Jan Saudek, il nome di un fotografo che ancora oggi lascia il segno con le sue opere. Si ricorda tra tutti i capolavori di questo artista una foto in particolare raffigurante una donna e una bambina, “Black Sheep and White Crow“, che ben simboleggia tutti i tratti distintivi delle fotografie di Saudek.
Nato a Praga nel 1935 da padre ebreo, durante la sua infanzia ha vissuto le persecuzioni naziste e la deportazione di tutta la sua famiglia nel campo di concentramento Terezín, dove hanno perso la vita alcuni dei suoi fratelli. Questo evento ha segnato profondamente il fotografo e infatti col tempo è diventato un fantasma nei suoi lavori, un tema che torna spesso dal passato lontano dell’artista.
Jan Saudek entra timidamente nel mondo della fotografia a soli 15 anni, quando nel 1950 acquista la sua prima macchina fotografica, una Baby Brownie della Kodak con la quale ha scattato le sue prime foto amatoriali.
Un uomo segnato da una tragedia e un sogno
Inizia così un apprendistato da un fotografo esperto e successivamente un lavoro in una tipografia dove rimane fino al 1983. Ma la svolta arriva quando nel 1959 sua moglie Marie gli regala una fotocamera professionale 6×6 della Flexaret. Il 6×6 è un formato che continua ancora ad usare per i suoi lavori.
Circa 3 anni dopo, la visione del catalogo “The Family of Man”, la celebre mostra fotografica collettiva ideata e curata dal fotografo Edward Steichen nell’Art Institute of Chicago, segnò un cambiamento decisivo nella vita dell’artista. Lo sguardo e gli scatti di tanti diversi fotografi di calibro internazionale, i diversi linguaggi e i loro racconti incentrati sull’umanità, indagatori della vita e della morte, furono una vera e propria epifania. Comprese che la sua vita sarebbe stata votata alla fotografia e che il suo sogno era diventare un fotografo professionista.
Proprio Edward Steichen lo incoraggiò a continuare su questa strada, quando nel 1969 incontrò il fotografo Jan Saudek durante un viaggio negli Stati Uniti. Infatti si era recato lì per inaugurare la sua prima mostra personale su invito dell’Università di Bloomington, nell’Indiana.
Purtroppo al ritorno dal soggiorno statunitense La Polizia Segreta Ceca cominciò a tenerlo d’occhio. Cercò in ogni modo di ostacolare il suo lavoro per i temi scabrosi e di contenuto politico presenti nei suoi scatti. Per un po’ di tempo spostò lo studio fotografico in cantina per evitare la pressione della Polizia, ma questa sistemazione di comodo non durò troppo. Infatti gli anni 70 e 80, grazie alle spinte provenienti dal mondo artistico occidentale, consacrarono la sua meritata fama, consentendogli in questo modo di poter tornare ad esercitare la propria professione liberamente.
‘Black Sheep and White Crow’ di Jan Saudek. Lo stile unico e le accuse di pornografia
Lo stile subito riconoscibile di Jan Saudek come fotografo è dato dal modo particolare in cui lavora le sue foto. Nonostante abbia iniziato con il bianco e nero, le continue richieste da parte dei suoi clienti di immagini a colori, lo spinsero a dipingere con l’acquerello le sue stampe, ottenendo così la sua unica e inconfondibile “firma” fotografica.
L’inusuale tecnica non è l’unica cosa che balza subito all’occhio quando si studiano le sue opere. Lo sforzo creativo del fotografo verte tutto sul rendere con tutti i mezzi a disposizione l’umanità delle figure rappresentate nella loro totalità, bellezza e crudezza insieme. In quest’ottica si comprende ancora meglio la funziona dei tenui colori e della scelta pittorica. Non è raro trovare come soggetti delle foto donne nude, eccessivamente obese o eccessivamente magre, con smagliature e cellulite, ma anche giovani donne e bambine. Ogni figura è immersa in un ambiente onirico dai toni speso cupi, ottenuto usando una sola fonte di luce come illuminazione.
Nel 1995 fece molto scandalo la foto ‘Black Sheep and White Crow’ di Jan Saudek. Ritrae una donna insieme a una ragazza seminuda in età puberale. Lo scatto gli causò non pochi problemi con le autorità censorie. Si pensi che nel 2011 venne rimossa dalla sua esposizione al “Ballarat International Foto Biennale”, perché tacciata di essere un manifesto della pornografia infantile. Situazioni tipiche per un artista controcorrente e le cui opere hanno suscitato – e continuano tuttora – forti emozioni, rendendolo un personaggio importante della cultura pop. Risulta emblematico come molte delle sue opere siano state usate per vari album musicali come copertine.





