“The French Dispatch” di Wes Anderson tra citazioni e peculiarità cinematografiche

“The French Dispatch”, scritto e diretto da Wes Anderson, nella sua forma completa si intitola “The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun”. Fa riferimento a The New Yorker, ma in questo caso la rivista americana ha sede nella città francese immaginaria di Ennui-sur-Blasé (nella realtà Angoulême).

Ancora una volta, oltre a un cast eccezionale, Wes ripropone le caratteristiche peculiari della sua arte cinematografica, regalando alla settima arte una pellicola originale, piacevole e divertente. 

Arthur Howitzer, Jr., il venerato fondatore ed editore di The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun, è stato trovato morto […]. Il suo personale selezionato, tra cui il fumettista, il redattore di storie, il consulente legale, il redattore di testi, il correttore di bozze e un allegro scrittore Wally Wolodarsky – che […] non ha mai scritto una sola parola – si riunisce per collaborare ad un necrologio. Sono guidati dagli amati scrittori di Howitzer, […]: c’è Herbsaint Sazerac, l’intrepido cronista in bicicletta, attratto dagli aspetti più inquietanti e sgradevoli delle città remote che visita. J.K.L. Berensen, la critica e cronista in rapporti intimi con ogni lato del mondo dell’arte moderna. Lucinda Krementz, la saggista solitaria che custodisce la sua integrità giornalistica tanto strettamente quanto le sue passioni private. Roebuck Wright, il solitario erudito espatriato con una memoria tipografica, scoperto e salvato da Howitzer in circostanze umilianti.

Le caratteristiche tecniche in “The French Dispatch” di Wes Anderson

Non piangere nel mio ufficio. – Arthur Howitzer Jr.  

Il film antologico mette in scena diverse storie che, in realtà, sono quelle presenti nella rivista. Lo fa attraverso l’espediente narrativo della mise-en-abyme, ossia la storia nella storia. Ogni articolo della rivista si inserisce nella trama principale che ruota intorno la morte del direttore del giornale, Arthur Howitzer Jr. (Bill Murray). Quindi si ha l’inizio e la fine all’interno dell’ufficio del French Dispatch.

Diverse vicende si susseguono una alla volta:

  • Il reporter ciclista
  • Il capolavoro di cemento
  • Revisioni a un manifesto
  • La sala da pranzo privata del commissario di polizia

Alcune di queste storie si ispirano a degli articoli reali del New Yorker. “Il capolavoro di cemento” ricalca “The Days of Duveen: a Beginning in Delft” di Samuel Nathaniel Behrman. Mentre “Revisioni a un manifesto” si rifà a “The Events in May: a Paris Notebook” di Mavis Gallant. 

Sono stati i ragazzi, hanno annientato mille anni di autorità repubblicana in meno di due settimane, che cosa vogliono? Libertà e basta! – Lucinda Krementz 

La fotografia di Robert Yeoman

Robert Yeoman sceglie un aspect ratio di 1:1,85. Le immagini hanno spesso una struttura ordinata o addirittura geometrica, dove si alternano scene in bianco e nero a scene a colori. In diversi momenti le sequenze si susseguono in serie, senza alcuno stacco. Qui, infatti, si ha un cambio scene a scorrimento, ricreate una accanto all’altra, dove gli attori restano immobili creando dei tableaux vivants.

Ma le particolarità non sono ancora finite. Parte de “La sala da pranzo privata del commissario di polizia”, e non solo, viene resa in versione animata, come se si trattasse di un vero e proprio fumetto. Inoltre in diversi momenti alcune sequenze sono affiancate da immagini o parole su uno sfondo nero. Mentre i titoli di coda mostrano vari numeri della rivista in un’esplosione di colori vivaci. 

I personaggi reali corrispondenti alla finzione

Ogni grande bellezza cela i più profondi segreti – Herbsaint Sazerac  

“The French Dispatch” è ricco di riferimenti al cinema e a persone reali. Partendo da questi ultimi, si può affermare che il fondatore della rivista sia ispirato proprio al fondatore del New Yorker: Harold Wallace Ross.

Chiaramente, considerando i riferimenti agli articoli del periodico statunitense, si ricava che Julian Cadazio (Adrien Brody) nasce dal mercante d’arte Joseph Duveen, mentre il personaggio Lucinda Krementz (Frances McDormand) si basa su Mavis Gallant. Herbsaint Sazerac (Owen Wilson) si rifà allo scrittore Joseph Mitchell, anche se il suo nome riprende rispettivamente un brand di liquori e un cocktail a base di cognac.

Il Commissario (Mathieu Amalric) si basa sull’ispettore Antoine del film poliziesco “Quai des Orfèvres”. Roebuck Wright (Jeffrey Wright) diventa un’unione tra il giornalista A.J. Liebling e l’autore James Baldwin. Invece, il nome del Tenente Nescaffier (Stephen Park) ricorda il marchio Nescafé.  

Basta litigare, andate a fare l’amore. – Lucinda Krementz 

Per quanto riguarda i riferimenti cinematografici, si nota un’evidente rimando al cinema francese e alla Nouvelle Vague. Tali riferimenti provengono in primis dal film “Mon Oncle” di Jacques Tati. La partita a scacchi che gioca il giovane Zeffirelli (Timothée Chalamet) , che riprende il nome del celebre regista italiano, si rifà alla pellicola del 1924 di René Clair, “Entr’acte”.

E ancora, “The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun” si ispira anche ad alcuni musical come quelli di Jacques Demy, tra cui “Les Parapluies de Cherbourg”, e “An American in Paris” di Vincente Minnelli. Insomma, Wes Anderson riesce ancora una volta a sorprendere i suoi spettatori, creando storie interessanti in cui ogni elemento posto riesce a esprimere al meglio i concetti e le tematiche presenti.
 

The French Dispatch
The French Dispatch di Wes Anderson

Regista: Wes Anderson

Valutazione dell'editor
5

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