
Candidato all’Oscar come “miglior fotografia”, “The Lighthouse” di Robert Eggers è indubbiamente un’opera originale che offre molteplici spunti di riflessione. Girato in bianco e nero, in pellicola da 35 mm con un aspect ratio di 1.19:1 si presenta come un omaggio ai primi film realizzati in sonoro. Invero il sonoro ricopre un ruolo fondamentale nella messa in scena dell’opera.
“The Lighthouse” parla di angoscia, isolamento e follia. Ogni dettaglio è indispensabile ai fini della resa filmica ed è impiegato magistralmente per costruire un preciso scenario. Man mano che la lucidità mentale abbandona i due custodi del faro protagonisti, i suoni si fanno sempre più cupi e martellanti e le inquadrature si stringono sempre di più intorno ai personaggi, creando un effetto claustrofobico e soffocante. Lo spettatore è trascinato in un vortice di follia senza vie di fuga arrivando a sfiorare la pazzia, come i due sciagurati protagonisti.
«Nei tre anni di attesa che “The Witch” venisse finanziato, mio fratello mi disse: “Sto lavorando su questa sceneggiatura. È una storia di fantasmi ambientata in un faro”. Ed io ho pensato che fosse davvero una buona idea e che avrei tanto voluto che fosse venuta a me.» – Robert Eggers
“The Lighthouse” di Robert Eggers in bilico fra psicoanalisi…
La struttura narrativa di “The Lighthouse” è complessa e stratificata. Ogni livello scava sempre più in profondità nella psicologia umana esplorando i meandri più oscuri della mente. Il regista Robert Eggers è profondamente legato alla psicoanalisi. É ben evidente già nella sua prima opera “The Witch” dove è presente un potente substrato psicologico celato sotto la superficie. In “The Lighthouse” il coinvolgimento della psicoanalisi diventa palese. Thomas Wake (Willem Dafoe) e Ephraim Winslow (Robert Pattinson) incarnano alla perfezione alcuni degli archetipi della personalità di Jung.
Thomas Wake rappresenta pienamente l’archetipo del governante a causa della sua personalità prevaricatrice e dispotica che lo porta a voler prendere il sopravvento sul suo assistente e a non voler condividere con lui la protezione della luce del faro. Questo atteggiamento sarà inevitabilmente la causa della sua tragica fine. D’altro canto, Ephraim Winslow è il perfetto esploratore grazie alla sua indole curiosa che lo porta a voler indagare ogni aspetto dell’isola, oltre a fargli sviluppare un morboso interesse verso la luce del faro. Per Ephraim la luce del faro costituisce un sogno irraggiungibile, un ideale inavvicinabile che incombe su di lui e mette in serio pericolo la sua sanità mentale. Man mano che la follia si impadronisce di lui, Ephraim ha visioni sempre più caotiche e inquietanti che trascinano lo spettatore in una profonda spirale di oscurità.
…e mitologia
È innegabile che all’interno di “The Lighthouse” di Robert Eggers vi siano molti riferimenti alla mitologia classica. Thomas Wake ed Ephraim Winslow sono la personificazione di due importanti figure della mitologia greca, sebbene non collegate fra loro. Giovane, curioso e imprudente, Ephraim Winslow è indubbiamente Prometeo. Come il mitico titano, il giovane Ephraim si ribella al divieto del suo superiore per raggiungere una condizione migliore, sebbene lo faccia per puro egoismo. Ugualmente a Prometeo, Ephraim sarà punito per la sua sfrontatezza. L’inquadratura finale della pellicola mostra il corpo nudo e inerme di Ephraim mentre viene smembrato dai gabbiani palesando la corrispondenza con il terribile fato di Prometeo.
