
La storia dietro la foto del rivoltoso di Tienanmen di Jeff Widener durante la protesta di Piazza Tienanmen, è l’esempio emblematico di quanto nel giornalismo conti la velocità. Non tanto la qualità della foto, ma la prontezza nello scatto consente di rendere la foto virale. In questo caso esistono ben quattro versioni diverse con lo stesso soggetto.
Il rivoltoso di Tienanmen di Jeff Widener
La foto al rivoltoso di Tienanmen di Jeff Widener è ambientata a Pechino. Risale al 5 giugno del 1989, quando da diverse settimane le strade della capitale erano teatro di manifestazione e rivolte degli studenti verso il governo centrale. Quasi all’unanimità era stata presa la decisione di reprimere violentemente la protesta, inviando l’ordine di usare carri armati per liberare la piazza occupata dai manifestanti.
Scoperta la notizia, le agenzie giornalistiche di tutto il mondo cominciarono ad inviare i propri corrispondenti nella capitale cinese per un reportage sull’evento. Tra i fotografi anche Jeff Widener, in rappresentanza dell’ “Associated Press“. Mentre si trovava nella sede diplomatica americana, ricevette una chiamata da New York in cui gli veniva chiesto di fare qualche foto della piazza occupata. L’idea non piaceva molto a Widener, dato che solo due giorni prima era stato colpito da una pietra in volto proprio mentre stava documentando una protesta in strada. Ne era uscito vivo con una ferita sul viso e la fotocamera distrutta in mille pezzi. Eppure la sorte volle che, al momento del sorteggio insieme agli altri fotografi, fosse proprio lui a pescare la cannuccia più corta e a dover andare a Tienanmen.
Tutti gli imprevisti dietro il famoso scatto
Il luogo migliore da dove poter scattare una panoramica della piazza senza essere coinvolti nella protesta, erano sicuramente i piani alti dell’Hotel Beijing. Così decise di portare con sé un teleobiettivo e svariati rullini e con una bicicletta riuscì a raggiungere il posto. Ma la security dell’albergo non permetteva l’ingresso ai giornalisti, quindi Jeff Widener si avvicinanò ad uno studente americano e residente nell’hotel, un tale Kirk Martsen. Gli chiese se poteva salire nella sua stanza per confondersi con gli ospiti e superare la sorveglianza.
Arrivato in stanza cominciò a scattare dalla finestra che affacciava sulla piazza, immortalando il momento in cui i carri armati stavano invadendo la zona. Tutto era pronto, ma i rullini stavano per finire. Così mandò il giovane studente a comprare nuovi rullini, ma purtroppo Kirk riuscì a comprarli solo da un turista. Portò al fotografo una pellicola di sensibilità bassa, che costrinse Jeff ad appoggiarsi alla finestra e a scattare con tempi molto lunghi.
Finalmente in posizione per lo scatto, cercando la giusta inquadratura e la composizione perfetta, d’improvviso vede tramite l’obiettivo un rivoltoso sconosciuto in camicia bianca entrare in scena. D’istinto il fotografo si lamentò dell’inconveniente, ma non appena comprese l’eccezionalità dell’evento, con un duplicatore di focale per aumentare l’ingrandimento del sua lente, cominciò scattare. Solo dopo si accorse che con i suoi tempi d’esposizione la foto sarebbe venuta sicuramente mossa, ma ormai il momento era perso e non si poteva tornare indietro.
L’epilogo dell’avventura
Per far uscire i rullini dall’hotel senza che venissero sequestrati dalle autorità, lo aiutò di nuovo Kirk che riuscì a portarli all’ufficio dell’ “Associated Press” senza pericoli. Ma in quei giorni altri tre rullini con il leggendario scatto del rivoltoso uscirono dall’hotel. Altri tre fotografi avevano avuto la stessa idea di Jeff: Charlie Cole, Stuart Franklin e Arthur Tsang Hin Wah. Tutti scattarono una foto dell’evento e tutti riuscirono con vari sotterfugi a consegnare le pellicole alle loro rispettive agenzie giornalistiche. Alcuni di questi scatti erano più nitidi e di qualità maggiore di quelli di Jeff Widener, ma i suoi avevano il vantaggio di essere giunti per primi in redazione. Erano subito stati pubblicati, diventando così istantaneamente foto iconiche.