“Totò, Peppino e i fuorilegge”. L’immortale potere della risata

"Totò, Peppino e i fuorilegge"

Con la visione dell’intramontabile e inimitabile classico film “Totò, Peppino e i fuorilegge”, un uomo, un artista del calibro di Totò riecheggia con la sua voce e la sua intelligente e sagace ironia nel cuore di Napoli, accompagnato in questo viaggio dagli infinitesimamente grandi fratelli De Filippo, Peppino e sua sorella Titina.

“Totò, Peppino e i fuorilegge” è un film senza tempo

“Totò, Peppino e i fuorilegge” è un film comico diretto da Camillo Mastrocinque nel 1956. È la mera raffigurazione di un uomo disperato perchè tiranneggiato da una moglie (Titina De Filippo) estremamente avara e legata al proprio denaro. D’accordo con Peppino, il barbiere del paese, Antonio (Totò) decide di fingersi rapito per estorcere a sua moglie ben cinque milioni. Il finto rapimento – organizzato a nome Ignazio, “detto il Torchio”, reale malfattore del paese – consente ai due amicissimi di godersi alcuni giorni di baldoria a Roma. Il colpo riesce, ma Titina viene poi a conoscenza dell’inganno, a seguito del quale rifiuta di pagare il denaro per un nuovo, e questa volta reale, rapimento di suo marito.

La vicenda si conclude bene grazie all’intervento della figlia di Antonio e del suo ragazzo, ma lascia trapelare un messaggio piuttosto significativo. Il povero Antonio ha provato a ribellarsi all’avarizia estrema di una moglie ricca prendendosene comicamente gioco, finendo poi per restare solo.

«Tornerai in questa casa quando ti sarai fatto una posizione.»

Con queste parole Teresa sbatte fuori casa suo marito, che si ritrova nuovamente sottomesso da Peppino, il barbiere, per il quale comincia a lavorare. Piccolo inciso: nella vita è bene lavorare sodo per costruirsi una posizione se non vogliamo finire come il povero Totò.

Il duo comico che fa sognare

Non è la prima volta che abbiamo riso senza fine di fronte alla coppia comica per eccellenza: Totò e Peppino. Quante volte siamo capaci di menzionarli nell’arco di una giornata, anche solo per accennare all’effimera piega comica che, in un dato momento, la nostra vita ha preso: quante volte lo abbiamo detto, “sembriamo Totò e Peppino a Milano!”.

Totò e Peppino, quanto basta. Quanto basta per inebriarsi di quei momenti di ingenua ilarità, di quell’impaccio che è solito caratterizzarli, del loro modo di essere buffi e presentarsi buffamente al pubblico, di un Peppino perennemente sottomesso dalle maniere presuntuose e grandi di Totò che – quante volte – ne “I fuorilegge” gli rifila schiaffoni, gli provoca cadute e figuracce, dando sempre la colpa a lui.

«Me lo scusino i signori, me lo scusino!»

Lo Dice Totò riferendosi a Peppino in una scena del film, quando si atteggiano a fare i signori con i soldi di Teresa, in un locale di Roma.

E quante volte abbiamo riso fino a farci uscire le lacrime guardando capolavori senza tempo come “Totò, Peppino e la malafemmina”, “Totò, Peppino e le fanatiche”. Totò e Peppino: quanto basta per creare una comicità che non tramonta nel tempo, quella che ti cambia l’umore anche se conosci il film praticamente a memoria. Una comicità mai volgare, sempre candida, originale e unica anche nelle sue forme più banali. Una comicità estremamente ricercata e intelligente, fatta di conoscenze che vengono spesso storpiate, come quella ineccepibile – di Totò – della lingua italiana. Totò e Peppino, mostri senza tempo e collocazione precisa nello spazio, che si adattano ad ogni epoca. Totò e Peppino, quanto basta per cominciare ad approcciarvi a questa intramontabile forma di comicità, qualora non ne abbiate ancora assaporato la magia.

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