notare dal misero risultato ai botteghini, nonostante fosse una pellicola ricca di pregi: a partire dal grande maestro Ennio Morricone alla colonna sonora, per continuare con la sublime sovrapposizione di comicità e malinconia e la narrazione dinamica, condita dal mélange tra la riscoperta del cinema di una volta e i temi che invece restano ancora attuali, come l’inseguire i propri sogni, la libertà d’espressione. Da notare nel montaggio finale dei baci censurati in passato dal prete del paese, che formano una pellicola di grandi sentimenti, e le occasioni mancate, come quella con Elena.
Il successo del film arrivò dopo la distribuzione in Francia nel periodo del Festival di Cannes, dove vinse il Gran Premio della Giuria, e oggi è un capolavoro immortale, che sa emozionare pure dopo trent’anni.