“Voyagers” di Neil Burger è un film del 2021. Dopo aver scritto e diretto lo pseudo-documentary “Interview With the Assassin” e i lungometraggi “The Illusionist” e “The Lucky Ones – Un viaggio inaspettato”, Burger torna al genere fantascientifico a cui aveva già lavorato dirigendo “Limitless”.
“Voyagers” ripropone le tematiche che caratterizzano “Il Signore delle Mosche” di William Golding. Il primo romanzo dell’autore britannico presenta pochi ma significativi elementi principali. Quegli stessi elementi vengono ricreati nella pellicola di Neil Burger che forma così una storia futuristica ma semplice, i cui argomenti rimangono attuali.
«Le lacrime cominciarono a rigargli il viso e fu scosso dai singhiozzi. Per la prima volta da quand’era sull’isola, si abbandonò al pianto; spasmi di dolore immensi, frementi, che gli squassavano tutto il corpo. Il suo pianto si levò dalla coltre del fumo nero, […] col corpo sudicio, i capelli aggrovigliati, il naso che colava, Ralph pianse la fine dell’innocenza, l’oscurità del cuore dell’uomo, e la caduta nel vuoto dell’amico vero […].» – Il Signore delle Mosche
“Voyagers” di Neil Burger: i contrasti tra equilibrio e instabilità
È il 2063 e la Terra è sempre meno abitabile a causa del cambiamento climatico. Viene trovato un nuovo pianeta da colonizzare e un gruppo di ragazzi generati in vitro inizia il viaggio, per raggiungere il pianeta, che durerà 86 anni. I loro nipoti saranno la nuova generazione che metterà piede su quel mondo. Ma qualcosa va storto. L’ambiente tranquillo ricreato nella navicella viene ben presto sconvolto. Alla scoperta che un farmaco placa gli istinti dei giovani, inizia a sorgere la natura di ogni individuo. Incominciano a delinearsi le caratteristiche dei vari personaggi: protagonista, antagonista e aiutanti. Da una parte si ha la bontà, dall’altra la cattiveria, da una parte l’egoismo, dall’altra l’altruismo. Pacatezza e violenza, ribellione e obbedienza, ordine e disordine sono alla base della natura umana e così anche alla base dello sviluppo dei personaggi.
«C’è una tossina nell’acqua, è da noi che viene.» – Christopher
«È il blu. […] Io non lo bevo, voglio aumentare il piacere.» – Zac
La scoperta delle emozioni e delle passioni, come l’amore, la gioia e il dolore, portano a una divisione all’interno del gruppo. La parte animale dell’essere umano inizia a prevalere per alcuni, mentre altri continuano a rimanere legati alla loro razionalità e al senso del dovere. Si crea quindi un contrasto tra natura e cultura, tra azione e opinione, tra equilibrio e instabilità.
“Voyagers” dimostra quanto sia difficile allontanare l’essere umano da se stesso, dalla sua natura e il suo essere animalesco e spirituale. Pur lontano dal suo habitat, pur crescendo in modo diverso, l’essere umano rimane un essere umano. La sua indole e i suoi istinti non possono essere realmente domati, o addirittura spenti, se non è l’individuo stesso a volerlo.
Simboli e parallelismi con “Il Signore delle Mosche”
“Voyagers” crea un forte parallelismo con “Il Signore delle Mosche”. Christopher (Tye Sheridan) rappresenta colui che preferisce vivere nella razionalità e in virtù di ciò che ritiene più giusto, come Ralph. Infatti, come il protagonista del libro, è il leader che viene scelto dagli altri. Zac (Fionn Whitehead), invece, è il suo contrario. Proprio come il personaggio di Jack del romanzo, si lascia andare all’irrazionalità, agli istinti e alla violenza incontrollata. Sela (Lily-Rose Depp) diventa immagine di Piggy per la sua capacità di mettere sempre al primo posto la ragione sugli impulsi. Mentre Roger, spalla di Jack ne “Il Signore delle Mosche”, si ritrova in Kal (Archie Madekwe).
Christopher è il controllo e Zac è la sete di potere. La pellicola dimostra che indipendentemente dall’educazione ricevuta, ogni essere umano decide ciò che vuole essere. È ciò che accade nel romanzo, dove dei bambini si ritrovano su un’isola senza adulti, quindi senza regole.
L’assenza di un mentore fa sì che gli individui si esprimano nella loro reale essenza, giusta o sbagliata che sia. Ed è così che si formano i primi gruppi, le prime divisioni. Si commettono errori già commessi dal genere umano, si ripete ciò da cui si fugge con l’educazione e con il controllo dei propri istinti.
La perdita della morale e del buonsenso lascia spazio a qualcosa di terribile e interiore. La corruzione porta a un declino di sé, mentre l’integrità a un rafforzamento. Diversamente dal romanzo in cui la salvezza viene dall’esterno, nel lungometraggio arriva con l’incontro di diversi elementi. La ricerca di un nuovo equilibrio fa sì che alcuni portino avanti la propria etica e, allo stesso tempo, mettano in gioco la propria astuzia per porre fine alla tirannia di coloro che hanno perso il controllo abbandonandosi all’aggressività e all’impeto.