“La donna che visse due volte” di Hitchcock. La realtà doppia

"Vertigo - La donna che visse due volte" di Alfred Hitchcock

“Vertigo” di Alfred Hitchcock si ispira al romanzo noir “D’entre les morts” di Pierre Boileau e Thomas Narcejac. La sceneggiatura di Samuel A. Taylor porta alla luce, grazie al Maestro del brivido, un thriller psicologico intenso, i cui temi vengono drammatizzati sia dalla fotografia che dalla colonna sonora di Bernard Herrmann. Mentre il titolo originale fa riferimento all’acrofobia del protagonista, in Italia si conosce come “La donna che visse due volte” di Alfred Hitchcock.

Fa riferimento a Carlotta Valdes che, oltre ad aver vissuto nella sua epoca, rivive in Madeleine (Kim Novak). Cionondimeno è chiaro che viene richiamata anche la volontà di Scottie (James Stewart) di dare nuova vita alla sua Madeleine, attraverso Judy. La donna, quindi, non solo vive due volte ma entrambe le volte ha lo stesso epilogo. 

«Qui io devo essere nata e qui devo essere morta. È stato solo un attimo per la pianta, e non se n’è neanche accorta.» – Madeleine 

“La donna che visse due volte” di Alfred Hitchcock. Il significato nel doppio: rosso e verde

“La donna che visse due volte” di Alfred Hitchcock affronta diversi temi, doppi e opposti. Il primo è quello che contrappone la vita alla morte, ben sottolineato dalla presenza dei colori rosso e verde. Il rosso è la tonalità di una delle emozioni più profonde che si prova nella vita: l’amore. È la passione allo stremo, il trasporto sentimentale quasi febbrile, ossessivo. Il verde, invece, è il contrario. Riporta alla morte, alla nausea provocata dalla vertigine e all’inganno. Un’altra dicotomia è quella che vede da una parte la realtà e dall’altra l’apparenza. Judy indossa una vera e propria maschera, diventa qualcuno che non è. La sua immagine è doppia, il suo essere si divide nella moglie di Elster e in sé – uno sdoppiamento che, seppur in modo decisamente differente, si ritrova nel personaggio di Norman in Psyco -.  

«È come se io stessi percorrendo un lungo corridoio che è ricoperto di specchi e alcuni frammenti di quegli specchi sono ancora là. E quando arrivo alla fine del corridoio non c’è altro che oscurità, e io so che, addentrandomi nell’oscurità, vado a morire.» – Madeleine 

La dualità che persiste nella donna è resa dalla presenza degli specchi. L’immagine riflessa rappresenta un’ambiguità, la doppia identità di lei. Tuttavia non si tratta solo di sdoppiamento nell’essere Judy o Madeleine, ma anche nell’essere Carlotta, o addirittura due Madeleine. La prima, quella che Scottie crede reale e che è stata creata da Elster (Tom Helmore), e la Madeleine che vuole riprodurre l’ex poliziotto. Inoltre, bisogna tener conto del fatto che c’è ancora un’altra Madeleine, quella vera, vittima dell’inganno del marito. Elster, con il suo complotto, non solo crea l’unione di due personalità in un solo essere, ma divide una personalità in due esseri differenti. 

I vortici e l’effetto Vertigo

Sin dai titoli di testa di Saul Bass, “Vertigo” di Alfred Hitchcock presenta un motivo spiraliforme che viene ripreso costantemente. Lo si ritrova nell’acconciatura di Madeleine che riproduce quella di Carlotta nel dipinto, negli anelli del tronco dell’albero e nel sogno caotico di Scottie. Questi vortici riportano a diversi elementi. Per esempio, fanno riferimento al vortice di passione tra Scottie e la falsa Madeleine che, a sua volta, crea un senso circolare della storia. E in particolare, ricreano il senso di confusione che danno le vertigini. È fondamentale riuscire a percepire la difficoltà del protagonista nel vivere con la propria paura, perciò l’acrofobia è la prima caratteristica del personaggio di cui si viene a conoscenza.  

Per evidenziare questo timore e viverlo insieme a Scottie, viene utilizzato a livello registico il cosiddetto “effetto Vertigo”. Consiste nel combinare il movimento dello zoom con quello della carrellata. In questo caso, lo zoom viene effettuato all’indietro, mentre si ha una carrellata in avanti. L’altezza della scalinata viene estremamente estesa e allungata, trasmettendo nello spettatore il senso di smarrimento, panico e confusione che vive l’ex poliziotto. 

La fusione dei miti. Pigmalione e Orfeo in “Vertigo” di Alfred Hitchcock

«Tu credi che una creatura appartenente al passato, un defunto, riesca a prendere possesso di un essere vivente?» – Elster  

Angosciato dalla morte di Madeleine, una volta incontrata Judy, Scottie intende riportare alla luce la donna che ha perso. Scottie diventa quindi Pigmalione, lo scultore che – secondo la mitologia – una volta creata la statua di una donna, se ne innamora, e chiede ad Afrodite di darle vita. Il protagonista di “Vertigo”, sebbene con motivazioni differenti da quelle di Elster, scolpisce e modella Madeleine in Judy proprio come aveva fatto in precedenza il suo amico. Ne plasma la personalità, ne modifica l’aspetto per dar vita a colei che ama. Eppure, Scottie non è solo Pigmalione, lui è anche Orfeo. La morte dell’amata gli provoca un profondo dolore. Come Orfeo, desidera riportarla indietro dal Regno dei Morti ma nel tentativo fa sì che Madeleine – Euridice – svanisca per la seconda volta e definitivamente. 

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