“Paterson” di Jim Jarmusch. La spiegazione del film per vedere la trama con nuovi occhi
“Paterson” di Jim Jarmusch è un drama che esprime l’amore per la poesia in una trama semplice e cadenzata. Il protagonista è un autista, Paterson di Paterson, New Jersey, che nella sua routine giornaliera lascia spazio ai suoi componimenti in versi. La poesia diventa una boccata d’aria, una pausa da tutto il resto. Paterson dimostra che una vita abitudinaria non implica la monotonia. Lui riesce a guardarsi intorno, osservare, ascoltare e dà voce al suo io. Esprime così la sua interiorità e la mostra allo spettatore che è l’unico a conoscere, con lui, i suoi versi.
«Ecco il più bel fiammifero del mondo. Il suo stelo di tre centimetri e mezzo in legno di pino, sormontato da una testa granulosa viola scuro, […] pronto a esplodere in fiamme per accendere, magari, la sigaretta della donna che ami.» – Paterson
Il cinema di Jim Jarmusch con Adam Driver. La preziosità nella monotonia
La pellicola è strutturata in maniera lineare. Segue i giorni della settimana, ognuno dei quali si apre su un’inquadratura dall’alto che mostra Paterson (Adam Driver) e Laura (Golshifteh Farahani) a letto. Da lì, parte la routine del protagonista. La giornata lavorativa viene preceduta dalla scrittura di alcune righe poetiche. Le parole trascritte sui fogli bianchi del taccuino si sovrappongono alle immagini. Si riflette il tempo di scrittura, ossia i versi appaiono con la cadenza con cui viene scritta e recitata la poesia. Le immagini a loro volta vengono poste le une sulle altre creando un connubio tra fotografia e suono.
«Io divento la sigaretta e tu il fiammifero, o io il fiammifero e tu la sigaretta, risplendente di baci che si stemperano nel cielo.» – Paterson
Riferimenti alle arti
Durante il giro dell’autobus, Paterson non resta indifferente alle conversazioni dei passeggeri e quindi, seppur per elementi semplici, ogni giorno diventa diverso dall’altro. Tra loro, sono presenti due ragazzini che parlano di Gaetano Bresci. Si tratta dei protagonisti di “Moonrise Kingdom“: un chiaro omaggio al lungometraggio di Wes Anderson.
Ma i riferimenti non finiscono qui. Innanzitutto, la moglie di Paterson si chiama Laura, proprio come la Laura di Petrarca che viene esplicitamente menzionato. Si vede, inoltre, una cartolina che raffigura Dante nel cestino del pranzo del protagonista e vengono citati altri autori, tra cui Emily Dickinson, Allen Ginsberg e naturalmente William Carlos Williams – o Carlo William Carlos -.
L’orologio per Peterson, poesie e amore
«Senza amore perché uno deve esistere?» – Everett
“Paterson” di Jim Jarmusch è un lungometraggio che gira intorno all’amore, alla poesia e all’amore per la poesia. Ma non solo. Un elemento importante è il tempo che si vede scorrere sull’orologio del protagonista. Molto spesso si crede che una vita scandita dalle abitudini possa portare alla monotonia, come se non ci fosse niente di speciale. Invece Paterson dimostra il contrario. Anche se il tempo scorre, si riesce a trovare un momento per sé, per fare qualcosa che fa stare bene. Il protagonista usa quel tempo per esprimere il suo mondo interiore con ciò che lo appassiona: la poesia. Mentre lui vive la sua vita abitudinaria, la poesia vive in lui – i testi sono del poeta americano Ron Padgett –. Ogni momento è buono per essere ispirati. Ogni piccola cosa può far nascere nell’interiorità del poeta una nuova sensazione che si traduce in versi.
«Quando sei un bambino impari che ci sono tre dimensioni: altezza, larghezza e profondità. […] Più tardi capisci che c’è una quarta dimensione: il tempo» – Paterson
In questo modo, Paterson dimostra che nulla intorno a sé è banale. C’è sempre qualcosa di diverso, di nuovo: passeggeri, conversazioni, incontri, cibo a tavola, e altro. Bisogna cogliere ogni elemento, ogni sfumatura, che rende il giorno che si vive, un giorno nuovo. Tutto questo, tutte le sensazioni e le emozioni che prova sono espressi nella poesia. Ed è per questo che quando il suo taccuino viene distrutto, Paterson sembra essersi spento. È come se avesse perso una parte di sé. Ma quello che era presente su quelle pagine, è ancora dentro di lui e lo riesce a capire grazie all’incontro con il turista giapponese che lo spinge a scrivere ancora una volta.
«A volte una pagina vuota presenta molte possibilità.» – turista giapponese