«Oh, quali forme proteiformi nuotano dalle menti umane e si sciolgono nel caldo bottino di Prometeo, occhi roventi con orrore e peccati divini si gettano negli abissi a Davy Jones.» – Thomas Wake
Considerato il parallelismo fra Ephraim e Prometeo, è immediato paragonare Thomas Wake all’eterno rivale di Prometeo – colui che ne decretò la terribile fine – ovvero Zeus. Sebbene sia evidente il ruolo giocato da Thomas nel declino psicologico di Ephraim, è impossibile non notare la somiglianza con un altro personaggio della mitologia greca: l’oracolo Proteo. Indissolubilmente legato al mare, come Proteo anche Thomas è solito lanciarsi in monologhi che hanno il tono di una maledizione. Inoltre, Thomas è ridicolamente superstizioso e si aggira per l’isola con aria cupa predicendo sventura a Ephraim. Nella scena in cui emette la sua definitiva profezia, Thomas è ripreso mentre torreggia su Ephraim tramite un low-angle shot che contribuisce a rendere la sua figura ancora più tenebrosa e imponente.
Thomas Howard e Thomas Wake. Due facce della stessa oscura medaglia
Nel momento in cui i profili dei due protagonisti sembrano essere ben definiti, un’inaspettata scoperta sconvolge l’equilibrio portando il film su un altro livello narrativo. Ephraim Winslow non è chi dice di essere. La sua vera identità è stata nascosta allo spettatore e nel momento in cui viene rivelata, tutta la vicenda assume un altro significato. Ephraim Winslow è in realtà Thomas Howard. Ha assunto l’identità di Ephraim Winslow dopo aver assistito alla morte – che lui stesso potrebbe aver causato – del suo collega e da allora è in fuga
Thomas Howard cerca di fuggire dal rimorso e assumendo l’identità del suo collega morto cerca di espiare la sua colpa. Vivendo una vita sotto il nome di Ephraim Winslow, Thomas Howard si illude di poter ripagare il suo collega della vita che lui stesso gli ha sottratto. Purtroppo non esiste un luogo dove poter scappare se è dalla propria coscienza che si sta fuggendo. Thomas Howard è costantemente perseguitato dalla visione dell’uomo che ha ucciso e le visioni si faranno sempre più nitide e frequenti dopo la sua confessione.
«Il film è volgare e sopra le righe. È quasi troppo accurato, ma era quello che stavamo cercando. L’intenzione dietro “The Witch” era di realizzare un film che fosse misurato. In questo caso, volevamo poter ridere della miseria.» – Robert Eggers
Confessando la sua vera identità e i terribili crimini di cui si è macchiato, Thomas Howard diventa sempre più simile al suo compagno Thomas Wake, tanto che i due personaggi potrebbero quasi sovrapporsi. Entrambi hanno un oscuro passato alle spalle e potrebbero essersi macchiati di omicidio. La loro omonimia non è casuale. Osservando attentamente i dettagli e gli indizi disseminati per tutta la pellicola è quasi automatico immaginare che i due possano essere addirittura la stessa persona. Ciascun Thomas rappresenta un diverso livello della coscienza di un unico uomo.
Thomas Howard è lo strato superficiale, il super-io freudiano. È razionale e ben consapevole delle regole dettate dalla società: il fatto che inizialmente rifiuti di bere in servizio e che sia così legato al “manuale del buon custode” ne è una prova evidente. Al contrario, Thomas Wake è l’incarnazione del caos, dell’es. È rumoroso e volgare e, ignorando tutte le regole, è spesso ubriaco. Ognuno dei due livelli della coscienza lotta per cercare di prevalere sull’altro. Thomas Wake è tirannico ed è lui inizialmente a dettare le regole, mortificando Thomas Howard con lavori umilianti e continui insulti. La ribellione finale di Howard rappresenta la soppressione dell’istinto primordiale in favore di una personalità misurata e ben inserita nei ranghi della società. L’ascesa di Howard verso la luce del faro è simbolo della civiltà che avanza lasciando indietro il suo lato più animalesco.